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- a cura del Baccelliere
- 29 lug
- Tempo di lettura: 3 min
"Maledetto" Ozzy, più nessuno come te
a cura del Baccelliere

Ozzy Osbourne se n’è andato martedì scorso, pochi giorni dopo avere annunciato il ritiro dalle scene. Era prossimo ai 77 anni ed era piuttosto malandato. Aveva vissuto di eccessi e stravizi, droghe e alcol a gogo, e ne aveva pagato tutte le conseguenze.
Ozzy Osbourne era stato il cantante dei Black Sabbath (nella foto la band con Ozzy a destra). Qualcuno sostiene che questa band, che si ispirò per il nome a un horror di Mario Bava[1], abbia inventato l’heavy hard rock. Difficile stabilire la paternità di un fenomeno collettivo. È innegabile però che i Black Sabbath, con il loro sound costruito sulla chitarra mancina di Tony Iommi[2], suonassero rock duro e, sul finire dei sixties, fossero stati fra i primi. Per questo la primogenitura ha poca importanza.
I Black Sabbath avevano sonorità pesanti e oscure con riferimenti all’occulto. Nel 1970 incisero Paranoid, l’album di maggior successo[3]. Ma Osbourne era troppo fuori dagli schemi. Cominciarono così a manifestarsi i problemi che avrebbero indotto gli altri componenti della band a sostituirlo con Ronnie James Dio.
Osbourne iniziò una carriera solista, anche fortunata, ma segnata da numerosi stop legati alle sue dipendenze. Nel 1982 durante un concerto nell’Iowa staccò la testa a un pipistrello con un morso. Una cosa che scatenò più disgusto che euforia. Si accompagnò a musicisti di talento, come la meteora Randy Rhoads e Zakk Wylde.
Fra pause e riprese incontrò Sharon Arden, manager che sarebbe diventata sua moglie. E fu un incontro fondamentale. Per quanto Ozzy potesse essere ricondotto alla tranquillità della vita coniugale, Sharon cercò di dargli una normalità. All’inizio degli anni 2000 fu coinvolto nel fortunato reality The Osbournes in cui la sua famiglia era protagonista di una serie di episodi tratti dalle riprese della loro vita di tutti i giorni. La serie cambiò un poco l’immagine di Ozzy rocker maledetto, il principe delle tenebre che correva per il palco, proponendo una versione di sé non priva di autoironia. Un successo.
In seguito vennero una reunion dei Black Sabbath nel 2010, altri problemi di salute, un paio di Grammy Awards - siamo nel 2023 - e l’inserimento nella rock and roll all of fame.
Che dire allora di Ozzy Osbourne, ora che non c’è più. È stato un personaggio ma anche un grande cantante. Al di là degli eccessi, ha dato un’impronta a un’epoca. Aveva il fuoco addosso Osbourne, ma a fine 2019 pubblicò un album intitolato Ordinary man[4], roba pop fra cui anche un duetto con Elton John: altro che teste di pipistrello.
P. S. Il mio pezzo della scorsa settimana ha suscitato qualche reazione. In particolare quella di Dunia Astrologo, alla quale mi accomuna l’amicizia di Pietro Terna oltre naturalmente alla stima che provo nei suoi confronti. Dunia Astrologo parla di cancel culture nei confronti di tutto ciò che è russo, a proposito dell’annullamento del concerto che Valery Gergiev avrebbe dovuto tenere il 27 luglio alla Reggia di Caserta. Gergiev è innegabilmente russo. Altrettanto difficile da negare è la sua appartenenza all’establishment della Federazione russa.
Come ha notato Francesco Merlo su Repubblica, è sotto questo aspetto equiparabile a un oligarca, le cui direzioni, pure apprezzabili, si risolvono in celebrazioni del potere putiniano - anche quando questo si trasforma nella violenza della guerra. Credo che la musica che amiamo - passione che condividiamo con Dunia - e soprattutto il nostro Paese ne possano fare a meno.
Note
[1] Il film del regista di culto italiano I tre volti della paura nella versione in lingua inglese si intitolava Black Sabbath.
[2] Sull’esempio di Jimi Hendrix, Iommi era solito accordare la chitarra in do diesis, un tono e mezzo sotto il solito. Questo dava profondità e toni scuri alla musica della band, valorizzando la voce di Osbourne.













































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