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Nadia Conticelli

"La politica provi a stare fino in fondo dalla parte delle donne"

Aggiornamento: 25 nov

di Nadia Conticelli



Nella giornata mondiale per l'eliminazione della violenza sulle donne i dati che la testimoniano in tutta la loro drammaticità sono agghiaccianti e ci raccontano di una guerra quotidiana dove purtroppo spesso la donna perde la vita per mano di un compagno o di un ex violento. Ed è solo la punta dell’iceberg. Nelle istituzioni possiamo fare di più e meglio piuttosto che contare le vittime, in particolare dobbiamo prendere impegni concreti rispetto ai provvedimenti che esistono e che troppo spesso restano inapplicati. Con questo intento ho presentato una proposta di legge per inserire la violenza economica nelle norme di contrasto alla violenza di genere, la legge 4 del 2016, una delle prime normative a garantire una declinazione regionale che desse forza ed estendesse la legge nazionale.


Piemonte, la proposta di legge 57

La violenza economica è una forma di controllo strisciante e pesante. È ancora un ciclone sommerso nel nostro Paese, se si pensa che il 37% delle donne non ha un conto corrente e che, di contro, il Piemonte ha il più alto numero di domande di reddito di libertà non accolte. La proposta di legge chiede l’introduzione di alcuni strumenti, a partire dai contributi alle donne vittime di violenza economica per uscire dal nucleo familiare, proprio tenendo conto che spesso l’ostacolo alla denuncia non è che rafforzato dall’impossibilità di provvedere a sé stessa e ai propri figli. Più delle botte, le donne hanno paura di non farcela. Oggi esiste una misura nazionale che è il reddito di libertà, che riconosce 400 euro al mese fino ad un massimo di un anno, ma del tutto insufficiente nelle modalità e nell’entità del finanziamento. La proposta di legge 57 presentata il 9 novembre prevede protocolli con le imprese, attraverso un sistema di sgravi IRAP, per l’inserimento lavorativo di donne vittime di violenza economica, accanto ad altre misure per l’indipendenza economica, dall’Isee corrente a specifici protocolli anche con gli istituti bancari. E poi percorsi di educazione finanziaria, perché le donne vengono ancora troppo spesso educate fin da bambine all’esclusione rispetto alla gestione economica familiare.


Una legge però non basta

Una donna, con dipendenza economica dal partner violento o tossico, non può crearsi una vita nuova, questo emerge oggi da tutte le realtà del settore, perché per agire i propri diritti, a partire da quello che rappresenta la base di tutti, ovvero la libertà consapevole, serve prima l’indipendenza

Una legge non basta se non c'è volontà politica di applicarla. Un esempio per tutti, che riguarda ancora il nostra Regione: la legge 11 sulla parità retributiva di genere, a prima firma del consigliere Domenico Ravetti, oggi vicepresidente del Consiglio regionale, è stata votata nel 2021 all'unanimità. Il Piemonte è stato anche in questo caso la prima Regione in Italia a dotarsi di uno strumento moderno contro il pay gender gap, che è però fermo al palo perché quella legge, dopo tre anni e mezzo, ancora attende il regolamento attuativo.

Allora la politica è davanti a una scelta: fermarsi alle intenzioni o ad esse dare seguito. Tra l'annuncio e l'azione passa l'opportunità o meno che diamo alle donne di essere finalmente libere.

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