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La Francia allo specchio tra violenza di strada e violenza di Stato

di Vice

Del controverso momento che vive anche la Francia nel rapporto con l'estrema destra, ne abbiamo parlato ieri con riferimento al contrasto che divide la proprietà e la redazione de Le journal du Dimanche[1] per la nomina a direttore del prestigioso settimanale di Geoffroy Lejeune, amico ed elettore di Eric Zemmour, candidato alle presidenziali francesi con un programma fondato sulla discriminazione razziale e venato da un sinistro antisemitismo.

I giornalisti di JDD hanno deciso un'opposizione intransigente che li ha portati a incrociare le braccia davanti ai computer per cinque giorni. Una notte, invece, una sola notta di violenza nelle strade di Nanterre, un sobborgo di Parigi, è bastata per ridare slancio e riportare ai massimi storici le spinte autoritarie e repressive che la destra xenofoba veicola nella società francese. L'innesco è stato dato ieri dall'uccisione di un ragazzo di 17 anni, Nahel M., per non essersi fermato all'alt intimatogli dalla polizia a bordo di un'auto che guidava senza patente. Il colpo letale è stato sparato da un agente sottoposto ora al regime di custodia cautelare per "omicidio volontario", perché per la Procura gli elementi raccolti indicano un uso non giustificato dell'arma. Un episodio che ne riporta alla memoria analoghi avvenuti in Italia negli anni Settanta all'epoca della legge Reale del 1975.

I disordini di ieri, cominciati nel pomeriggio, si sono via via trasformati nella notte in guerriglia urbana, con auto e cassonetti incendiati, negozi saccheggiati, uso di fuochi d'artificio per creare il caos e aumentare la tensione della polizia costretta a retrocedere. Inoltre, una ventina di persone col passamontagna ha attaccato anche la postazione all'ingresso del carcere di massima sicurezza di Fresnes, nei pressi della capitale, anche in questo caso, utilizzando mortai per fuochi d'artificio, secondo le informazioni raccolte dai cronisti da fonti vicina alla Gendarmerie.

Scene di violenza definita "intollerabile" dal ministro degli Interni, Gerald Darmanin, personaggio di proverbiali gaffe, diventato di recente anche noto in Italia per le sue "esternazioni" contro la presidente del consiglio Giorgia Meloni, accusata di non avere polso nella soluzione dei problemi migratori. Questa volta, però, Darmanin ha ricevuto l'immediato sostegno del presidente della Repubblica Emmanuel Macron per gli episodi caratterizzati da una violenza contro le istituzioni della Repubblica "ingiustificabili". Una situazione che ha indotto l'Eliseo a convocare un'unità interministeriale di crisi, mentre la polizia ha arrestato circa 150 persone, protagoniste della notte di violenza.

Intanto, il sindacato di polizia ha manifestato i suoi malumori per l'inchiesta della magistratura. Scontato, ma preoccupante e pericolose per le pulsioni autoritarie che storicamente quegli apparati raccolgono in Francia, in particolare tra la forza di pronto intervento. Sull'argomento è istruttivo l'editoriale di Le Monde dal titolo "Nessun cittadino comune, né un agente di polizia, dovrebbe morire in Francia durante un blocco del traffico"[2]:

Ciò che rende gli eventi di Nanterre ancora più intollerabili è che si tratta di una tragedia, per così dire annunciata. Il legame tra la legge sulla pubblica sicurezza del febbraio 2017 (compreso l'uso di armi da fuoco da parte della polizia), il forte aumento, da allora, del numero di colpi di polizia "su veicoli in movimento" e il numero di morti è difficilmente in dubbio ed è già stato sottolineato più volte. Rifiutando cinque situazioni – tra cui il "rifiuto di obbedire minacciando fisicamente la polizia" – che danno il diritto di usare le armi, il testo, adottato sotto la pressione dei sindacati di polizia, ha confuso un testo chiaro che condiziona la sparatoria alla "necessità assoluta" e la condizione di "stretta proporzionalità". La morte di Nahel M. deve portare a un chiarimento di questo testo atteso da tempo. Il fatto che, tra i gendarmi, l'uso delle armi stia diminuendo e che non siano da deplorare morti nel 2022 dopo il "rifiuto di obbedire", nonostante un aumento della violenza contro di loro, solleva anche interrogativi sul fallimento della formazione della polizia. Dovrebbe anche ispirarsi ai paesi stranieri, dove le regole di ingaggio sono chiare e note a tutti.


Insomma, i tumulti di Nanterre sono nuova acqua pesante al mulino dell'estrema destra che continua a vellicare le paure dei cittadini per cavalcare la richiesta di sicurezza, a qualunque costo. In Francia come in Italia, e presto toccherà alla Germania, si guarda all'effetto e sempre meno alle cause di una crisi sociale che mette gli uni contro gli altri per ragioni che si finiscono per dimenticare, sostituite puntualmente dalla violenza e dal sangue, da slogan e parole d'ordine che dicono tutto e il contrario di tutto, da governanti pronti a qualunque giravolta pur di mantenere e accrescere il loro potere.

Da lunedì scorso, il vento dell'estrema destra spira forte anche in Germania e non soltanto nelle manifestazioni di piazza, dove si era abituati a vedere teste rasate, croci uncinate, divise e tatuaggio inneggianti al Terzo Reich e ai criminali nazisti. Ora l'estrema destra ha un suo rappresentante al vertice di un'amministrazione locale: si chiama Robert Sesselmann ed è autorevole membro del partito dell'ultra destra Afd, Alternative für Deutschland, partito nazionalista, euroscettico, contro l'immigrazione, accusato di avere legami con ambienti neonazisti, che ha vinto il ballattoggio sul candidato della Cdu, Juergen Koepper, sostenuto da un’ampia coalizione di partiti (Spd, Verdi, liberali e Linke) le elezioni amministrative ed è il nuovo sindaco del distretto di Sonneberg in Turingia. Per la cronaca, nel marzo 2020, l'Ufficio Federale per la protezione della Costituzione (BfV) ha classificato la fazione "Der Flügel", interna all'AfD, come "un'organizzazione estremista di destra avversa all'ordine di base liberal democratico [...] perciò non compatibile con la legge fondamentale della Repubblica Federale di Germania» e quindi attualmente posta sotto sorveglianza dell'intelligence.[3]

Questo è soltanto l'inizio di quello che accadrà nell'intera Europa se non si bloccherà l'avanzata della destre. Il ministro dell’Interno della Turingia, Georg Maier, socialdemocratico, è stato esplicito: “la vittoria di Sesselmann è un segnale di allarme per tutte le forze democratiche” che sono chiamate a “mettere da parte gli interessi di partito per difendere la democrazia”.

La storia si ripete e il copione è sempre lo stesso. Come negli anni Venti e Trenta del Novecento, quando l'Italia fece da apripista per diventare poi subalterna della Germania nazista, contando sull'indebolimento delle democrazie e l'adesione ideologica dei governi parafascisti di Polonia, Portogallo, Grecia, l'allora Jugoslavia, fino al colpo di Stato in Spagna del generalissimo Franco che rovesciò la Repubblica. Ad est c'era il totalitarismo dell'Unione Sovietica che è oggi sostituito dalla Russia, dall'autocrazia di Putin che si regge su ideali politici e religiosi che narcotizzano le masse e che ha spostato all'esterno le sue debolezze con la decisione di sfidare il mondo invadendo uno dei Paesi più corrotti al mondo, l'Ucraina, in cui scampoli di pallida democrazia sono stati sospesi dalla legge marziale. "Un'operazione speciale" in parte annunciata mesi prima dalla volontà di ripensare (rectius ristabilire) gli antichi confini geografici della Russia.

Dunque, le prossime elezioni europee saranno decisive per bloccare le destre estreme e fasciste. Ma non si pensi di farlo con una sorta di linea Maginot politica. Come ci ricorda ancora la storia, il sistema difensivo francese, noto come linea Maginot, venne aggirato con l'invasione di Paesi neutrali. Con le debite considerazioni, ciò potrebbe ancora accadere nel Parlamento europeo...



Note


[1] https://www.laportadivetro.com/post/francia-le-journal-du-dimanche-contro-lejeune-pronipotino-dei-fascisti-brasillach-e-maurras




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