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L'opinione dell'esperto. Contro-offensiva ucraina tra astrazione e realtà

di Michele Corrado*

I fatti dimostrano che le forze armate ucraine segnano ancora il passo in quest'estate di guerra. Infatti, se si considera le promesse e le dichiarazioni del presidente Zelensky, i miliardi di dollari investiti (quasi tutti ordinati dal presidente Usa Biden), il contributo dei Paesi occidentali in materiali, munizioni in particolare, il terreno, che rappresenta la principale unità di misura in guerra, ci dice che i contendenti sono esattamente sulle posizioni di sei mesi addietro. Ma con una differenza sostanziale: l'Occidente ha esaurito munizioni, carri pesanti da battaglia e sistemi per la difesa aerea da inviare a Kiev.

Non era quello che si aspettavano le cancellerie europee e Bruxelles. Almeno nelle dichiarazioni di vicinanza concreta e politica all'Ucraina. Inoltre, e non è un elemento secondario, i Paesi europei aderenti alla Nato dovranno spendere e non poco per ripristinare le scorte di munizioni, che si sono dimostrate oltretutto modeste. Nella realtà, chi risponde di queste cose, ha avuto conferma che tutto l’apparato industriale della Difesa e le strutture militari ad essa collegate, non hanno la capacità di avere ragione di una operazione militare (speciale), condotta da un paese che ha un Pil inferiore a quello della Spagna (per citare un esempio già noto). Decisamente un brusco risveglio. Da cosa deriva questo (apparente) insuccesso?


L'impegno di una guerra convenzionale

Guerreggiare per interposta persona non sempre raggiunge gli obiettivi sperati. Gli esempi delle operazioni condotte per mezzo delle Forze irachene ed afghane negli ultimi anni continuano a ricordarcelo. Partire da qualche frazione sopra lo zero, come con l’Ucraina, per essere vincenti (non competitivi) nei confronti di uno Stato militarmente solido come la Federazione Russa è alquanto complesso, a prescindere dalla storia di quel paese. Ma, forse, si è dimenticato quanto impegno ci voglia per condurre operazioni di guerra convenzionale contro un avversario, almeno inizialmente, paritetico.

La cosiddetta campagna d’Ucraina dovrebbe insegnare ciò che si è voluto dimenticare e i più ignoravano, negando anche valore alla diplomazia e alla mediazione, come anche autorevoli personalità americane, tra cui l'ex Segretario di Stato Henry Kissinger, hanno ripetutamente ricordato. Del resto, l'ipotesi di trasformare l’Ucraina in un Paese capace di riprendersi agevolmente e in poco tempo i territori sottratti dai russi (Crimea inclusa) è franata sotto il peso degli eventi. E, in ogni caso, non era ipotizzabile con una preparazione di qualche mese, con armi e dotazioni recuperate da scorte di magazzino e con una massiccia propaganda. Si aggiunga, ennesimo elemento non marginale, che l’Ucraina non ha mai condotto operazioni militari su vasta scala con Dottrina e tecnologie occidentali.

Per fare ciò è necessario disporre di tempi molto lunghi ed in particolare di Forze aeree numerose ed adeguatamente condotte per supportare le Forze terrestri, in particolare quelle corazzate. La disponibilità di squadriglie aeree e aeromobili (nello specifico, sulla base di più esperienze passate, elicotteri d'attacco) è praticamente inesistente in rapporto al fabbisogno previsto dall’applicazione delle Dottrine Nato sulla condotta delle operazioni convenzionali terrestri su un terreno e con un clima delle aree ucraine occupate dalle forze armate del Cremlino.

Questo è il principale ostacolo per il conseguimento di risultati rapidi e decisivi sul terreno. Tale deficienza genera inoltre imprevisti effetti collaterali. Parrebbe che, non disponendo di superiorità aerea nemmeno locale, la Contro-Offensiva dottrinalmente non è mai avvenuta, in quanto si conduce a livello di "fronte" (in questo caso, la linea di contatto fra russi ed ucraini), con l’impiego di un certo numero di Divisioni (mediamente una divisione è formata da 10-12 mila uomini) che danno luogo ad uno "sforzo principale" e a più "sforzi sussidiari". Ciò non è avvenuto e le attività offensive sono state condotte con unità di livello Plotone e Compagnia (massimo qualche centinaia di combattenti) che generano locali contro-attacchi a livello di settore. Quindi, lo squilibrio tra enunciazioni e propositi e fatti concreti è evidente anche a chi è un profano di questioni militari.


La narrazione enfatica dell'informazione

Questo per due ordini di motivi: gli ucraini non hanno ancora unità corazzate di livello divisionale e consci di tale limite, e in assenza di un supporto aereo ed aeromobile sostitutivo, hanno provato a impiegare unità minime equipaggiate e addestrate all’occidentale. Ma ciò ha prodotto l’inefficacia di quanto impiegato, pensato e realizzato per fare risultati in contesti molto diversi. Ulteriore considerazione: l’impiego di unità corazzate anche in azioni di attacco locale necessitano di comandanti che abbiano esperienza e capacità manifesta. Gli ucraini non posseggono tale personale, lo devono sviluppare e formare e ciò richiede tempo e notevoli risorse finanziarie (oltre che umane).

È per questo che semplici campi minati associati a un basilare sistema di trincee, retaggio delle attività della Seconda Guerra Mondiale, ma assistito da locale superiorità aerea e disponibilità di elicotteri d’attacco, hanno determinato l’incapacità da parte degli ucraini di superare quella fascia di terreno preparata a difesa dal generale russo, comandante in capo, Gerasimov, decisamente più esperto dei suoi omologhi di Kiev. Naturalmente bisogna considerare anche l’altro aspetto del problema, il dato di partenza - come già ricordato - dell'esercito ucraino e il loro attuale livello prestazionale.

Infatti, contemplando il sostegno occidentale, in quasi 18 mesi di combattimenti durissimi si è passati dalla più completa impreparazione militare (i russi non sono riusciti ad occupare Kiev solo per la supponenza e superbia di aver voluto intraprendere l’operazione in pieno inverno e per il sostegno decisivo offerto dall’intelligence occidentale che ha portato al fallimento alcune decisive azioni di pre-assalto russe, dalla cattura del presidente Zelensky all'occupazione incruenta di uno degli aeroporti della capitale), al mantenimento di una linea di contatto dove l’avversario è stato costretto sulla difensiva, lunga più di mille chilometri e costantemente suscettibile di iniziative offensive in molti settori del Fronte.

Difficile riuscire ad ottenere di più da un Paese dove la corruzione è diffusa[1] e gli elementi a favore dei russi sono presenti da sempre. I media hanno avuto e conservano un ruolo centrale nella distorsione della realtà in modo da essere portati a ritenere cose al momento impossibili da realizzare. Pertanto, sarebbe opportuno rientrare in una dimensione realistica dell’intera narrazione del conflitto ucraino al fine di evitare pericolose illusioni e altrettante derive sovraniste e nazionalistiche di cui l'Europa non ha bisogno.



Note


[1] "Nonostante i lievi progressi degli ultimi anni, l'Ucraina resta tra i Paesi più corrotti d'Europa e la mancanza di riforme rappresenta uno dei maggiori ostacoli per l'ingresso di Kiev nell'unione. E proprio in questo campo i passi avanti non sono stati molti, spiega Ian Bond, direttore della politica estera del Centro per le riforme europee: L'Ucraina ha fatto meno progressi di molti Paesi dell'Europa centrale e orientale nell'affrontare l'eredità del modo in cui è uscita dal comunismo. E fino a tempi relativamente recenti non c'è stata una riforma globale delle istituzioni ucraine per affrontare problemi come la corruzione giudiziaria". L'Ucraina è agli ultimi posti nella classifica dei Paesi più corrotti d'Europa. Fa meglio della Russia ma solo per poco. Eppure la posizione attuale è comunque un enorme balzo in avanti rispetto anche solo a un paio di anni fa. Il Paese ha cercato di attuare misure anticorruzione già prima della sua recente candidatura all'Unione". in https://it.euronews.com//2023/07/26/lucraina-e-tra-i-paesi-piu-corrotti-deuropa-un-ostacolo-per-lingresso-nellunione


*Col. in Ausiliaria Esercito Italiano

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