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Incubi da Kiev: evoluzioni e prospettive del conflitto

di Michele Corrado

 

Visti gli sviluppi (e involuzioni) diplomatici degli ultimi giorni viene spontaneo guardare con apprensione gli accadimenti di contorno del conflitto ucraino. La nuova postura dell’amministrazione Trump in carica ha sancito che è giunto il momento di risolvere la guerra in Ucraina e sta quindi dando le “direttive” opportune in tal senso.

Volendo comprendere perché della situazione in atto è bene partire dalla situazione sul campo di battaglia e non dalle idee dei governi occidentali che a parole hanno la pretesa di condizionare quanto accade sul terreno militare. Tale approccio determina un disallineamento che stride fra realtà e desiderio (o speranza), che a sua volta produce una evidente difformità nella percezione degli eventi. E gli eventi, determinati dalle Operazioni militari in Ucraina, confermano una costante lenta, ma inesorabile, progressione offensiva russa su tutta la linea di contatto del fronte ed una accentuata difficoltà ucraina a contenere l'avanzata. Tecnicamente si tratta di "operazioni di logoramento". In questo specifico caso, il dispositivo difensivo ucraino non riesce ad irrigidirsi in nessun settore della linea di contatto con le Forze russe e manterrà questa postura indefinitamente, fino a che o il nemico non avrà più la capacità di conquistare terreno, e si dovrà fermare per l'esaurimento della “capacità offensiva” o le Forze ucraine cederanno in qualche parte del loro schieramento difensivo, determinando lo sfondamento della linea di contatto ed il conseguente collasso dell'intero sistema difensivo.

Al momento siamo in bilico fra le due possibilità, ma con il governo americano, elemento non secondario, dopo che ha bloccato gli aiuti militare a Kiev, che sembra ritenere improbabile la prima ipotesi e che per evitare il verificarsi della seconda sta forzando Zelensky a un immediato accordo con Mosca, in modo da cristallizzare, più o meno, le posizioni sul terreno.

Il fattore tempo è la variabile principale, perché non è una risorsa illimitata. Anzi. Nel caso dello operazioni di logoramento il collasso immediato, e non più contenibile del fronte di combattimento, è sempre possibile, poiché dipende (per chi difende), dal morale delle truppe; un fattore in ogni caso complicato da gestire e non dipendente da attori esterni, in primo luogo dall’atteggiamento dei Paesi occidentali. Atteggiamento e non comportamento si sottolinea: infatti, nel caso di comportamento attivo (intervento di truppe di paesi occidentali nel territorio ucraino) si potrebbe verificare un allargamento del conflitto con effetti imprevedibili.

Tuttavia, allo stato attuale, i russi non danno l'impressione di correre verso il negoziato; secondo i loro criteri e le loro priorità di combattimento tutto sta andando secondo i piani e la confusione occidentale sul sostegno all’Ucraina degli ultimi giorni non fa che confermare le valutazioni sulla buona riuscita dell'Operazione speciale voluta da Putin. Ovviamente, un accordo che confermasse le loro conquiste territoriali e desse modo di consolidare quanto acquisito nella prospettiva di una futura ripresa delle ostilità nei confronti di una Ucraina non più strenuamente sostenuta dai Paesi occidentali non sarebbe da rifiutare a priori.

Il problema fondamentale dell'Unione Europea è la perdita delle capacità dei loro gruppi dirigenti di districarsi all’interno di conflitti armati che si pensava dimenticati e sicuramente non più possibili in ambito continentale. Delegando questa “incombenza” agli Stati Uniti, attraverso la Nato, nel momento in cui questi non reputano più conveniente impegnarsi in una Operazione militare non vincente gli Stati europei non dispongono di capacità decisionali di livello politico-militare adeguate ad uno scenario in rapida evoluzione e contro un avversario assolutamente determinato e storicamente avvezzo a questa tipologia di situazioni. E non si tratta di riarmo, come potrebbe suggerire l'iniziativa della presidente Ursula von der Leyen, ma di cultura militare per conservare la pace e l'equilibrio nei rapporti con i popoli con una corretta azione diplomatica. Una riflessione sugli ultimi quindici-dieci anni di relazioni con la Russia sarebbe più che opportuna per comprendere anche le ragioni della guerra ucraina, senza per questo fare sconti all'aggressione di Mosca.

Di positivo rimane il fatto che i russi, comunque vada, non saranno in grado di replicare lo sforzo che stanno conducendo in Ucraina per un certo numero di anni. Si torna al fattore “tempo”, attraverso il quale si sono sempre sviluppate le pianificazioni e la condotta delle Operazioni militari. Concetti da tenere sempre presenti a priori prima di ritrovarsi nel mezzo di una guerra giusta, ma perduta.

 

 


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