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Il senso dell'umiltà in un dialogo con Domenico Quirico

di Elena Franco


Domani, lunedì 18 dicembre, alle 17, all'Archivio di Stato di Torino, in piazza Castello 209, per la serie di incontri "Intrecciare parole e immagini " promossa da ArtPhoto, la fotografa Elena Franco e il giornalista Domenico Quirico affronteranno il concetto di umiltà. Umiltà interpretata e che si vuole porgere attraverso l'obiettivo della macchina fotografica con il risultato (si spera) di spianare la strada alla domanda su che cosa significhi essere umili nella società moderna; una società che con i suoi modelli dominanti privilegia, incarna, diffonde, trasmette sopra ogni altra cosa l'esaltazione del proprio sé, del corpo, della seduzione e della virilità. E dunque, osservare il modo con cui ci si muove nella società dei consumi e dell'immagine dove l'essere umili appare decisamente controcorrente e fuori moda, se non essere letto come un vezzo, una posa. Ma, come ha scritto Sant'Agostino, l'umiltà "è il fondamento dell'edificio umano". Una frase bellissima da apprezzare, ma estremamente complessa nella sua interpretazione quotidiana. A moderare il dialogo, la critica di fotografia Tiziana Bonomo.

@Elena Franco. Imago Pietatis, Passiflora

Il termine umiltà, per me, assume due dimensioni. Nella sfera personale, è fare i conti con se stessi. Come in un accordo musicale che modula dal minore, aprendosi al maggiore, è quel preciso istante in cui la tensione verso la realizzazione del portato personale si cristallizza e si pacifica nella piena consapevolezza della caducità del senso delle nostre esistenze.

Il progetto Imago Pietatis[1], che ho realizzato esplorando l’immagine del Cristo in Pietà, simbolo dell’Archivio della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, è stato fondamentale in questa riflessione.

Vi è poi una seconda dimensione, che mi porta a declinare il termine umiltà in un particolare atteggiamento nei confronti della collettività. Accogliere l’umiltà è arduo, complesso, faticoso. E presto prende forma la coscienza di come, solo nella collettività, sia possibile superare l’infinitesima espressione delle nostre singole esistenze.


@Elena Franco. Hospitalia

@Elena Franco. Sulla soglia dei mondi perduti

Nella comunità, nell’altro, nel noi – non qui e ora, ma qui, prima d’ora e dopo di noi – possiamo superare la consapevolezza che non siamo che nulla. Ecco allora la postura che l’umiltà assume nella dimensione della collettività: il servizio.

Ci sono molti modi di servire. Ciascuno trova il suo. Forse il mio lavoro fotografico Hospitalia. O sul significato della cura[2] ha dentro questa postura. Anche se per averne contezza, probabilmente, mi ha aiutato un altro progetto – Sulla soglia di mondi perduti[3] – dedicato agli istituti di vita consacrata

Cosa può dirci la fotografia che pratico sull’umiltà? Anche qui, penso, possa accompagnarci lungo due strade.

Nella riflessione personale, spero possa aiutarci a creare quel necessario spazio, protetto dal silenzio, in cui praticare ciascuno i propri esercizi di pensiero attraverso lo sguardo.

Nella riflessione collettiva – ho avuto più volte conferma in questi anni – può nutrire progetti, attivando relazioni, risorse, volontà.

In entrambi i casi, l’umiltà non può prescindere dalla responsabilità: verso noi stessi, verso gli altri. Verso il Pianeta.

 




Note


 

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