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Anna Paschero

Il messaggio di Mattarella sui primi 30 anni dell'ARDeP

Aggiornamento: 1 apr

di Anna Paschero


Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto esprimere con un messaggio personale inviato a Luciano Corradini, Presidente emerito dell’ARDeP (Associazione per la riduzione del debito pubblico) le sue felicitazione per il trentennale della nascita dell'associazione. Dal Quirinale sono arrivate parole di apprezzamento per le attività promosse  in merito alla “divulgazione e sensibilizzazione sulle problematiche  economiche del nostro Paese, avanzando utili proposte per un utilizzo sempre più consapevole e solidale delle risorse a disposizione del soddisfacimento dei bisogni della comunità, raccolte a mezzo del sistema tributario”, auspicando lo stesso impegno dell’Associazione nel realizzare ulteriori proficue iniziative”.

Un riconoscimento importante per l’ARDeP e per chi continua a credere nella sua missione, già raccontata in un libro pubblicato nell'ottobre del 2003 con cui si documentava l’esordio dell’associazione e i primi dieci anni d'attività, durante i quali persone diverse, per formazione, cultura e  posizione professionale, hanno trasferito sul piano associativo, sociale e politico un disagio “civico” dovuto alle condizioni della finanza pubblica. I proventi di quel libro “La Tunica e il Mantello – debito pubblico e bene comune: provocare per educare” scritto da Luciano Corradini, sono stati poi versati nel “Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato”.


Sensibilizzare il Paese sui rischi del debito pubblico

La storia dell'ARDeP - una “pulce”, come viene definitiva del libro, nata all’indomani della grande crisi finanziaria e morale che ha colpito l'Italia nei primi anni ’90 - è quella di chi si è proposto di aiutare il Paese, pericolosamente uscito dallo SME  (Sistema monetario europeo) nel 1992, ad entrare nel recinto dell’Euro costruito a Maastricht; una “pulce” che non si è sentita tranquilla neppure dopo questo ingresso avvenuto nel 1999, perché il “topo” roditore del debito pubblico è ancora all’opera, nonostante la rete protettiva del “patto di stabilità”.  Ed è anche la storia di un professore di pedagogia, Luciano Corradini, che è nonno di dieci nipoti a cui ha voluto  raccontare la vicenda vissuta con un manipolo di “volontari fiscali”, arruolati per combattere contro l’invisibile, ma vorace “topo”, perché noi italiani si sia potuto far parte, con dignità e responsabilità, non solo dell’Europa monetaria, ma anche di quella civile e politica che si sta costruendo. Infine, è  la storia di un esperimento sociale che ha cercato di trasformare il “male comune del debito”, in capitale sociale di fiducia e solidarietà. 

Sono parole, queste, mutuate dal libro, che non rappresenta però come potrebbe sembrare, la testimonianza della conclusione dell’attività dell’ARDeP, perché oggi, dopo altri vent’anni di esperienza sul campo, l’Associazione non ha abbassato la guardia.  Anche perché il debito, che per un po’ di anni dopo l’esperienza  raccontata è rimasto in cima ai pensieri dei ministri, dei politici e anche di molti cittadini, oggi è stato dimenticato ed ha continuato a crescere raggiungendo vette pericolose, come ci ha raccontato il nostro presidente Rocco Artifoni in un recente articolo pubblicato sulla Porta di Vetro.[1]

L’auspicio del Presidente Mattarella che l’Associazione continui a realizzare “ulteriori proficue iniziative“ è pertanto da accogliere con tutta la cura che merita e con tutta l’energia di quel manipolo di “volontari fiscali” che proseguono nella loro opera di sensibilizzazione e di provocazione, anche dialogando, spesso invano, con i pubblici poteri non solo per il raggiungimento dei propri obiettivi statutari ma perché lo Stato siamo noi.

“Resta la speranza – scrive Luciano Corradini – che alcune delle bottiglie in cui abbiamo tenacemente infilato messaggi, possano galleggiare tanto da giungere e a restare in mani esperte e concorrere in qualche modo ad aumentare il “capitale finanziario” del nostro Paese, mentre noi abbiamo avuto in mente soprattutto il suo “capitale sociale”. Ossia quel complesso di convinzioni, di atteggiamenti e di comportamenti che implicano senso della giustizia, rispetto delle leggi e volontà di migliorarle a beneficio di tutti, fiducia in se, negli altri e nelle istituzioni, resistenza alle provocazioni dei furfanti , dovunque annidati, disponibilità a fare la propria parte a favore dello sviluppo, dell’equità e della solidarietà”.


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