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Guerra in Ucraina: senza pecunia, si vis pacem para bellum è al capolinea

di Michele Corrado*


Domani, 12 dicembre, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrerà il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca e, come informano le agenzie, nella stessa giornata avrà in Campidoglio un faccia a faccia con lo speaker della Camera Mike Johnson, repubblicano, fiero oppositore di nuovi aiuti all'Ucraina. Il presidente Zelensky, dopo aver assistito al giuramento del nuovo presidente dell'Argentina Milei, ha avuto uno scambio di opinioni con i presidente di Uruguay, Paraguay ed Ecuador. La questione è nota e vale la sopravvivenza militare dell'Ucraina, dove cominciano a manifestarsi voci dissonanti (e amplificate anche dalla propaganda russa) sul governo Zelensky. Sembrerà un paradosso la crescita dell'attività diplomatica, mentre le operazioni militari rallentano, ma dalle notizie che filtrano, gli stanziamenti attuali per l'Ucraina, se gli Stati Uniti non sblocca il suo nuovo pacchetto di aiuti, si esauriranno entro il mese.

In questo quadro, considerando che i paesi europei traccheggiano al riguardo, ad eccezione della Germania pronta a sostenere l'Ucraina senza riserve, e gli Stati Uniti incerti, nei prossimi mesi il fronte è destinato a crollare a favore della Russia e ciò segnerà il dissolvimento dell’azione Nato fin qui esercitata.

Ma vediamo gli effetti delle operazioni sul terreno che hanno determinato questo stato di cose. E ricordiamo che sono gli effetti a determinare i negoziati, non il contrario. Partendo da questa prospettiva, il mancato successo della contro-offensiva ucraina, che secondo le aspettative dell'Occidente avrebbe dovuto far arretrare sensibilmente le forze armate russe, fino a rimandarle nei loro territori nel giro di qualche settimana, non soltanto non ha modificato la situazione, ma ha provocato la distruzione di enormi risorse di materiali e di perdite umane con il risultato che i russi sono fermi e solidi quel tanto che basta ad impedire agli ucraini di avanzare. Il "miracolo" si è comunque compiuto: nel 2021, da un punto di vista militare, l’Ucraina era un Paese inesistente, eppure ha bloccato l’invasione di una delle prime potenze militari globali.

Ora, non contenti dei risultati e indisponibili a nuovi esporsi finanziari e di mezzi, l'Occidente invoca la trattativa da parte di Kiev. Come già accennato sono i risultati sul campo che generano trattative finali, che avvengono solo quando entrambi i contendenti si ritengono soddisfatti in qualche maniera, o quando uno di essi non riesce a sostenere gli oneri delle operazioni sul terreno. L’Ucraina è nella seconda condizione e collasserà entro la fine dell'anno, indipendentemente da quello che farà l'esercito di Mosca. Più o meno quello che successe alla Germania nel novembre del 1918.

Le risorse economiche sono il primo requisito per la condotta di operazioni militari, il secondo è l’impiego di tali risorse disponibili. Ma l’Ucraina non è in grado attualmente di produrre ricchezza da impiegare nell’acquisizione di forniture militari; pertanto se si vuole risolvere il conflitto in corso sarà sufficiente rimanere immobili per far cessare le operazioni militari in territorio ucraino già dal prossimo gennaio. E con l’entrata del Paese nella sfera della Russia, Kiev non dovrà neppure subire l’onta di una resa senza condizioni, dal momento che i russi non sono in guerra con gli ucraini, ma stanno solo conducendo una Operazione Militare Speciale. Ciò comporterebbe la fine di tutti i noiosi aspetti che stanno determinando questa testarda resistenza ucraina ed il ritorno ad una auspicata normalità...

Ora, guardato con i massimo del realismo politico, con le perdite subite, i costi sostenuti e le azioni che dovranno essere intraprese per riorganizzare e controllare l’Ucraina, i russi avrebbero bisogno di almeno dieci anni per pensare di pianificare una qualsiasi altra operazione militare sul terreno europeo come quella in corso.

Inoltre, i Paesi occidentali non dovrebbero nemmeno farsi carico della ricostruzione di un Paese semi distrutto quale è al momento l’Ucraina; sarebbe tutto in conto alla Russia. Sembrerà cinico, ma basta iniziare a non fare nulla.

Però, a questo punto, anche a costo di sembrare ingenui, qualcuno dovrebbe spiegare a chi e a che cosa è giovato sostenere questa terribile guerra, anziché privilegiare immediatamente lo strumento diplomatico per non farla neppure scoppiare.

 

*Col. in Ausiliaria Esercito Italiano

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