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Fino a quando cari Governi abuserete della nostra pazienza?

Aggiornamento: 23 nov 2023

di Mercedes Bresso in dialogo con Claude Raffestin

Invece di essere confinati sulla terraferma noi siamo confinati sulla nave e, adesso, anche nelle nostre cabine, dopo che un passeggero affetto da problemi respiratori è stato sbarcato a Marsala. Da allora si aspetta al largo della città di sapere se ha il coronavirus o no, anche se non è chiaro dove avrebbe potuto prenderlo, visto che da 33 giorni nessuno scende e nessuno sale a bordo e che finora non si erano dichiarati dei malati. Siamo dunque in uno stato di incertezza che autorizza chiunque a immaginare il peggio. Soprattutto perché a nove giorni dall’arrivo, non sappiamo né il luogo, né il giorno dell’arrivo stesso, salva una informazione ipotetica che gli spagnoli saranno sbarcati a Barcellona. Anche qui non si sa quando, malgrado il porto della città catalana sia a meno di un giorno di navigazione. Se davvero ci fosse stato un malato, sarebbe grave la responsabilità di chi, da più di un mese, ci fa errare per mari e oceani, invece di riportarci a casa il più in fretta possibile per evitare quello che sta succedendo alla portaerei Charles de Gaulle, il cui equipaggio da un caso, in pochi giorni, è stato contaminato per oltre un terzo. Probabilmente c’è anche una responsabilità dei nostri governi, che continuano a rimpallarsi le decisioni su come, semplicemente, far rientrare a casa i propri cittadini. Dal battello errante abbiamo l’impressione che ogni ministro si occupi delle stesse cose, che sarebbero di competenza del Primo ministro, invece di preoccuparsi delle proprie funzioni. Nel nostro caso dovrebbero, semplicemente, prendere una decisione il ministro dei trasporti e quello della sanità per lo sbarco in sicurezza. E non sembra poi così difficile. E ci si mettono pure i cosiddetti governatori che se facessero semplicemente i presidenti e si occupassero delle cose che gli competono, anzitutto la sanità, sarebbero più utili al paese. Politici, ministri, amministratori, funzionari, sembrano impegnati soprattutto a essere presenti sui social, ma non dovrebbero invece lavorare, come fanno con onore, medici, infermieri, cassiere, addetti alle consegne ecc.? Ma il resto della Pubblica amministrazione dov’è? Dal caos nella catena di comando relativa allo sbarco di una semplice nave, si capisce perché molti paesi, tra cui purtroppo il nostro, stanno gestendo così male la crisi: nessuno fa quello che gli compete e tutti si occupano di tutto, con una approssimazione che lascia sconcertati. Ciò detto questa nostra esperienza per il mondo a partire dal mare, ci ispira una riflessione sulla gestione a scala mondiale di una crisi che necessiterebbe di un vero coordinamento globale, che avrebbe dovuto essere affidato all’Oms (Organizzazione Mondiale Sanità) per la parte di sua stretta competenza. E che ha invece mostrato solo visioni miopi e comportamenti egoistici da parte di tutti i governi, oltre che un nazionalismo di un’altra epoca, che sta producendo solo miserabili e inutili piccoli conflitti. Giorni fa per esempio, ci è stato negato uno scalo tecnico a Malta, dopo che era stato autorizzato. Si tratta di un paese europeo che nega a una nave europea carica di cittadini UE, anche un semplice scalo di servizio! Ma che invece vende agli oligarchi russi la nazionalità maltese, che interessa loro solo perché dà l’accesso all’Unione Europea. ​C’è da pentirsi della generosità con cui nel 2004 e in seguito abbiamo fatto entrare tanti nuovi piccoli paesi, che dell’UE sembrano apprezzare solo i soldi e i privilegi. Ed è fresca la notizia che la Francia rifiuta di far sbarcare a Marsiglia i cittadini francesi della nostra nave! Che gli sarebbero stati portati fino a casa! Le notizie on line dell’ultima ora dicono che non si tratta di Covid-19, ma il comandante e la società di navigazione aspettano il comunicato ufficiale. All’opposto di occuparsi di farci rientrare, continuano a rinviare ogni decisione, o forse la tecnica del rinvio è appannaggio dei diversi governi, presi da panico a dover decidere qualsiasi cosa, come sentiamo, interdetti, dai giornali e dalle televisioni, finalmente riapparse sullo schermo, che di tutto parlano meno che di decisioni chiare e applicabili. La crisi ha messo in evidenza come solo le ragioni elettorali contino per i governi, che sono pronti a violare tranquillamente ogni regola, accordo, diritto internazionale (e nel nostro caso comunitario), come pure il semplice buon senso, pur di far credere ai propri cittadini che li proteggono meglio di altri partiti del loro paese e naturalmente di altri governi. Fino a quando, governi europei, abuserete della nostra pazienza? Più che di una conferenza sul futuro dell’Unione, avremmo bisogno di una Convenzione che si assuma l’onere di darci una Costituzione Europea. I parlamentari europei ne hanno il potere, ne avranno anche il coraggio? Serve un’Europa politica, adesso. La ripresa non sarà certo solo questione di soldi.

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