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Domanda non retorica: dove risiede oggi il Potere?

di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi


La nostra società sta cambiando profondamente i rapporti e gli equilibri sociali e, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, il problema si pone in forme ancora più impellenti, in quanto il livello decisionale si sposta sempre più su soggetti non scelti dal popolo, cui unica soddisfazione rimane quella di mettere in discussione la classe politica di vicinanza, che lui stesso ha scelto in un regime democratico. Nei regimi totalitari, la mancanza di libertà di informazione rende ufficialmente “felici e contenti”, come sembra risultare dai dati ufficiali, che coprono sistematicamente persecuzioni e omicidi di stato.


I livelli decisionali

Il processo di globalizzazione è sicuramente rallentato negli ultimi anni, causa Covid e crisi geopolitiche, ma non l’importanza degli enti sovranazionali che non riescono a risolvere i problemi aperti, ma finiscono per fornire un alibi ai poteri di livello inferiore, effetto della mancanza di incisività e concretezza.

L’ONU e i suoi organismi stentano a trovare soluzioni, ma c’è di peggio: le Nazioni Unite hanno reso noto che nove dei 19 dipendenti della loro agenzia per i rifugiati palestinesi (UNRWA), indagati dopo le accuse israeliane di collusione con Hamas, "potrebbero essere stati coinvolti" nell'attacco del 7 ottobre 2023 al sud di Israele da parte del movimento islamista, che ha scatenato la guerra a Gaza, e sono a un passo dal licenziamento” (agenzia AGI 5 agosto 2024). L’augurio di tutti è che la notizia non corrisponda al vero e che nessun funzionario abbia partecipato al massacro, ma se così non fosse ci si pone il problema di quale potere debba essere concesso alle agenzie e soprattutto quale affidabilità queste andranno a ricoprire nel prossimo futuro.

Gli organismi sovranazionali, come qualunque altro soggetto, non sono infallibili e non sono al di sopra di ogni sospetto, ma sicuramente potevano costituire un livello d’indipendenza indispensabile per un governo del mondo che trascendesse da interessi di parte e, per questo, la loro integrità morale deve essere salvaguardata, a cominciare dalla scelta dei suoi rappresentanti (mentre invece si sta instaurando un metodo di selezione quasi per cooptazione).

Sovviene alla memoria un vecchio detto dove si raccontava che le persone potenti ed importanti sceglievano collaboratori un po’ meno bravi di loro, in modo che non gli facessero ombra. Con l’andare del tempo questo criterio di selezione ha portato, nei ruoli di responsabilità, persone sempre meno preparate. L’unica speranza è che a forza di scendere di livello si raggiungono gradi di incompetenza anche nello scegliere persone meno capaci e, così qualcuno bravo riesce a inserirsi (e il meccanismo si perpetua, però almeno si torna a livelli accettabili).

 

Centri decisionali sconosciuti alle masse

Se si esaminano i centri che realmente decidono sulla nostra vita ci accorgiamo che gran parte di questi sono sconosciuti alle masse, nonostante l’estrema facilità di recuperare i dati su internet (e senza neanche bisogno di attivare l’intelligenza artificiale). Eppure le nostre fortune economiche dipendono proprio dalle decisioni di quegli enti, così come la tutela dei diritti internazionali dipende dalla Corte di Giustizia, nota anche con il nome di Tribunale internazionale dell'Aia, che rappresenta il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, che però non è riconosciuta da Stati Uniti, Russia e Cina, cioè da tre stati che occupano circa un quarto delle terre emerse del pianeta.

Ancor più problematica sarà la situazione con la diffusione dell’intelligenza artificiale che sicuramente riuscirà a mettere insieme una quantità di informazioni e ad elaborarle ad una velocità impossibile per i nostri cervelli umani, ma “chi” determinerà gli algoritmi e i criteri di aggregazioni (compresa l’impossibilità di attivare ragionamenti violenti o perniciosi che in mano ad alcuni soggetti possono creare disastri inimmaginabili) può rimanere sconosciuto, generando il rischio di far vedere o apprendere ciò che si vuole, senza doverne rispondere.

Anche a livello periferico, il livello di trasparenza sta scemando velocemente: i sindaci dei piccoli paesi come quello delle città diventano responsabili di tutto con esiti spesso esilaranti di responsabilità, ma di fatto, sono vincolati dalla burocrazia e da un’infinità di norme spesso contraddittorie, come dimostra il crescente numero di sentenze di secondo grado che si contraddicono con quelle di primo grado in una babele di linguaggi giuridici che produce sempre più confusione.  

Il potere non risiede più neanche nelle Università, considerate per secoli le cattedrali del sapere, ma oggi facilmente contestabili sui social, occupate fisicamente per varie ragioni e avvalorate da una tendenza al nepotismo (presente purtroppo anche in tanti altri centri di responsabilità della società). Proprio in ambito scientifico è indispensabile che si realizzino delle norme di provata ed evidente validità, in modo da renderle incontestabili anche sotto un profilo etico e su come queste vengono presentate al pubblico dei non addetti ai lavori.

Il potere c’è, anche se non si vede. Piuttosto, l’essere esposti mediaticamente nell’attuale contesto genera solo rischi non collegati al conseguimento di risultati virtuosi, anzi, dalle grandi aziende, ai settori pubblici, agli organi istituzionali il raggiungimento di performance elevate non riesce a diventare il parametro di selezione della classe dirigente (e se non si è in grado di selezionare chi comanda, i dubbi sulla gestione del potere crescono).

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