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Caso Askatasuna: le parole del sindaco in Consiglio Comunale

Aggiornamento: 2 ore fa


@Comune di Torino
@Comune di Torino

Nel pomeriggio di oggi, 22 dicembre, in Sala Rossa, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo ha relazionato sui fatti e incidenti relativi al Centro sociale Askatasuna, così come si sono sviluppati a partire da giovedì 18 dicembre. Una ricostruzione sulla base degli atti e delle informazioni pervenute all'Amministrazione. Pubblichiamo integralmente l'intervento del sindaco, con l'inserimento autonomo di alcuni sottotitoli. La comunicazione del sindaco è stata approvata all'unanimità, 32 voti favorevoli.


I fatti antecedenti al 18 dicembre 2025

L’immobile di corso Regina Margherita 47, di proprietà della Città, è stato per circa trent’anni oggetto di occupazione da parte del centro sociale Askatasuna. Nel corso del 2023, l’Amministrazione comunale ha avviato un percorso amministrativo che ha condotto alla qualificazione dell’immobile come bene comune, limitatamente ad alcune porzioni dello stesso. In particolare, in data 22 dicembre 2023, la Città riceveva una proposta di collaborazione presentata da un gruppo spontaneo di cittadini, avente ad oggetto la gestione condivisa dell’area esterna e del piano terreno dell’immobile comunale di corso Regina Margherita n. 47, finalizzata al riconoscimento dello stesso quale bene comune e allo svolgimento di attività culturali e di promozione sociale nell’interesse generale della collettività. La proposta proveniva da soggetti terzi rispetto agli occupanti dello stabile e si inseriva nell’ambito del Regolamento comunale per il governo dei beni comuni urbani (Regolamento n. 391).

A seguito della ricezione della proposta, la stessa veniva sottoposta all’esame del Tavolo Tecnico Beni Comuni, che ne valutava positivamente la coerenza con il Regolamento comunale.


Il patto di collaborazione, dal gennaio 2024 al dicembre 2025

Con deliberazione della Giunta Comunale n. 33 del 30 gennaio 2024, la Città prendeva atto della positiva valutazione della proposta e deliberava l’avvio della fase di co-progettazione ai sensi dell’art. 12 del Regolamento n. 391, definendo le linee di indirizzo del percorso. Nell’ambito degli incontri di co-progettazione successivi, tenuto conto della necessità di garantire continuità alle attività svolte nello spazio esterno e della possibilità di utilizzo autonomo dello stesso rispetto allo stabile, la Città riteneva opportuno procedere per fasi,

distinguendo l’area esterna dall’immobile vero e proprio. Con deliberazione della Giunta Comunale n. 121 del 12 marzo 2024, veniva pertanto approvato il primo patto di collaborazione, limitato alla sola area esterna di pertinenza dell’immobile, dando atto che l’intervento aveva carattere circoscritto e autonomo rispetto all’esito del percorso di co-progettazione relativo allo stabile.

Il patto di collaborazione relativo all’area esterna veniva sottoscritto in data 30 aprile 2024, dando avvio alla fase di co-gestione dello spazio esterno ferma restando la prosecuzione del percorso di co-progettazione relativo al piano terreno dell’immobile, subordinata agli esiti delle perizie tecniche strutturali. Con ordinanza dirigenziale n. 1526 del 17 marzo 2025, veniva dichiarata la sussistenza di una situazione di inagibilità dell’immobile, dovuta a condizioni di pericolo di carattere strutturale e impiantistico e veniva conseguentemente disposta l’interdizione all’accesso di tutti i piani del fabbricato, ad eccezione di una porzione del piano terreno, il cui utilizzo era subordinato al rispetto di condizioni cogenti di sicurezza. Tale ordinanza traeva origine anche da precedenti accertamenti e comunicazioni degli enti competenti in materia di sicurezza, in particolare dell’ASL di Torino e del Comando dei Vigili del Fuoco, che avevano evidenziato criticità sotto il profilo della sicurezza, dell’antincendio e delle condizioni igienico-sanitarie, con richiesta di sgombero dei locali; successivamente, con deliberazione della Giunta Comunale n. 139 del 18 marzo 2025, ad esito della fase di coprogettazione relativa al piano terra dell’immobile veniva approvato un ulteriore patto di collaborazione ricomprendente il precedente e relativo all’utilizzo e alla gestione condivisa dell’area esterna e del piano terreno dell’immobile; il nuovo patto veniva sottoscritto in data 15 maggio 2025. In esso era prevista, come condizione essenziale, il pieno rispetto dell’ordinanza di interdizione dei piani superiori, stabilendo espressamente che la sua violazione avrebbe comportato il recesso da parte della Città.


L'intervento della Prefettura di Torino

Negli scorsi giorni la Prefettura di Torino ha informato l’Amministrazione comunale – con comunicazione scritta sottoposta a vincolo di riservatezza – che, in occasione della notifica di atti giudiziari a soggetti rinvenuti all’interno dell’immobile da parte della Questura di Torino su delega della Procura della Repubblica, era stata accertata la violazione dell’ordinanza dirigenziale n. 1526.

In particolare, con questa comunicazione della Prefettura è stata esplicitata alla Città l’incompatibilità di tale presenza con le prescrizioni dell’ordinanza di interdizione, configurando una violazione delle disposizioni poste a tutela della sicurezza pubblica e privata. La Prefettura ha rappresentato quindi la necessità di adottare con urgenza i provvedimenti idonei a garantire lo stato libero e in sicurezza dell’immobile. Ha chiesto altresì di concordare modalità e tempi delle comunicazioni interne e degli atti di competenza della Città, anche in ragione della necessaria riservatezza.

Conseguentemente: è stato richiesto all’Amministrazione comunale di attivarsi per gli adempimenti di propria competenza; la questione è stata oggetto di esame e coordinamento nell’ambito del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, anche al fine di valutare l’assistenza della forza pubblica all’esecuzione dei provvedimenti amministrativi necessari a rendere l’immobile libero e in sicurezza.


La giornata del 18 dicembre 2025

Nella mattinata del 18 dicembre 2025, la Polizia Giudiziaria, su delega della Procura della Repubblica di Torino e con il coinvolgimento della DIGOS, ha dato esecuzione a provvedimenti di perquisizione personale nei confronti di alcuni attivisti dell’area antagonista torinese, nonché all’interno dell’immobile di corso Regina Margherita 47.

L’operazione, come riscostruito dalla stessa Procura della Repubblica, si inseriva nell’ambito di indagini relative a iniziative contestative di natura violenta verificatesi in città nei mesi precedenti. Durante la perquisizione dello stabile, sono state rintracciate sei persone all’interno dei piani superiori, nonostante la loro interdizione.

Parallelamente allo svolgimento delle operazioni di polizia giudiziaria: l’Amministrazione comunale ha proceduto alla comunicazione del recesso unilaterale dal patto di collaborazione, in applicazione delle clausole previste dal patto stesso e a seguito della violazione dell’ordinanza dirigenziale; su richiesta delle autorità di pubblica sicurezza competenti, la Città è stata coinvolta per gli aspetti di viabilità, demandati alla Polizia Locale, e per l’avvio delle lavorazioni edili necessarie a impedire ulteriori accessi all’edificio.

Si precisa che l’Amministrazione, non è mai stata preventivamente informata né della portata complessiva né delle finalità investigative dell’operazione di polizia giudiziaria, né delle motivazioni che hanno condotto alla scelta della data del 18 dicembre. Le chiusure straordinarie di istituti scolastici situati nelle immediate vicinanze dell’area interessata sono state disposte dalla Prefettura ai sensi dell’articolo 2 del T.U.L.P.S.3. Gli eventi successivi del 18 dicembre 2025.

@Paolo Siccardi
@Paolo Siccardi

Le manifestazioni di solidarietà

Nel corso della giornata del 18 dicembre 2025, nelle vicinanze dello stabile di corso Regina Margherita 47, si sono progressivamente radunate numerose persone ed è stata preannunciata una manifestazione di solidarietà, con concentramento previsto per le ore 18.00. In serata: oltre 1.000 persone si sono radunate davanti all’immobile, presidiato dalle forze dell’ordine; il presidio si è trasformato in corteo, preceduto da un furgone con impianto di amplificazione.

Nelle fasi iniziali: una parte dei manifestanti ha tentato di forzare gli sbarramenti predisposti a protezione dello

stabile; si sono registrati lanci di oggetti in direzione delle forze dell’ordine; le forze di polizia sono intervenute per il contenimento, avvalendosi anche di idranti.

Successivamente: il corteo ha tentato di dirigersi verso il centro cittadino, attraversando l’area del Campus universitario Luigi Einaudi; tale intento è stato impedito dal dispositivo di ordine pubblico, che ha contenuto i

manifestanti in aree più periferiche, ricorrendo, in alcuni frangenti, anche all’uso di lacrimogeni.

Nel prosieguo: il corteo si è ricompattato in largo Berardi; a seguito di una fase di interlocuzione, ha ripreso la marcia lungo un percorso concordato, concludendosi in piazza Santa Giulia.

Nel corso degli scontri: 10 operatori della Polizia di Stato sono rimasti contusi; sono state segnalate scritte nei pressi del Campus universitario.


Sabato 20 dicembre 2025

In questa giornata si è svolta una manifestazione, con concentramento alle 14.30 presso Palazzo Nuovo, alla quale hanno partecipato circa 3.500 -4.000 persone. Il corteo: ha preso avvio intorno alle ore 15.30, preceduto da un furgone con impianto di amplificazione; si è mosso lungo un tragitto presidiato da contingenti della forza pubblica, dislocati a protezione del centro cittadino e dell’area di corso Regina Margherita.

Intorno alle ore 16.30, in largo Berardi: un gruppo di circa 200 manifestanti, in parte mascherati, ha sopravanzato il corteo; tali soggetti si sono diretti rapidamente verso lo sbarramento predisposto a protezione dell’immobile, fronteggiando le forze dell’ordine con bastoni, aste di bandiera e oggetti contundenti; si è reso necessario un intervento di respingimento, che ha fatto arretrare i manifestanti di alcune decine di metri.

Nel corso delle successive fasi: i gruppi più violenti hanno proseguito l’azione con lanci di pietre, pezzi di selciato divelti, bottiglie di vetro, bombe carta e artifici pirotecnici, anche ad altezza d’uomo; sono stati utilizzati dispositivi artigianali per il lancio di petardi e altri oggetti; le forze di polizia hanno fatto ricorso a idranti e lacrimogeni per il contenimento.

@Paolo Siccardi
@Paolo Siccardi

Durante gli scontri: sono state realizzate barricate con cassonetti dei rifiuti dati alle fiamme; si sono verificati ulteriori attacchi ai danni dei contingenti dislocati su corso Regina Margherita, corso Farini e via Napione.

Conclusa la fase più violenta: i manifestanti, ridottisi a circa 1.000 unità, hanno proseguito il corteo attraversando il ponte Regina Margherita, dirigendosi poi verso corso Casale e la zona della Gran Madre; l’accesso al centro cittadino è stato impedito dagli sbarramenti predisposti sui ponti Vittorio Emanuele I e Umberto I; intorno alle ore 17.35 l’iniziativa è stata dichiarata conclusa.

Nel corso della giornata: 11 operatori della Polizia di Stato sono rimasti feriti; sono stati segnalati danneggiamenti e scritte su edifici e beni presenti lungo il percorso del corteo.


Considerazioni

La nostra amministrazione, sul patto di collaborazione di corso Regina 47, si è fatta interprete di una linea di dialogo con la società e con i movimenti sociali che è da sempre nelle corde di una città come la nostra, profondamente democratica e antifascista.

Un patto, per sua natura, presuppone la volontà e la responsabilità di portarlo avanti. Noi questa volontà e questa responsabilità l’abbiamo avuta fino in fondo: ci abbiamo creduto, ci abbiamo lavorato con serietà, abbiamo messo in campo ogni strumento possibile di dialogo e mediazione, lo abbiamo sempre difeso anche di fronte alla giustizia amministrativa. Non abbiamo rimpianti e, se tornassimo indietro, lo rifaremmo. Perché governare significa tentare soluzioni, non voltarsi dall’altra parte.

La Città, con un percorso coraggioso e lungimirante, ha voluto dare una prospettiva a uno spazio così importante non solo per il quartiere di Vanchiglia. Penso fosse dovere di questa amministrazione provare a risolvere una questione rimasta ferma per ventinove anni, che nessuno prima aveva saputo o voluto affrontare. Far finta di niente, dal nostro punto di vista, avrebbe significato rinunciare alla responsabilità di governo e alla cura di un bene comune della città. Mentre i procedimenti giudiziari faranno sempre e comunque il loro corso, la tutela di un bene comune risponde ad altre logiche: politiche e amministrative. Ci siamo assunti consapevolmente la responsabilità di tentare un percorso che sapevamo non sarebbe stato facile, nel quale crediamo ancora oggi, perché fondato sul dialogo, sulla partecipazione e sulla responsabilità collettiva, nel solco dei valori della Costituzione della Repubblica, che riconosce e promuove l’autonomia delle comunità e la funzione sociale dei beni.

Come ho avuto modo di chiarire, quanto avvenuto il 18 dicembre non è stata una scelta politica dell’amministrazione comunale, ma la conseguenza di atti giudiziari e della violazione di un’ordinanza legata alla sicurezza dell’immobile: come Sindaco non mi compete entrare nel merito delle vicende giudiziarie e delle loro tempistiche. So bene che c’è chi dirà che il finale era già scritto, che si sapeva come sarebbe andata a finire, che tutto questo fosse prevedibile sin dall’inizio. Ma la verità a mio giudizio è un’altra: rinunciare a provarci, per paura delle critiche, non è prudenza: è rinuncia alla responsabilità.

Ciò che non riesce viene spesso liquidato come velleità, mentre ciò che riesce viene celebrato come un’intuizione brillante. Ma entrambe le cose nascono dallo stesso atto: il coraggio di assumersi una responsabilità. Il fallimento non sta nell’aver tentato una strada difficile; il vero fallimento sarebbe stato non provarci affatto, scegliendo l’inerzia invece della funzione di governo. E se questo percorso viene definito un fallimento, allora lo rivendichiamo, perché nasce dal coraggio di governare, non dalla comodità di voltarsi dall’altra parte.

È in questo spirito che sento il dovere di ringraziare la mia maggioranza: chi ha promosso con convinzione questo percorso, chi lo ha sostenuto con responsabilità, e anche chi, pur non condividendone fino in fondo l’impostazione, non ha mai impedito il tentativo. In un tempo in cui troppo spesso prevalgono la semplificazione, il calcolo o la paura, questo atteggiamento rappresenta una prova di maturità politica e di rispetto delle istituzioni. Libertà di parola, libertà di dissentire, libertà di essere scomodi, di porre domande ed esprimere il proprio pensiero. Sono libertà che non ci sono state regalate, ma conquistate da donne e uomini che hanno scelto la Resistenza, che hanno sacrificato la propria vita perché quella libertà potesse essere consegnata alle generazioni future: a noi, e a quelle che sarebbero venute dopo di noi. È da quel sacrificio, che si è consumato anche nelle strade di Torino, che nasce la nostra Costituzione, ed è a quella storia che dobbiamo rispetto, memoria e responsabilità.

Ma proprio per questo, proprio in nome di quella libertà e di quella eredità, dobbiamo essere altrettanto chiari: la libertà non è, e non può mai essere, libertà di praticare la violenza, di danneggiare beni pubblici e privati, di colpire persone, istituzioni o organi di informazione. Questa è una linea di confine invalicabile, tracciata dalla Costituzione e dalla storia democratica di questo Paese e di questa città. Quando quella linea viene superata, come purtroppo è stata superata, si passa dalla parte del torto. Sempre.


@Paolo Siccardi
@Paolo Siccardi

Ferma condanna della violenza

Sento il dovere di essere chiaro nel condannare con fermezza ogni episodio di violenza e di aggressione avvenuto durante o a margine dei cortei di questi mesi, tra cui gli attacchi alle sedi di giornali e organi di informazione, presìdi fondamentali di democrazia e libertà. Nulla può giustificare la violenza, né sul piano politico né su quello civile. Durante il corteo del 20 dicembre: comportamenti inaccettabili che violano la legalità, arrecano gravi danni e disagi ai cittadini, ai commercianti e a tutta la città, in giorni particolarmente sensibili, a ridosso delle festività natalizie e compromettono peraltro profondamente la credibilità e il senso stesso delle rivendicazioni di chi manifesta pacificamente le proprie idee.

Esprimiamo solidarietà e vicinanza alle forze dell’ordine, chiamate ad operare in un contesto complesso e delicato. Le responsabilità penali sono e restano sempre personali e in capo ai singoli individui: questo è un principio cardine della democrazia liberale e dello Stato di diritto, che rifiuta ogni forma di responsabilità collettiva e ogni generalizzazione.

Allo stesso tempo, non possiamo ignorare dinamiche già viste in passato, in cui frange violente sfruttano contesti di tensione per infiltrarsi in manifestazioni pacifiche e alzare il livello dello scontro, danneggiando gli stessi manifestanti e mettendo a rischio l’incolumità di agenti di polizia. Noi crediamo nella coesione, nella cura del bene comune e nella partecipazione, e non accettiamo strumentalizzazioni che alimentano tensioni e paure, allontanando le persone invece di unirle. La violenza non è mai una forma legittima di confronto politico o sociale, e la legalità non può essere evocata a intermittenza né piegata a fini propagandistici.

La vera sfida delle città oggi è saper gestire una convivenza civile, unire e non dividere, mediare e non radicalizzare.

È per questo che, come amministrazione, abbiamo lavorato a lungo e con fatica per provare a far uscire un’esperienza durata 29 anni dall’illegalità, cercando soluzioni che evitassero uno scontro frontale e che restituissero alla città uno spazio pubblico e condiviso. Da Sindaco di una città Medaglia d’Oro della Resistenza e fortemente impegnata nella tutela dei diritti, voglio ribadire che Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo Governo. Non accettiamo lezioni da nessuno, soprattutto da chi utilizza il tema dell’ordine pubblico come strumento di distrazione politica e di propaganda.

Le dichiarazioni che evocano “tolleranza zero” o addirittura “ruspe sui centri sociali” non solo non contribuiscono alla sicurezza né alla coesione sociale, ma alimentano paure, tensioni e semplificazioni pericolose.


Un appello a tutti: abbassiamo i toni

Non sfugge a nessuno che il Governo sia oggi in evidente difficoltà su molti fronti reali del Paese: il calo vistoso del potere d’acquisto delle famiglie, le pensioni, la sanità, le contraddizioni in politica estera, l’assenza di una vera politica industriale.

In questo contesto, alcuni temi diventano funzionali a distrarre l’opinione pubblica e, forse, anche a prefigurare dinamiche peraltro già viste nella storia del nostro Paese: trarre vantaggio politico da occasioni di disordine magari per giustificare l’arrivo di un “nuovo ordine” speculando sulla paura delle persone. Le dichiarazioni incendiarie di alcuni ministri sulla vicenda torinese vanno in questa direzione. Rappresento, nei valori della Costituzione della Repubblica e nella storia di dialogo, democrazia e responsabilità civile che caratterizza Torino.

Proprio per questo, l’amministrazione che rappresento non intende modificare le proprie priorità né cambiare approccio: continueremo a lavorare per promuovere il confronto e la solidarietà, affrontando sempre la critica e il dissenso con maturità democratica, nel rispetto dei diritti costituzionali, della legalità e della dignità di tutte e di tutti. Lo faremo anche guardando al futuro di corso Regina 47, con l’obiettivo, non appena sarà possibile e le condizioni lo permetteranno, di mantenere nella città uno spazio a piena vocazione sociale e pubblica: un luogo di inclusione, di servizi di prossimità, di attività culturali e formative, aperto al quartiere, alle famiglie, ai giovani e a chi oggi fatica a trovare risposte. Un progetto che parla di rigenerazione urbana, di coesione sociale e di sicurezza vera: quella che si costruisce unendo presidio del territorio, servizi, cura degli spazi e partecipazione delle comunità.

Proprio per questo, sento il dovere di rivolgere un appello alla città, a tutte le istituzioni e a tutte le forze politiche: teniamo bassi i toni. Siamo dentro una fase delicata, complessa, che richiede misura, consapevolezza e senso del limite. Alzare il livello dello scontro, semplificare o radicalizzare non colpisce questa amministrazione: colpisce la città, rischiando di vanificare quanto di positivo, di bello e di utile, con grande fatica, Torino sta costruendo ogni giorno con i suoi cittadini, non solo sul terreno della convivenza e della coesione sociale, ma anche dello sviluppo economico e sociale, della credibilità della città e della sua capacità di attrarre opportunità, investimenti e competenze.

Le parole sono importanti: costruiscono o distruggono, e in tempi come questi la responsabilità di tutte e tutti è massima.

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