Le inattese, ma possibili risposte del venture capital nostrano
- Giuseppe Li Causi e Emanuele Davide Ruffino
- 15 ore fa
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di Giuseppe Li Causi, Emanuele Davide Ruffino

Quando in Italia si parla di venture capital, la mente corre subito alle startup della Silicon Valley e alle loro grandi exit miliardarie. L’Italia, però, è un’altra storia: il 96% del nostro tessuto produttivo è fatto di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, radicate nel territorio e solide sul piano industriale, ma prudenti nell’aprire il capitale a soggetti esterni.
Finora venture capital e PMI si sono incontrati più volte, senza però riuscire a cambiare davvero gli equilibri del sistema. Oggi il quadro appare diverso: il capitale di rischio sta entrando nel vivo della trasformazione industriale italiana, aiutando molte imprese a crescere, innovare e guardare oltre i confini tradizionali. In questo contesto il Piemonte rappresenta uno dei laboratori più vivaci di questa evoluzione.
Come potenziare le PMI
Le PMI italiane operano in settori spesso maturi e tradizionali, con una cultura imprenditoriale prudente e assetti proprietari di tipo familiare: ciò le rende solide, ma può limitarne la capacità d’innovare e di affrontare fasi di crescita più rapide. Dall’altra parte, esiste una domanda reale di capitali per digitalizzare, internazionalizzarsi, investire in ricerca e sviluppo o gestire passaggi generazionali complessi.
Il venture capital non è un finanziamento bancario, né un sostegno a fondo perduto: è un investimento in capitale di rischio che entra in azienda, ne condivide i passaggi critici e ne sostiene lo sviluppo, per poi uscire una volta creato valore. Per un paese storicamente legato al credito bancario e all’autofinanziamento, si tratta di un vero cambio di paradigma. Crescita dimensionale, apertura a nuovi mercati, transizione digitale e passaggi generazionali sono fasi in cui molte PMI incontrano limiti strutturali, è proprio in questi momenti che il capitale di rischio può fare la differenza, portando non solo risorse finanziarie, ma anche competenze manageriali, nuove forme di governance e un network industriale di cui molte imprese non dispongono.
Segnali di maturazione: la spinta del 2025 e il dinamismo del Piemonte
Nonostante le difficoltà strutturali, il mercato italiano del venture capital sta mostrando segnali di consolidamento. Nel primo semestre del 2025 si sono registrate 153 operazioni tra nuovi investimenti e follow-on (+18,9% sul 2024), per un totale di 443 milioni di euro investiti. Un mercato ancora frammentato, ma più dinamico e consapevole rispetto al passato.
Accanto agli operatori tradizionali, sta crescendo il ruolo del Corporate Venture Capital (CVC): imprese come Enel, Intesa Sanpaolo, Eni, Leonardo e TIM investono in startup e PMI innovative per accedere a tecnologie e modelli di business emergenti. Il Corporate Venture Capital è ormai una leva strategica di innovazione industriale e rappresenta, per molte PMI, un canale privilegiato di collaborazione e sviluppo con grandi gruppi.
Un contributo determinante arriva anche dagli ecosistemi territoriali. Fra tutti, il Piemonte si distingue come uno dei poli più vivaci, con 707 startup innovative registrate (675 nell’area torinese) e una forte concentrazione nel deeptech e nel cleantech. L’incubatore I3P del Politecnico di Torino, tra i migliori al mondo, ha supportato oltre 360 startup attivando più di 160 milioni di investimenti privati negli ultimi cinque anni. Accanto a esso opera 2i3T, l’incubatore dell’Università di Torino, che rafforza ulteriormente l’integrazione tra ricerca accademica e impresa.
Questi elementi confermano che la crescita delle PMI innovative non dipende solo dalla disponibilità di capitale, ma da un ecosistema capace di mettere in relazione università, imprese, incubatori, acceleratori e investitori pubblici e privati.
La propulsione pubblica: il ruolo di CDP
In questo scenario, la spinta più strutturale arriva dal settore pubblico. Il compito delle istituzioni non è distribuire incentivi a pioggia (costosi e spesso poco efficaci), ma creare condizioni favorevoli allo sviluppo dell’imprenditoria innovativa. Ed è qui che emerge il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti.
La nascita di CDP Venture Capital SGR ha segnato una tappa fondamentale nell’evoluzione della finanza per l’innovazione in Italia. Attraverso il Fondo Nazionale Innovazione, CDP ha introdotto una visione nuova dell’intervento pubblico: non più un mero soggetto finanziatore, ma un investitore istituzionale attivo, capace di mobilitare risorse pubbliche e private in favore delle più imprese innovative e non, con l’obiettivo di consolidare un mercato del venture capital nazionale.
L’azione di CDP Venture Capital si è tradotta non solo nel sostegno diretto a start-up e PMI innovative, ma anche nella costruzione di un’infrastruttura finanziaria e culturale che favorisce la diffusione dell’innovazione sull’intero tessuto produttivo. I programmi di accelerazione, i fondi tematici e le partnership industriali promossi dalla società fungono da ponte tra la PMI tradizionale e l’impresa innovativa, favorendo la nascita di spin-off tecnologici e processi di rinnovamento capaci di rendere le aziende italiane più competitive e resilienti.
Conclusione
Il venture capital non è chiaramente la soluzione a tutti i limiti del sistema produttivo italiano, ma può offrire un contributo unico perché non cambia le imprese dall’esterno: valorizza quelle che scelgono di cambiare dal proprio interno. Come? Sostenendo chi decide di adottare tecnologie digitali, investendo in ricerca e sviluppo, rinnovando la governance e aprendosi a nuove competenze e nuovi mercati. In questa direzione, una maggiore integrazione tra pubblico e privato - rafforzata dal ruolo di CDP nel sostenere filiere strategiche, programmi di accelerazione e nuove imprese innovative - può diventare il vero motore della competitività industriale italiana, riducendo le incertezze che pesano sulle PMI e rendendo più solido l’intero sistema produttivo. Il Piemonte ne è un esempio concreto: da regione delle fonderie sabaude a terreno fertile per startup deeptech, università di eccellenza e investitori pubblici e privati, dimostra che questa trasformazione non solo è possibile, ma è già in atto.













































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