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Verso il 25 Aprile

di Marco Travaglini


Sono tanti i motivi per continuare a ricordare il giorno della Liberazione, specialmente in momenti come quello che stiamo vivendo. E’ la festa della volontà di un popolo che si ribellò a un regime tirannico e corrotto, all’occupante nazista e agli aguzzini fascisti, spezzando le catene del ritorno della dittatura di Mussolini con la Repubblica di Salò. Ricorda un momento storico, tra i principali momenti fondativi della nostra comunità, arricchito dai valori della riconquistata democrazia che confluirono nella carta costituzionale.

Festeggiare seriamente il 25 aprile serve a contrastare chi per anni ha prosperato, soprattutto politicamente, sul tentativo di sgretolare la memoria resistenziale e con essa i valori antifascisti posti a fondamento della Repubblica. Da tempo sono all’opera tentativi di revisione non tanto storica quanto emotiva, che per anni hanno lavorato a un livellamento dei piani interpretativi e, più in generale, a un’equiparazione morale tra fascisti e antifascisti. Equiparazione che ha lo scopo di accantonare le responsabilità storiche del totalitarismo italiano e dei suoi ammiratori di ieri e di oggi. Si va dal cambiamento dei nomi delle vie alle delibere comunali, dai consigli regionali alle ordinanze dei sindaci: così opera il revisionismo strisciante che rivaluta il fascismo diffondendosi sotto traccia dal nord al sud del Paese. Un insieme di fatti che sommati tentano di stravolgere i capisaldi della storia contemporanea.

Le incursioni verbali del presidente del Senato Ignazio La Russa e il disegno di legge presentato da Fratelli d’Italia con l’equiparazione delle foibe all’Olocausto rappresentano la parte più scoperta di un fenomeno in rapida accelerazione che si muove lungo un’unica traiettoria disegnata dal nuovo revisionismo della destra. Ci sono ancora persone per le quali la Resistenza diventa un’eredità scomoda da nascondere quanto prima nella soffitta della memoria. E che cercano in tanti modi di fare diventare senso comune questo loro desiderio. È per questo che è necessario, ora più che mai, riprendere in mano la storia dell’antifascismo italiano e con essa le parole e le azioni dei suoi protagonisti, uomini e donne del secolo scorso che si impegnarono in una lotta senza compromessi mossi da uno spirito libero e da un valore etico che manca terribilmente nell’Italia di oggi. Oggi più che mai occorre restituire la concretezza della memoria di quegli anni segnati da una realtà dura, drammatica ma anche piena di una speranza che nei venti mesi della lotta partigiana restituì il desiderio di libertà e di giustizia a un popolo intero. Senza retorica, evitando che diventi oggetto di dispute e di chiacchiera politica, tornando alla storia per non lasciarla muta di fronte allo scorrere del tempo: questo è il senso profondo del 25 aprile, della festa della Liberazione.

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