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  • Menandro

Toh chi si sente, i dem del Consiglio regionale!

di Menandro

Ci voleva l'assalto della destra centro alla diligenza del Salone del Libro, secondo l'interpretazione dei più, in prima linea il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo[1], per risvegliare dal torpore sonnacchioso il Pd che siede - forse sarebbe meglio dire "accomodato" - sulle poltrone del Consiglio regionale del Piemonte a palazzo Lascaris, in via Alfieri 15, Torino.

Certo, non posso escludere che gli echi dell'azione politica del Pd, primo partito d'opposizione in Regione, arrivino un po' flebili nella lontana Attica, dove abitualmente risiedo, e quindi difficili anche da interiorizzare, ma per onestà intellettuale devo aggiungere che non sono mai pervenute in passato operazioni di contrasto tali da aver lasciato il segno in chi si aspetta da un partito non più di governo, che ha perduto influenza (e tanti voti) nel Paese, almeno un genuino desiderio di lotta.

Ora, le beghe sul Salone del Libro sembrano aver provocato una scintilla di ritrovato orgoglio nello spirito dei democratici se il vicepresidente del Consiglio Regionale e presidente del Comitato Resistenza e Costituzione Daniele Valle, già vice presidente della VI Commissione (Cultura e spettacolo) e Raffaelle Gallo, capogruppo del Pd a palazzo Lascaris, hanno deciso finalmente di scendere sul tatami per ingaggiare un serio combattimento politico con chi governa il Piemonte. Meglio tardi che mai, soprattutto se ciò avviene a poco più di un anno che separano dalle elezioni regionali, anche se la querelle investe più prettamente il capoluogo guidato da un sindaco di centro sinistra.

Dopodiché si scopre che nel mirino dem non vi è tanto l'azione di governo della Regione, ma l'assessore Maurizio Marrone (nominato nel 2020), militante di Fratelli d'Italia. Va subito precisato che Marrone è un personaggio ambizioso (non è una colpa) dalle spalle economicamente robuste (non è una colpa, ma è un discreto vantaggio), tosto fino alla presunzione nei rapporti interni al partito, quando si è trattato di difendere in passato la sua elezione ed appartiene a quel milieu di destra dura e pura, che non teme accuse di confondere il presente con le nostalgie del passato.

Secondo Valle e Gallo, infatti, "quanto sta accadendo intorno al Salone del Libro di Torino è un’ulteriore conferma del fatto che Alberto Cirio presiede la Regione, ma non è lui quello che decide. In Regione Piemonte comandano i Fratelli d’Italia, e la concordia istituzionale non può certo correggere questa situazione. Preso atto di questo, e rimpiangendo i tempi in cui Cirio governava la Regione, chiederemo al “Presidente Marrone” una comunicazione in Aula e un’audizione in Commissione dell’“assessore alla cultura Marrone".

Insomma, per i dem non è grave tanto che al potere vi sia il governo Cirio (ma non è il migliore degli slogan per la campagna elettorale del 2024 che si preannuncia comunque in salita), quanto che al Presidente della giunta regionale sia stato precluso - secondo la loro interpretazione - di esercitare il suo mandato. In altri termini, il vulnus democratico deriva dal fatto che il bastone del comando sia passato (quando, come e perché?) nelle mani di Fratelli d'Italia (e qui forse il perché è di troppo, visto anche il recente esito elettorale) e, nella circostanza, al "più cattivo di tutti", a quel Maurizio Marrone del quale il Pd aveva messo già in dubbio la compatibilità con l'incarico per ragioni chiamiamole di politica estera. Ma se così fosse, però, viene da pensare, per dirla con un'espressione colorita, che è "da' mo'" che Cirio non governa.

Di conseguenza, c'è da domandarsi quanto sia importante per chi vota, meglio, per chi vorrebbe votare ancora per il centro sinistra chi sia davvero il deux ex machina in Piemonte. Cirio? Marrone? In una spartizione di poteri e di influenze che di giorno in giorno rivela la propensione a non guardare più in faccia nessuno, che ora ha nel mirino la Costituzione e l'autonomia della magistratura, domani chissa?, è davvero cruciale il distinguo, come s'interrogano Valle e Gallo, se sia "Cirio a suonare e i Fratelli a dirigere", quando è l'orchestra nel suo insieme a rischio di stonare contro gli interessi della democrazia e del Paese?


Note


[1] https://www.laportadivetro.com/post/salone-del-libro-di-torino-e-alla-fine-anche-lo-russo-s-arrabbiò


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