top of page

Strage a Gaza: si ribella Haaretz, cosa aspetta a farlo l'Occidente?

Aggiornamento: 19 apr


Haaretz, il principale giornale d'opposizione a Benjamin Netanyahu, la cui posizione giudiziaria è un orribile mix di mandati di cattura all'estero (crimini contro l'umanità) e di inchieste per corruzione in patria (finanziamenti personali ricevuti dal Qatar), non usa mezzi termini per denunciare con coraggio la strage di civili perpetrata nella Striscia di Gaza da parte dei suoi connazionali che indossano una divisa e rispondono agli ordini delittuosi del premier e del ministro della Difesa, Katz.

Nell'editoriale di ieri, infatti, ha proposto un titolo che a un tempo dovrebbe smuovere le coscienze del popolo d'Israele e fare arrossire l'Occidente per la sua inazione: "La situazione a Gaza non è più una guerra, ma un assalto sfrenato contro i civili". Attacca poi l'articolo: "Anche coloro che non credono che la maggior parte delle persone uccise a Gaza siano innocenti non possono negare le orribili immagini del disastro umanitario. L'uso della parola "guerra" per ciò che sta accadendo a Gaza è fuorviante e distorto. Quello che sta succedendo a Gaza non è la guerra. Si tratta di un assalto israeliano sfrenato a persone che per lo più non sono coinvolte in alcuna attività contro di esso".[1] Posizione netta, quanto netta è stata espressa dal quotidiano ieri l'altro, 17 aprile, con il titolo "Israele deve smettere di affamare Gaza". E oggi, rincara la dose con un eloquente "A un mese dalla ripresa della guerra di Gaza, l'esercito israeliano si sforza di nascondere la sua confusione".

Ora, non ci sarebbe più nulla da aggiungere che domandare al mondo di agire il più rapidamente possibile per salvare non il solito soldato Ryan, ma un popolo, quello palestinese, se non fossimo costretti a respirare a fondo per non urlare di rabbia, anche noi vittime dell'impotenza per le gocce di sangue che di giorno di giorno scavano non la roccia, ma la nuda pelle di bambini, donne e vecchi. E non solo: a un mese e un giorno dalla rottura della tregua, missili e bombe invalidano corpi, squarciano membra, violentano la ragione, stravolgono la vita, provocano le reazioni più scomposte in chi vuole sopravvivere a tutti i costi. Eccessivo? Avete dubbi? Pensate che non ci abbia mai riguardato da vicino? Provate a leggere La pelle di Curzio Malaparte sui guasti di una Napoli alla fame, all'arrivo delle truppe anglo-americane nell'ottobre del 1943.

Il numero delle vittime palestinesi dal 7 ottobre, dal giorno del massacro compiuto di Hamas (1.139 persone uccise e più di 200 prese in ostaggio), secondo l'ufficio stampa del governo di Gaza è di 61.700, cui si devono sommare le migliaia di persone disperse sotto le macerie, presumibilmente morte, e alle oltre centodiecimila ferite.

Il bilancio del 562° giorno di guerra tra Israele e Hamas che, se seguiamo il ragionamento di Haaretz, non può più essere rubricato come tale, è stato un'altra via crucis, con oltre 60 persone, afferma Al Jazeera, uccise a Gaza nei bombardamenti israeliane, che ribadisce l'esigenza dettata dalle Nazioni Unite di aiutare immediatamente Gaza, bisognosa di cibo " poiché centinaia di migliaia di persone sono a rischio di fame", psicologicamente distrutte dal blocco di Tel Aviv sulle forniture di aiuti.[2]


Note

Comments


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page