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Società civile e società politica: oltre la questione morale

di Giancarlo Rapetti


Ciclicamente, la questione morale irrompe sulla scena politica. Naturalmente, non sempre con la stessa incidenza, lo stesso peso, la sessa dimensione catartica. Berlinguer aveva fatto della questione morale una questione politica: saldando insieme il millenarismo comunista e l’afflato cattolico dei suoi più ascoltati consiglieri, aveva elevato a linea l’assunto che la politica non può aspirare a cambiare il mondo se i comportamenti dei politici non sono moralmente ineccepibili: non può esserci buona politica se non c’è buona morale.

Ma implicitamente aggiungeva: non può esserci buona morale e buona politica, se non c’è buona società. La parola d’ordine dell’austerità era l’affermazione assertiva di questo ragionamento. Come capita ai grandi, Berlinguer fu combattuto prima di essere capito. La società, che aveva scambiato l’austerità per i sacrifici, gli preferì Craxi, il cui dogma era l’opposto di quello di Berlinguer: politica e morale sono due mondi distinti, e più la politica è buona, più è svincolata dalla morale. Il dogma di Craxi suscitò entusiasmi, tanto euforici quanto caduchi, dalla Milano da bere degli anni Ottanta alle monetine dell’Hotel Raphael del 30 aprile del 1993.

La mancata catarsi di Mani Pulite ricacciò la morale dietro le quinte, da cui ogni tanto emerge con più o meno enfasi, confermando quanto scriveva il giovane Marx nelle Lotte di Classe in Francia (1852), riprendendo l'affermazione di una lettera dell'amico Engels a lui inviata l'anno prima, a sua volta mutuata ampliata da una riflessione di Hegel: le tragedie della storia si ripresentano come farsa.

Nei giorni scorsi ha tenuto banco il "caso pugliese" e soprattutto ha colpito il racconto di un episodio fatto dal palco di un comizio da parte del Presidente della Regione, Michele Emiliano, episodio in cui l’apparente gravità, per quanto datata, contrasta con l’evidente nonchalance con cui l’episodio stesso è stato raccontato, come si trattasse di cosa del tutto banale.

Un’altra cosa balza all’occhio: la prontezza con cui Giuseppe Conte ha colto l’occasione per intestarsi la questione morale e far sventolare le appassite bandiere del MoVimento 5 Stelle. Chi pensa che la politica sia solo cattura del consenso non può non essere ammirato.

Qui però casca un asino bello grosso. Monti disse “il politico onesto è quello che prende decisioni utili”. Che ovviamente non vuol dire “va bene ladro, purché bravo”, ma semplicemente che l’onestà personale è un dato prepolitico, è una qualità intrinsecamente necessaria, ma non sufficiente: i danni di scelte sbagliate sono incommensurabilmente più grandi di qualunque ruberia personale. Per i due governi Conte, secondo molti, la lista dei danni è ricca e intensa: quota cento, il reddito di cittadinanza, il taglio del numero dei parlamentari, il superbonus 110%, la nazionalizzazione di Ilva e Alitalia, per fermarsi ai casi macro. Il governo Meloni, tanto per fare un confronto, è potenzialmente pericoloso e dedito all’occupazione del potere, ma finora non ha fatto provvedimenti di merito altrettanto devastanti di quelli citati prima.

Possiamo ritornare al punto di partenza: la questione morale è una questione politica? Non nel senso inteso nella pratica quotidiana, di rinfacciare gli incidenti di percorso all’avversario di turno, ma nel senso alto, come intendeva Berlinguer, sicuramente sì.

Domanda che s’intreccia con un altro dibattito, se sia meglio la società politica o la società civile. L’elettore ama pensare che la società sia meglio dei politici, perché così si autoassolve dagli effetti negativi delle proprie scelte elettorali. In realtà società politica e società civile sono esattamente la stessa cosa, la prima proviene dalla seconda e la rappresenta. A volte sono sovra rappresentati i tratti peggiori, a volte i migliori, ma il gioco di fondo non cambia. Per avere una migliore classe politica, ci vuole una società migliore. Avere una società migliore non è un risultato naturale: la natura spinge verso l’entropia sociale, altrimenti detto “la moneta cattiva scaccia quella buona”, famosa legge del banchiere inglese Sir Thomas Gresham (1519-1579).

Il politico che aspira non ad uno stipendio, ma a realizzare un progetto per la società, deve sapere che è un salmone che risale controcorrente e scegliere di nuotare comunque, nella convinzione che ne valga la pena.


*Componente della Assemblea Nazionale di Azione

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