Punture di spillo. Illusionisti del bitcoin in un mare di povertà
- a cura di Pietro Terna
- 1 giorno fa
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a cura di Pietro Terna

Leggiamo con qualche apprensione, dalla newsletter Macro del Sole24Ore dell’11 luglio, alcuni numerelli.[Il] Bitcoin supera per la prima volta i 118mila dollari, segnando un nuovo record storico. La capitalizzazione della principale criptovaluta ha toccato i 2.400 miliardi di dollari, portandola a competere con Amazon per il quinto posto tra gli asset finanziari più capitalizzati al mondo. In testa resta l’oro fisico, con un valore di mercato stimato in 22mila miliardi, seguito a distanza da Nvidia che, nelle ultime ore, ha oltrepassato per la prima volta la soglia dei 4mila miliardi di dollari.
Il confronto tra questi numeri da capogiro e la realtà dell’economia familiare di tantissime persone in difficoltà lascia senza fiato. Proviamo a guardarli da vicino uno per uno, per capire di che cosa si tratta.
Bitcoin a 118mila dollari, o un po’ di più o un po’ di meno, significa che esistono persone o società di capitali disposte a sborsare quella cifra per possedere una unità di conto in bitcoin, con cui… aspettare che aumenti ancora perché altri immaginano che accadrà la stessa cosa e continuano a comperare. Niente di diverso dalla storica vicenda dei bulbi di tulipani[1] nel Seicento, arrivati a valere migliaia di fiorini olandesi, quando il reddito medio annuo dell'epoca era di 150 fiorini. Poi tutto precipitò, ma almeno un bulbo da piantare in un vaso a qualcuno rimase… Sappiate che nel caso dei bitcoin, neanche quello.

Il totale dei bitcoin varrebbe 2.440 miliardi di dollari, più o meno quanto Amazon, numero che rappresenta un’altra misura senza significato concreto. L’oro dal canto suo ha un valore complessivo di 22mila miliardi di dollari. Se qualcuno provasse a venderne una quantità consistente, diciamo mille miliardi, secondo voi che fine farebbe il prezzo? Da paura… Chi mai potrebbe fare ciò? So di un signore negli Stati Uniti che potrebbe anche pensarci, dato che immagina di includere nella riserva federale cripto-cose, bitcoin, stablecoin, memecoin ecc., formando un bello zoo.[2] Un po’ scherzo, ma le preoccupazioni espressi da Lorenzo Bini Smaghi,[3] già componente dell’esecutivo della Banca Centrale Europea, non sono né scherzi né barzellette.[4]
Eccoci al quarto mucchio di soldi: Nvidia[5] vale 4mila miliardi! Di che cosa parliamo? Dell’azienda che produce componenti elettronici e anche software per far funzionare i computer con cui si produce l’intelligenza artificiale. Ma che cosa significa che valga così tanto, o che Amazon valga un po’ più della metà? Per confronto, Unicredit o Intesa Sanpaolo valgono intorno a 90 miliardi di euro ciascuno, Enel o Ferrari 80, Generali 50 e poi a scendere.[6] Se ci fossero notizie negative improvvise e qualcuno preso dal panico iniziasse a vendere, per Amazon o Nvida, seguite a precipizio da altri, accadrebbe come per i tulipani? No, quello vale per il bitcoin e un po’ per l’oro,[7] le schede informatiche di Nvidia e gli scaffaloni di Amazon a qualcosa servono. Ma… ne siamo proprio sicuri?
Ricchezze smodate per pochi intimi... che non pagano tasse
L’unica cosa di cui siamo sicuri è la povertà nel mondo, e anche nella benestante Italia, dove 5,7 milioni di persone vivono in povertà assoluta.[8] A questo occorre pensare ogni giorno. Sette grandi economisti – Daron Acemoglu (MIT), Premio Nobel per l'Economia 2024; George Akerlof (Georgetown), Premio Nobel per l'Economia 2001; Abhijit Banerjee (MIT), Premio Nobel per l'Economia 2019; Esther Duflo (Collège de France e MIT), Premio Nobel per l'Economia 2019; Simon Johnson (MIT), Premio Nobel per l'Economia 2024; Paul Krugman (CUNY), Premio Nobel per l'Economia 2008; Joseph Stiglitz (Columbia), Premio Nobel per l'Economia 2001 – hanno firmato su Le Monde del 7 luglio[9] un appello il cui inizio è sufficiente a rendersi conto del seguito:
Non sono mai stati così ricchi, eppure contribuiscono poco, in relazione alle loro capacità, agli oneri comuni: da Bernard Arnault a Elon Musk, i miliardari hanno aliquote fiscali effettive inferiori a quelle del contribuente medio.
Una ricerca pionieristica condotta in collaborazione con le autorità fiscali di diversi Paesi mostra che gli ultraricchi pagano tra lo 0% e lo 0,6% della loro ricchezza in termini di imposta sul reddito individuale. Circa lo 0,6% in un Paese come gli Stati Uniti e lo 0,1% in un Paese come la Francia.
Tutti dovremmo coalizzarci, al di là delle posizioni politiche, per affrontare questa enormità, con la certezza che non agendo la direzione sarà sempre più quella delle grandi concentrazioni di soldi e potere.
Vale anche, o in particolare, per chi produce l’intelligenza artificiale. Indiscrezioni[10] su OpenAI segnalano che l’azienda vuol completare il suo sistema produttivo con una rete sociale con cui catturare gli utenti, legandoli alla propria offerta di prodotti grazie al fatto che chi usa una rete sociale difficilmente la lascia, perché lì ci sono i suoi collegamenti. Del resto, Elon Musk con X[11] e Grok sta facendo proprio quello! Personalmente vorrei lasciare X e utilizzare soltanto Mastodon[12] e Bluesky che sono open, ma tante persone che conosco sono su X. Ecco quel che ha in mente Sam Altman di OpenAI: catturare clienti legati a doppio filo.

L'anarchia gentile di Via Del campo
Che cosa ci dice il nostro baccelliere di musica? Eccolo.
Davvero viviamo tempi bui[13]. Sono i tempi di un inquietante paradosso. Attribuiamo un valore incommensurabile a entità che non servono a nulla. E sminuiamo ciò che invece serve, a cominciare dal lavoro - che era e resta un fattore produttivo. I bitcoin sono la più lampante prova di questa contraddizione. A un valore d’uso pressoché nullo corrisponde un valore monetario incredibilmente alto e in costante crescita. Non sarebbe un problema se questo abbaglio riguardasse solo chi ci crede. Al contrario i rischi, in una società globalizzata e interconnessa, riguardano tutti. Verrebbe da chiedersi che cosa ne penserebbe un anarchico gentile come Fabrizio De André. De André cantava la comunità marginalizzata della Città vecchia,[14] e soprattutto aveva la capacità riportare tutto a casa[15] con un verso. In questo senso l’ultima strofa di Via del campo,[16] non è soltanto ingenuità. Viene un momento in cui le ragioni del vivere - avere delle aspettative, lavorare arrivando alla fine del mese, poter scegliere, ciò che pomposamente ma non troppo chiamiamo ricerca della felicità - prevalgono su quelle degli affari, della moltiplicazione del denaro. Avremmo bisogno di anarchici gentili, capaci di proiettarci in una prospettiva diversa, in modo che anche noi siamo in grado di voltare la carta.[17]
Note
[2] https://www.project-syndicate.org/commentary/trump-bitcoin-reserve-tariffs-future-of-dollar-by-carla-norrlof-2025-03/italian
[6] Per un elenco relativo alla borsa italiana vedere https://mercati.ilsole24ore.com/azioni/classifiche/capitalizzazione-piazza-affari
[7] Consiglio vivamente la lettura del piccolo succoso libro di Salvatore Rossi, già direttore generale della Banca d’Italia, intitolato Oro, https://www.mulino.it/isbn/9788815274144. Nell’ultima di copertina ricorda che Keynes considerava l’oro un residuo barbarico. Vale perché sempre stato così, ma perché è stato sempre così?
[9] https://www.lemonde.fr/idees/article/2025/07/07/avec-l-impot-sur-les-ultrariches-la-france-peut-montrer-la-voie-au-reste-du-monde-le-plaidoyer-de-sept-prix-nobel-d-economie-pour-la-taxe-zucman_6619619_3232.html
[13] Lo diceva Bertold Brecht https://poesiainrete.com/2021/05/26/a-coloro-che-verranno-bertolt-brecht/
[14] https://youtu.be/r2L5MJdTCFI?si=Dt5FXhypLIUYSR_9 questa versione dal vivo degli anni ‘90 testimonia della capacità che aveva De André di arricchire il proprio repertorio con inflessioni e sottigliezze musicali.
[15] come direbbe Bob Dylan.
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