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Alberto Trentini, 242 giorni nelle carceri venezuelane


L'accorato appello della madre di Alberto Trentini è partito dal Gazzettino di Venezia, cioè dalla sua città, per poi essere ripreso dalle agenzie di stampa. In lacrime, Armanda Colusso Trentini ha ricordato il dramma del figlio, detenuto da otto mesi in un carcere del Venezuela. A Roma per partecipare a un sit-in davanti al Tribunale di Roma, dove si è svolta un'udienza sulla morte di Giulio Regeni, la donna non ha esitato a denunciare l'allucinante situazione che si nutre, paradossalmente, anche della indifferenza del governo e del silenzio della stessa presidente del Consiglio, che mesi fa le aveva garantito il suo impegno.

L'iniziativa di Armanda Colusso Trentini è stata ripresa oggi, 15 luglio, dall'edizione on line del quotidiano venezuelano El Nacional, tradizionalmente critico verso il governo Maduro. Posizione ribadita con la segnalazione che "l'arresto di Trentini è avvolto in circostanze poco chiare e lo stesso governo italiano ha fornito pochi dettagli sul caso, considerandolo una questione complessa, mentre continuano i contatti per la sua liberazione". Il quotidiano ha citato inoltre le dichiarazioni di Elly Schlein, leader del Partito Democratico all'opposizione, secondo cui "l'unica colpa di Alberto Trentini è stata la sua generosità nel voler aiutare i più bisognosi. Questo silenzio non può continuare. È necessario un impegno concreto da parte del governo e di chi è al potere (...) sono passati otto mesi, il governo svizzero si è mobilitato per liberare la persona che era detenuta con Alberto Trentini e quella persona ha denunciato sofferenze indicibili all'interno di quel carcere", Sempre oggi, il quotidiano ha aperto l'edizione con la denuncia di Amnesty International sulle sparizioni forzate in Venezuela, autentici crimini contro l'umanità. L'organizzazione umanitaria ha ìchiesto alle autorità di rilasciare tutti coloro che sono detenuti arbitrariamente, di consentire l'accesso agli osservatori internazionali e di garantire giustizia e riparazione alle vittime e alle loro famiglie. In proposito, Amnesty International ha analizzato 15 casi di sparizioni forzate avvenute tra luglio 2024 e giugno 2025, periodo in cui la repressione statale si è intensificata dopo i brogli elettorali attribuito alla presidenza e al governo di Nicolás Maduro. La ricerca mostra che la pratica della sparizione forzata in Venezuela soddisfa i criteri stabiliti dal diritto internazionale per classificare i casi come crimini contro l'umanità.

Nelle parole di Amnesty International, prosegue El Nacional si tratta di "una linea di condotta organizzata, con un modello regolare, basata su una politica comune e che coinvolge significative risorse pubbliche e private". Uno dei fattori più gravi identificati dall'organizzazione è la partecipazione attiva delle agenzie statali, come il Servizio di Intelligence Nazionale Bolivariano, la Direzione Generale del Controspionaggio Militare, la Guardia Nazionale Bolivariana e il Servizio Amministrativo di Identificazione, Migrazione e Stranieri.

In molti casi, gli arresti sono stati effettuati senza mandato, con agenti in uniforme o in borghese, e con il successivo rifiuto di riconoscere l'arresto o di rivelare il luogo in cui si trovavano le vittime".

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