Punture di spillo. Con l'IA chi decide, il privato per tutti?
- a cura di Pietro Terna
- 24 set
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 25 set
a cura di Pietro Terna

Tutti, salvo gli imprevidenti e gli innocenti, fanno piani,[1] certo più o meno strutturati e rivolti a obiettivi precisi. Riprendendo l’aforisma di Luigi Einaudi, tutti dobbiamo farne. Anzi, con l’IA che ci investe con la rapidità dei cambiamenti, è urgente farli.
A chi competono i programmi, i piani di fronte al cambiamento e che cosa riguardano? Partiamo da temi vicini come famiglie, scuola, sanità ed estendiamo il ragionamento ai temi generali dell’economia mondiale, pensando a una nuova epoca di scelte collettive ragionate, fatta di interventi normativi, indirizzi per le scelte economiche, incentivi e imposte in un quadro coerente di ragionamenti, all’opposto del metodo del capriccio contingente e della rivalsa con cui procede l’amministrazione Trump.
Un'occhiata al passato: dalle scelte dell'Urss ai progetti degli Usa
Partiamo da lontano e torniamo indietro di oltre sessant'anni: nell'ottobre del 1961, in tempo per l'apertura del XXII Congresso del Partito comunista dell'Unione Sovietica, con Nikita Kruscev segretario generale, il Consiglio della cibernetica dell'Accademia delle scienze sovietica pubblicò il volume intitolato La cibernetica al servizio del comunismo.[2] Una grande ricerca che descriveva gli enormi vantaggi dell'applicazione dei computer e dei modelli cibernetici – ora diremmo: dell’intelligenza artificiale – in un'ampia gamma di campi, dalla biologia alla medicina, al controllo della produzione, ai trasporti, alla guida dell'economia.

In particolare, interpretava l'intera economia sovietica come «un sistema cibernetico complesso, che incorpora un numero enorme di cicli di controllo interconnessi». Quelle idee, proposte nel sistema dell'Urss, fallirono. Non si trattò solo di problemi di calcolo, almeno parzialmente risolvibili, ma di una profonda controversia sul potere nella pianificazione, che bloccò l’iniziativa sul nascere.[3]
Negli Stati Uniti il progetto della cibernetica al servizio del comunismo fu preso molto sul serio, tanto che in pochi mesi (la data è 1962, amministrazione J.K. Kennedy) risultò disponibile una traduzione di notevole qualità che presentò quelle ricerche in un dattiloscritto di 435 pagine, in vendita per 22,25 dollari – notare la precisione – che corrispondono a circa 240 dollari attuali. Il lavoro, curato dallo U. S. Department of Commerce, è difficilmente reperibile, anche per motivi di conservazione, trattandosi di un dattiloscritto; avendolo ricevuto grazie a un prestito interbibliotecario internazionale, ne ho riportato online la parte collegata all’economia.[4]
Un esempio di modernità:[5] «Con la completa automazione delle attività amministrative e di controllo, la corrispondenza ingombrante e prolungata tra le istituzioni sarà sostituita dallo scambio di comunicazioni telefoniche, telegrafiche o televisive con registrazione automatica ed elaborazione delle informazioni in arrivo tramite computer e loro archiviazione in dispositivi di memoria» [nostro corsivo]. Non è così che opera la moderna rete di una multinazionale, Amazon per prima?
Non demonizziamo il mercato, ma regoliamolo
Ora, 2025, la costruzione di una struttura economica gestita con l’ausilio dell'intelligenza artificiale è nel novero del possibile e il mondo economico si sta muovendo in modo silenzioso e accelerato verso nuove strutture di scelta e pianificazione dell’attività nelle grandi organizzazioni economiche. Ma chi decide e per chi? Amazon per tutti?
La sfida tra capitalismo e socialismo, apertissima nel 1961, è stata vinta con grande distacco – per la disponibilità di beni – dal capitalismo che si è avvalso del mercato come di una gigantesca macchina calcolatrice che collega produzione e domanda, fatti salvi le interferenze indotte dalla invadenza del marketing. Ma quella macchina calcolatrice ignora l’uguaglianza e i problemi delle persone, qui e soprattutto nel mondo. Dall’incipit del libro Économie du bien commun di Jean Tirole[6], economista nell’università di Toulouse e premio Nobel per l’economia nel 2014:

Il mercato, vincitore della competizione tra sistemi economici, si trova oggi contestato da tutte le parti. Lo si accusa di generare disuguaglianze, di minacciare la coesione sociale, di sacrificare l’avvenire delle prossime generazioni e di non preoccuparsi che dell’interesse privato. Il dibattito pubblico oscilla così tra l’idealizzazione e il rifiuto del mercato, senza affrontare realmente la questione dei suoi limiti e delle condizioni del suo buon funzionamento.
Tirole chiarisce che non si tratta di accettare o rifiutare in blocco il mercato, ma di capirne i limiti e governarlo. Una sua frase riassume bene il punto: «Il mercato è uno strumento potente, ma non sufficiente. Perché funzioni nell’interesse generale, occorre che sia incorniciato da istituzioni, regole e politiche pubbliche che correggano i suoi insuccessi». In particolare: limitare gli abusi di potere economico, garantire concorrenza leale, integrare beni pubblici e beni comuni (ambiente, conoscenza, coesione sociale).
"Riprendiamo il dialogo, autocrati e finti democratici non sono eterni"
Ritorniamo all’elenco che muove dai problemi vicini, quelli delle famiglie come le abitazioni, i redditi minimi, la sicurezza per il futuro, la scuola, la sanità e ragioniamo su una nuova epoca di scelte collettive. Ragioniamo sulla nostra economia locale, che ha dei punti di forza ancora per qualche tempo per affrontare il grande tema della produzione delle macchine e delle macchine che creano le macchine,[7] con interventi economici mirati e interventi formativi innovativi, insieme a una politica del lavoro, come remunerazione e tempo. È la progettazione del futuro e del cambiamento!
Ad altri livelli possiamo tutti a concorrere ad affrontare gli equilibri e i disequilibri del Mondo, con un dialogo che deve comprendere i grandi sistemi di aggregazione: come l’Europa, chissà in futuro con la Russia; gli attuali BRICS[8] con Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica e via via Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia, Iran, Indonesia; gli Stati Uniti; l’Unione africana.[9] Suvvia, consideriamo il dialogo come strumento fondamentale: Trump non è eterno e una crisi economica seppellirà il trumpismo!
Riassumendo: programmazione come sistema di premi e penalità che rinforzano la macchina calcolatrice del mercato, per indurre quelle scelte che non emergono spontaneamente: la Cina lo sta facendo, con successi (l’auto elettrica) e clamorosi errori (l’edilizia). Impariamo anche da quello. Impariamo dal pessimo funzionamento del piano europeo per l’auto elettrica, introdotto senza la capacità di negoziare i passaggi necessari con tutte le parti coinvolte, non solo economicamente.

L'opera rivoluzionaria di Berlioz
Chiediamo al baccelliere di musica che conclude le punture di spillo di aiutarci a riflettere. Lo fa da par suo, con una apparente svolta che è una importante digressione. Ci propone così un brano musicale straordinario in cui la danza delle streghe richiama il Giorno dell’ira, the Day of Wrath. Ora è quello delle scelte dissennate che arrivano da oltre Atlantico, ma passiamo davvero al baccelliere.
In genere i musicisti, in particolare i compositori, hanno un piano. Il piano inteso come pianoforte è lo strumento dei compositori. L’alto saxofonista Phil Woods sosteneva che anche i non pianisti dovessero sedersi alla tastiera come se fosse cosa loro. Perché il pianoforte contiene, in qualche modo possiede, la musica. E quindi è di tutti. Poi però ci sono le eccezioni eclatanti come Hector Berlioz. Berlioz è stato un grande compositore. Era nato nel 1803 a La Côte Saint André. Era figlio di un apprezzato medico, di cui aveva incominciato a seguire le orme, salvo abbandonare presto l’università per la musica. Il suo rapporto con il conservatorio fu abbastanza travagliato e soprattutto non imparò mai a suonare il piano.
Componeva con la chitarra. Chi leggesse Invettive musicali di Nicolas Slominsky,[10] vedrà come la sua musica sia stata paragonata a “farfugliamenti di un grande babbuino”. Nonostante l’opinione di alcuni contemporanei, Berlioz fu apprezzato ed ammirato da colleghi come Liszt, Wagner e Paganini,[11] grazie ad una visione della musica che si poneva modernamente oltre il romanticismo. La sua Symphonie fantastique[12] è un capolavoro. Berlioz fu anche critico e musicologo. In particolare, fu autore di un Grande trattato di strumentazione e orchestrazione, considerato un’opera rivoluzionaria che ha posto le basi della moderna orchestrazione. A dimostrazione che, malgrado tutto, anche Berlioz aveva un piano.
Note
[1] Da Luigi Einaudi, Di Ezio Vanoni e del suo piano, https://www.luigieinaudi.it/doc/di-ezio-vanoni-e-del-suo-piano/
[2] Berg A.I. (a cura di) (1961). Cybernetics at the service of communism – USSR, Cybernetics Council of the Soviet Academy of Sciences, Moscow/Leningrad. Traduzione pubblicata da: Office of Technical Services, U. S. Department of Commerce, Washington, D. C., 1962.
[3] Gerovitch S. (2008). InterNyet: why the Soviet Union did not build a nationwide computer network. History and Technology, 24(4):335–350. Online a http://web.mit.edu/slava/homepage/articles/Gerovitch-InterNyet.pdf
[4] Alcuni capitoli di Berg (1961) sono online, a cura di chi scrive, a https://terna.to.it/CybCom/
[5] Da Cybernetics and Control of the National Economy a https://terna.to.it/CybCom/280-300 Cybernetics and Control of the National Economy.pdf, p. 296, «With complete automation of administrative-control work an exchange of telephone, telegraph or television transmissions with automatic recording and processing of incoming information by means of computers and storage of them in memory apparatus will occur in place of the cumbersome and prolonged correspondence between institutions».
[6] Tirole, J. (2016), Économie du bien commun. Paris: Presses Universitaires de France, e (2017), Economia del bene comune. Milano: Laterza.
[7] Rimando a Punture di spillo. Le macchine, noi e le conseguenze complicate, https://www.laportadivetro.com/post/punture-di-spillo-le-macchine-noi-e-le-conseguenze-complicate
[10] si permetta una piccola autocitazione https://www.laportadivetro.com/post/per-passione-non-solo-musica-e-parole-17
[11] Paganini ebbe a dire che vedeva in Berlioz la reincarnazione di Beethoven.
[12] Di cui si può ascoltare qui un movimento https://youtu.be/5n7qfRNzS3s?si=M0dcahvwfSpaSWuk













































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