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Per passione, non solo musica e parole...

Celebriamo il suono del saxofono


a cura del Baccelliere


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Questa rubrica si occupa di passione e la passione segue vie imperscrutabili. Giovedì scorso, 6 novembre, è stato celebrato il World Saxophone Day, la giornata mondiale del saxofono [1]. Il 6 novembre 1814, quando era appena cominciato il Congresso di Vienna, a Dinant in Belgio nacque Adolphe Sax. Ad Adolphe Sax si deve l’invenzione del saxofono. Già suo padre, Charles-Joseph, costruiva flauti, clarinetti, fagotti. Adolphe ereditò da lui una passione proto ingegneristica e dopo aver dato vita ad altri progetti, nel 1846, trasferitosi a Parigi, brevettò il saxofono.

Sax aveva in mente le bande militari ottocentesche, dove occorreva mettere insieme la potenza degli ottoni e l’agilità dei legni. Il sax può essere considerato il primo strumento “moderno”, grazie allo studio di soluzioni acustiche e costruttive innovative. È frutto di una progettazione razionale e scientifica. La forma, le dimensioni dei fori derivano da calcoli acustici e non da tentativi empirici. Una genesi positivista. Ha il bocchino ad ancia singola come i legni e il corpo conico, di metallo, come gli ottoni. A chiudere i fori sono chiavi e tamponi che si adagiano su camini.

In prima istanza, il successo - anche accademico - del sax sarebbe stato testimoniato dalle parole spese da Hector Berlioz nel celebre Trattato di strumentazione nonché dall’ingresso dello studio dello strumento nel Conservatorio a Parigi, avvenuto nel 1857 sotto la guida dello stesso Sax.

Quello che Adolphe non immaginava era che la fortuna della sua creatura sarebbe avvenuta al di là dell’Oceano. Nel jazz il sax avrebbe avuto trovato il suo suono, anzi i suoi suoni. La voce del sax è infatti plasmata dall’esecutore. Può essere un urlo o una nota soffiata, dolcezza o disperazione.

Il World Saxophone Day ci ricorda quanto la musica debba a questo strumento. Il Novecento, secolo breve la cui lunga ombra si proietta fino a noi, è stato - anche - il secolo del sax. Il sax entra un po’ ovunque. Nella musica colta con Scaramouche [2] di Darius Milhaud. Nel jazz agli albori con il largo vibrato di Sidney Bechet [3]. In quello moderno con il sound limpido di Stan Getz [4]. C’è il sax nelle sequenze della Pantera Rosa e negli sforzi dell’ispettore Clouseau [5].

Fra gli anni settanta e gli anni ottanta la pop music trasformò il sax in una sorta di spezia, una rucola musicale che inflazionò il sound e che ne avrebbe consigliato un impiego più parsimonioso negli anni a venire [6].

Il sax si è affacciato al nuovo millennio in ottima salute. Un po’ in disuso nella musica di consumo, trova però grande impiego nel jazz. Si diceva della passione e qui siamo in tema. Basta vedere quanti gruppi sui social network, quanti blog e quanti forum sono dedicati al saxofono. Sono questi la forza del sax. Guardate questi musicisti quando sfilano con la banda e capirete dove risiede la potenza ancestrale di questo strumento. Sono la base su cui poggiano i capolavori contemporanei come The epic [7], che Kamasi Washington ha realizzato nel 2015. A riprova che, passato il 6 novembre, ogni giorno è buono per essere dedicato al sax.


Note

[1] Chi scrive invita tutti a chiamare lo strumento saxofono evitando versioni edulcorate come sassofono. Il fatto che i programmi di videoscrittura sottolineino in rosso il primo invece del secondo non fa che rafforzare questa convinzione.

[5] Per molti ha rappresentato l’iniziazione al suono del sax tenore e di questo siamo grati alla genialità di Henry Mancini, autore della colonna sonora https://youtu.be/3Lxqjzik-8w?si=R_7pSmDJ95dx3wn6

[6] Epocale fu il successo di Gerry Rafferty Baker Street https://youtu.be/Fo6aKnRnBxM?si=bJn9dfoON_6TTI_m

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