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Omicron, nuove regole pandemiche: l’obbligo vaccinazione è ancora tabù?

di Giuseppina Viberti e Germana Zollesi |


Le ondate non sono solo epidemiche, ma riguardano anche l’isterismo che accompagna tutta la nostra società, dal politico, all’uomo qualunque. Ne consegue un senso di frustrazione che non permette più di ragionare con lucidità lasciando spazio a ipotesi strampalate.

La campagna vaccinale prosegue a ritmo serrato in Italia. Al 28 dicembre sono state somministrate 108.948.819 dosi; i vaccinati con più di 5 anni sono 46.263.404, mentre 17.662.472 sono le terze dosi. I dati sono destinati ad aumentare di giorno in giorno, anche se rimane sempre uno “zoccolo duro “ di circa 6 milioni di “no vax” che non riconoscono l’utilità della vaccinazione. Conversioni e desiderata dei “no vax”

Tuttavia, si profila più di un “irriducibile” disponibili a vaccinarsi con il nuovo prodotto Novavax, perché sviluppato su base proteica e non a mRNA (come Moderna e Pfizer). Gli stessi, se interpellati, non sono però in grado di spiegare scientificamente perché hanno questo convincimento. Naturalmente le scorte dei vaccini ad mRNA sono notevoli e quindi per vaccinare i “no vax convertiti” il governo dovrebbe acquistare dosi dedicate a queste persone con notevole impegno economico scatenando una discussione nella quale è il soggetto che sceglie il vaccino in base ai propri desiderata e non il Comitato Tecnico Scientifico, il Ministero della Salute e il Governo. Ciò è un ulteriore segno della scarsa fiducia nelle istituzioni da parte di una minoranza molto rumorosa. In ogni caso il generale Figliuolo ha assicurato che a fine gennaio Novavax arriverà anche in Italia e quindi vedremo… Da alcuni giorni assistiamo ad una “follia collettiva” di persone vaccinate e non che affrontano ore di attesa davanti alle farmacie per fare un tampone antigenico che fotografa la situazione di quel preciso momento solo per sedare la propria ansia, anche se è probabile che vi sia più pericolo a stare in coda per il tampone che non a svolgere le normali attività con le dovute precauzioni. Ma i meccanismi che regolano la psicologia di massa continuano a conservare numerosi lati oscuri. Sindrome da contagio e contagio reale

Nelle ultime settimane, con l’ascesa dei contagi e la diffusione della variante Omicron, gli hotspot degli ospedali pubblici e dei centri privati sono oberati di lavoro. La domanda stringente è quella di eseguire il tampone antigenico o molecolare a titolo gratuito. Comprensibile per l’ennesima ondata di Coronavirus cui siamo sottoposti. Molto meno comprensibile se non si accusano sintomi, ma si teme che un incontro casuale e fugace possa determinare il contagio… Morale: i Pronto Soccorso, che eseguono al triage prima un tampone antigenico rapido, poi il tampone molecolare, sono allo stremo.

Una condizione che si profila anche per i reparti, se si è ricoverati, dove si esegue il controllo del tampone molecolare ogni 24-48 ore. Di conseguenza tutti gli ospedali piemontesi hanno ridotto al minimo l’attività chirurgica, affrontando solo le urgenze e gli interventi oncologici non differibili. Aggiungiamo un ulteriore dato: circa l’80% dei ricoverati affetti da Covid sono non vaccinati o vaccinati con gravi patologie concomitanti. Nel giorno di Santo Stefano, il Piemonte aveva le terapie intensive occupate per il 14% (target 10%) e i reparti Covid per il 17%(target 15%). In altri termini, si è prossimi alle soglie di allarme e di sostenibilità. E non è un commento gratuito: il 20 dicembre, la Flash Survey, voluta dall’Istituto superiore di Sanità, ha evidenziato che su 2.000 tamponi eseguiti in 18 regioni e PA, Omicron è presente nel 28% dei casi (i dati ufficiali saranno pubblicati oggi). Ma dalle prime stime attendibili si valuta che Omicron sia la metà dei casi e sostituirà entro gennaio la variante Delta. Andare oltre il nazional-tamponificio

Omicron causa sintomi molti leggeri nei vaccinati (raffreddore, tosse, dolori articolari) che obbliga famigliari e contatti stretti a una quarantena di 7 giorni. La variante è molto più contagiosa e, proseguendo in questo modo, con 100.000 contagi previsti il 10 gennaio alla riapertura delle scuole, di fatto ci sarà un lockdown per tutti vaccinati e non vaccinati.Dunque, sarà opportuno rivedere le regole della quarantena per i vaccinati che dovrebbe essere ridotta o addirittura abolita in quanto la domanda che si fa largo tra i cittadini è quanto mai coerente: perché tre dosi di vaccino, forse quattro tra qualche mese, se poi la nostra vita è condizionata come quella dei no vax? Per contrasto, i no vax si sentono autorizzati a sostenere che la vaccinazione è inutile.

Poiché i dati della scienza e il buon senso devono prevalere, è necessario stabilire regole chiare e differenziate per i vaccinati e i non vaccinati, e spiegare chiaramente alla popolazione che l’esecuzione dei tamponi fotografa la situazione del momento. Inoltre, con i tamponi antigenici, che hanno una sensibilità scarsa (50-60%, solo quelli di terza generazione possono arrivare all’80-90%), non si ha alcuna patente di negatività per poter andare a cene e feste natalizie di grandi dimensioni. Lo stesso tampone molecolare, che pur ha una sensibilità nella misura di oltre il 90%, può modificarsi di segno nell’arco di poche ore da uno negativo, quindi sono sempre consigliabili le mascherine, distanziamento, “fuga” da assembramenti e contatti stretti con persone non vaccinate. Un altro elemento non secondario che spiega l’intasamento degli ospedali in cui, come già detto, i reparti di chirurgia lavorano solo per le urgenze per dirottare il personale nei centri vaccinali, è il ridotto numero di persone curato a domicilio dal proprio medico di medicina generale. E qui sorge spontanea anche un’altra domanda: perché ai medici di famiglia non si chiede l’obbligatorietà nella campagna vaccinale, anziché la disponibilità su base volontaria? Su un altro piano, i laboratori analisi devono mantenere le linee analitiche per tutta la diagnostica di base e specialistica, e l’attività per l’analisi di quantità inaudite di tamponi molecolari e antigenici (rispetto alle dimensioni della struttura si va da 300 tamponi al giorno a oltre 1.000). Un lavoro espletato con sacrificio per la perdurante carenza di personale (in parte sospeso per assenza di vaccinazione, quarantene, malattia, ecc) che non viene sostituito poiché il mercato è altrettanto carente di infermieri, tecnici di laboratorio, operatori socio sanitari e medici. È il momento della vaccinazione obbligatoria?

Di fronte ad una realtà che sta per diventare ingestibile e fuori controllo, servono regole nuove per la gestione della fase pandemica attuale? Crediamo assolutamente che sia necessario riconoscere che il virus è mutato è sta per configurarsi in una malattia simil-influenzale nei vaccinati e quindi è doveroso affrontare la questione – diventata vulnus – della vaccinazione obbligatoria. Infine, è necessario vaccinare tutta la popolazione mondiale, in particolare, l’Africa e tutti i Paesi più in difficoltà, perché il virus muta dove trova meno persone vaccinate e continuerà a diffondersi con nuove e diverse manifestazioni cliniche che non sono prevedibili. Nell’attesa di farmaci miracolosi, occorre ricordare come qualsivoglia epidemia cresce in proporzione dei contatti. Le autorità scientifiche sono in primo luogo chiamate a informare correttamente, mentre i governi dei diversi Stati sono quindi chiamati ad adottare misure adeguate (la Finlandia chiude le frontiere ai non vaccinati, l’Equador ha reso obbligatorio il vaccino anche ai bambini con più di 5 anni… ognuno persegue una sua strada), ma il vero nodo risiede nella capacità di tutta la popolazione ad adottare comportamenti responsabili. Al contrario, se le notizie sono confuse e chi governa non riesce a definire le priorità da seguire, diventa impervio per i singoli individui perseguire comportamenti razionali. Il virus però non segue le disposizioni burocratiche e non rispetta i tempi di emanazione delle norme, quindi logica vorrebbe che ognuno di noi mantenesse alta e costante l’attenzione sulle norme igieniche, osservando con scrupolo il distanziamento sociale e riducendo al minimo i contatti non necessari. Nel mentre, il mondo scientifico, con l’enorme massa di informazioni che sta acculando sulla pandemia e i progressi della ricerca, potrà sicuramente fornire altre armi efficaci a contrastare il virus. La disponibilità di nuove forme di contrasto dovrà avere persone qualificate che le sappiano utilizzare.

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