Nei "silenzi" e nell'azione la superiorità storica di Israele
- Michele Corrado
- 2 ago 2024
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di Michele Corrado*

In due giorni gli israeliani sono riusciti a concretizzare due spettacolari azioni che hanno portato all’uccisione del Capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e del responsabile delle azioni militari di Hezbollah, Fuad Shukr. Il primo è stato colpito in una residenza di Teheran, l’altro nella sede di Hezbollah a Beirut. Queste due azioni dimostrano il ritorno delle capacità letali israeliane che, sostenute da una intelligence che pareva essere in crisi dopo gli avvenimenti del 7 ottobre scorso, ne hanno dimostrato ancora una volta la assoluta determinazione.
Per mezzo di missili che hanno colpito con estrema precisione gli obiettivi assegnati, gli israeliani hanno ribadito le loro perduranti capacità di intervento insieme alla inesistenza del fattore “tempo”: oggi, o fra dieci anni, loro non dimenticano.
Per noi europei, dove il tempo può rappresentare la soluzione di ogni evento, è un traumatico rientro nella realtà di tali avvenimenti.
L’insieme di targeting e intelligence (come colpire un obiettivo ed informazioni relative alla selezione di un obiettivo), hanno determinato, in territorio estero, la soppressione di elementi avversari di spicco che si consideravano, almeno in quelle sedi, in ragionevole sicurezza.
Il fatto che tali attacchi siano avvenuti con successo malgrado abbiano colpito siti che i rispettivi Paesi ritenevano sicuri dimostrano il divario di capacità fra il livello tecnologico israeliano e i suoi avversari.
Questo indipendentemente dall’orientamento dei vertici politici. Tali capacità non si realizzano in tempi limitati e con limitate risorse, ma presuppongono un costante livello di preparazione e ricerca che può permettersi solo un Paese sotto costante minaccia avversaria. Qui risiede la superiorità del modello israeliano che gioco forza non può abbandonare pena la sua stessa sopravvivenza.
Risulta per noi difficilmente comprensibile questo stato di cose che si basa fondamentalmente su una supremazia economica e militare finalizzata a imporre un primato sui propri nemici.
Il problema degli israeliani è rappresentato dalla mancanza di alternativa. Visto il posizionamento del loro territorio, le limitate dimensioni e l’atteggiamento dei Paesi confinanti, se vogliono sopravvivere debbono essere disposti a combattere in ogni momento. Qualsiasi disattenzione - senza entrare nel merito politico dei comportamenti che ci costringerebbe ad allargare il campo di analisi - viene immediatamente sanzionata, come avvenuto lo scorso 7 ottobre.
Va poi considerato che, paradossalmente, gli israeliani hanno capacità militari offensive reali e non le utilizzano; mentre i suoi nemici non le posseggono, ma cercano in ogni modo di averle, senza riuscirci.
Militarmente, il Teatro Operativo medio-orientale è un unicum che si rinnova costantemente dal 1948 e che non pare essere replicabile in altri contesti. Questo per sottolineare che le considerazioni che si possono fare valgono sostanzialmente solo per Israele e non possono essere traslate in altri contesti.
*Col. (Aus.) Esercito Italiano
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