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"Natale" d'oro per i mercanti di armi: boom di ricavi nel 2024, 679 miliardi di dollari

"Armiamoci e vendete"... dalla relazione SIPRI

di Gianni Alioti


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Come riporta l’annuale relazione del SIPRI (Top 100 Arms - producing and military services companies, 2024) [1] pubblicato a inizio dicembre 2025, le prime 100 aziende mondiali per fatturato militare hanno raggiunto, nel 2024, la cifra record di 679 miliardi di dollari di ricavi relativi al business degli armamenti.

Un record destinato ad essere ben presto superato, per effetto della folle corsa al riarmo da parte degli Stati (quelli europei in testa) e delle migliaia di miliardi che i mercati finanziari stanno facendo affluire, attraverso le Borse, all’industria bellica.

Dieci anni fa (2015), i ricavi militari delle Top 100 (comprendenti anche le aziende cinesi) erano di 448 miliardi di dollari a prezzi correnti. In una decade sono cresciuti del 52% (il 26% al netto dell’inflazione), smentendo la narrazione bellicista di un prolungato periodo di sotto-investimento nel campo degli armamenti e di un freno al consolidamento della Difesa.

Per rendersi conto dei trilioni di dollari spesi in armamenti dal 2015 al 2024, basta osservare un grafico elaborato dalla Reuters su dati SIPRI, che mostra l'ammontare complessivo dei ricavi militari delle prime 100 aziende al mondo, raggruppate in base al paese di appartenenza.

Come si vede le aziende statunitensi nelle Top 100 hanno fatturato in ambito militare, nel decennio considerato, oltre 3,2 trilioni di dollari. Le aziende cinesi si sono avvicinate a un trilione di dollari, mentre quelle europee - considerate nel loro insieme - lo superano abbondantemente (circa il 40% di questa quota è attribuibile al Regno Unito). Stiamo parlando di ingenti risorse già spese in armi che superano di molto i 5 mila miliardi di euro (altro che “dividendo della pace”).

 

Fonte: Reuters su dati SIPRI
Fonte: Reuters su dati SIPRI

A conferma dell’elevata concentrazione del business degli armamenti, le prime cinque aziende al mondo Lockheed Martin, RTX, Northrop Grumman, BAE Systems e General Dynamics, tutte made in Usa tranne la British BAE, hanno registrato nel 2024 ricavi pari a 214 miliardi di dollari, circa un terzo del fatturato totale delle prime 100.

Sebbene le aziende americane rimangano dominanti, hanno però rallentato la loro crescita, a vantaggio (come risulta dal secondo grafico) delle aziende giapponesi e sudcoreane, di quelle europee (in particolare tedesche, francesi e italiane), di quelle russe e israeliane (i cui paesi sono entrambi coinvolti in conflitti armati), di quelle turche e indiane. Tra i maggiori beneficiari delle guerre e del riarmo troviamo anche le aziende di altri paesi asiatici (Indonesia, Singapore e Taiwan) ed europei (Norvegia, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia e Ucraina), che il SIPRI per ragioni di dimensione ha raggruppato nella voce “Other”. Le uniche eccezioni sono le aziende cinesi, che nel 2024 hanno ridotto i loro ricavi a causa di accuse di corruzione che hanno ritardato o annullato importanti contratti di appalto.

Nonostante questo risultato negativo la Cina si conferma, con 8 aziende nella Top 100, il secondo paese dopo gli Usa (39 aziende) per numero di imprese e fatturato militare, se non consideriamo la UE congiuntamente.

 

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L’Europa, considerata come regione (UE più Norvegia, UK e Ucraina; ma senza Russia e Turchia), piazza 26 aziende nelle Top 100, con un fatturato complessivo di 151 miliardi di dollari. Una crescita media del 13% rispetto al 2023. L'azienda ceca Czechoslovak Group con 3,6 miliardi di dollari ha triplicato i suoi ricavi rispetto l’anno precedente, registrando il più forte aumento percentuale dei ricavi derivanti dal settore delle armi tra tutte le aziende della Top 100. L'azienda attribuisce la maggior parte dei suoi ricavi alla guerra in Ucraina. Incrementi notevoli sono stati registrati anche dalle tedesche Diehl (+52,9%) e Rheinmetall (+46,6%), dall’ucraina JSC Ukrainian Defense Industry (+40,7%), dalla polacca PGZ (+33,9%) dalla francese Dassault (+30,0%) e dalla svedese Saab (+23,9%). Le due aziende italiane, la Leonardo e la Fincantieri, al 12° e 53° posto nella Top 100 hanno, invece, aumentato rispettivamente i loro ricavi militari del 10,1% e del 4,5%.


Note  

Nel rispetto dell'obbligo di informativa per enti senza scopo di lucro e imprese, relativo ai contributi pubblici di valore complessivo pari o superiore a 10.000,00, l'Associazione la Porta di Vetro APS dichiara di avere ricevuto nell’anno 2024 dal Consiglio Regionale del Piemonte un'erogazione-contributo pari a 13mila euro per la realizzazione della Mostra Fotografica "Ivo Saglietti - Lo sguardo nomade", ospitata presso il Museo del Risorgimento.

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