La mano Erdogan sulla Turchia
Recep Tayyip Erdogan non ha vinto al primo turno le elezioni, ma è e rimane il vero padrone di una Turchia che si avvia al ballottaggio del 28 maggio tra la delusione dei suoi oppositori, che confidavano alla vigilia in un risultato maiuscolo. Al contrario, il presidente turco, il "sultano", che ha raccolto il 49,5 per cento dei voti, ha mostrato di possedere in toto quella Turchia che affronta il quotidiano di pancia, dogmatica, religiosa, nazionalista e di avere sicura empatia, più del suo principale avversario Kemal Kiliçdaroglu, con l'elettorato che ha premiato con oltre il 5 per cento (i sondaggi lo davano al 4,8 per cento) l'estremista di destra e ultranazionalista Sinan Ogan. Se poi quegli elettori dovessero rimanere tutti a casa (improbabile), Erdogan vincerebbe comunque a mani basse.
Alla Turchia che gli è contro, la parte colta, desiderosa di tagliare i ponti con un modello di società in cui prevalgono affarismo, demagogia, corruzione, invece, Erdogan ha mostrato che il potere non lo ha affatto logorato, che il popolo si riconosce nel suo Partito del popolo.
E guardando la redistribuzione dei voti, si è persino spinto oltre, dimostrando in quasi tutta la Turchia che è quantomai inutile detestarlo per come ha trasformato il Paese in vent'anni di potere, abbandonando la laicità su cui Mustafa Kemal Ataturk, il padre della patria, aveva puntellato la nuova Turchia, dopo il disfacimento dell'Impero Ottomano a seguito della sconfitta nella Prima guerra mondiale. E il prossimo 29 ottobre, con tutta probabilità, a meno di ribaltoni che non si riescono a intravvedere all'orizzonte, sarà proprio Erdogan a celebrare il primo secolo di vita della Repubblica turca, nata dagli accordi di Losanna del 24 luglio 1923, segnati dal tristissimo esodo di popolazioni cristiane e musulmane costrette ad abbandonare Grecia e Turchia in direzioni opposte. Cento anni fa Ataturk aveva imposto con mano ferma, quanto lungimirante e non divisiva, il nuovo corso. Ma se il 28 maggio dovesse trionfare ancora Erdogan, una parte della nazione turca sa con certezza che quella mano sarà più che altro fermamente convinta di soffocare ciò che rimane della Turchia laica spogliandola proprio della sua secolare storia.
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