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La "drôle de guerre" ucraina: chi può vincere (i russi), non lo vuole fare

di Michele Corrado*


@geopop

Rumors provenienti dagli ambienti militari ucraini lamentano un possibile sfondamento del Fronte da parte russa. Nello specifico avvertono che le forze armate ucraine non sarebbero in grado di contenere una concentrazione offensiva degli avversari in specifici settori della linea di contatto. Semplificando, gli ucraini non hanno riserve nei vari settori in cui hanno suddiviso gli oltre mille chilometri di fronte, adeguate a contenere sforzi russi, se questi si esprimessero in particolari situazioni. Tradotto nel linguaggio quotidiano, sta allo Stato maggiore di Geramisov, comandante in capo dell'operazione speciale in Ucraina, decidere dove e quando sfondare lo schieramento difensivo di Kiev, determinandone il cedimento.

Districarsi fra i diversi livelli di propaganda disinformativa in tutti i conflitti, ed in particolare anche in questo, completamente asservito ai mezzi di comunicazione del terzo millennio, è alquanto complesso, ma sicuramente alcune considerazioni possono essere fatte. In sintesi: punto primo, gli ucraini sono sulla difensiva e non hanno, almeno a breve, possibilità di riprendere l’iniziativa; punto secondo, sono in balia delle divisioni di Mosca che manifestano completa superiorità aerea in qualsiasi settore del fronte e possibilità offensive, non contenibili, in svariati punti della lunga linea di contatto; punto terzo, i russi hanno la capacità di realizzare adeguati rapporti di forza (almeno 4 a 1) su settori non adeguatamente organizzati a difesa o non presidiati da forze ucraine sufficienti; punto quattro, Putin sa di poter disporre di riserve di forze da impiegare nel caso si volesse procedere con tentativi di penetrazione per alimentare la progressione offensiva e per determinare il collasso locale delle strutture difensive del nemico, oltre che a consentire un successivo dilagare oltre le linee difensive che potrebbe avere incontrollate ripercussioni sulla tenuta dell’intero Fronte; punto cinque, i russi dispongono riserve di munizionamento di artiglieria che permettono loro di alimentare nel tempo uno sforzo offensivo.

Con queste premesse ci si chiede allora che cosa aspettano i russi ad attaccare. Proviamo ad esplicitare le premesse e gli effetti di uno sforzo offensivo nel contesto ucraino attuale. Vanno considerate primariamente - i russi hanno compreso la lezione del 24 febbraio 2022, anche se erano convinti dell'immediato collasso dell'esercito di Zelensky - le condizioni meteo attuali che non garantiscono una facilità di movimento su quel terreno pianeggiante, ma fortemente fangoso, che caratterizza il territorio ucraino in questo inizio di primavera. Prima di giugno è inutile procedere in tali condizioni.

Il tempo lavora a favore dei russi che vedono rafforzarsi il loro dispositivo, mentre gli ucraini constatano l’assottigliarsi delle loro capacità di combattimento visto il “forte rallentamento” del supporto occidentale. La stessa disponibilità di caccia F16 da giugno-luglio non potrà incidere sul corso delle operazioni, visto il loro simbolico numero (si parla di una decina di velivoli) con cui contrastare gli stormi russi.

Paradossalmente, il problema di Mosca è che cosa fare in caso di successo di una eventuale offensiva locale che produca immediate ricadute di livello operativo. Considerata l’estensione del territorio ucraino e la popolazione avversa da fronteggiare, avrebbero enormi difficoltà a consolidarsi sui territori occupati e poi a controllarli. O meglio, non dispongono di forze sufficienti a mantenere un terreno conquistato, ma che rimane comunque ostile. Né Putin è interessato a farsi logorare da una "guerriglia partigiana" che minerebbe anche il suo definitivo consolidamento in Crimea e nelle aree del Donbass di sicuro affidamento.

Nella pratica, gli ucraini non riescono a difendersi, ma i russi non possono attaccare perché certi che le aree lasciate libere dagli avversari in ritirata non sono governabili se aree permane la popolazione residente. Mantenere il controllo del territorio in tali situazioni è pressoché impossibile con bassi livelli di forze; un'altra delle lezioni da imparare, dopo l'esperienza americana in Irak e la presa di Baghdad.

È forse per questo che i russi stanno adottando una tattica di lenta progressione al fine di essere in grado di gestire il limitato territorio che riescono a conquistare e nel contempo a logorare le forze avversarie, senza provocarne il cedimento, forse con la segreta speranza che la possibilità di negoziare possa arrivare dal piano politico con la caduta di Zelensky, la cui stella comincia a sembrare offuscata.

Strana guerra questa in Ucraina, che pare essere perduta per alcuni ma non vinta per altri.

 

*Col. (aus.) Esercito Italiano

 

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