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L’agenda politica della settimana: “Protagonismo dei partiti e necessità del Paese&#8221

a cura di Claudio Artusi |

La prima settimana dell’anno nuovo è stata caratterizzata da un’esplosione di contagi da Covid-19, una ulteriore serie di provvedimenti di tutela della salute molto criticati, un incremento di costi di gas ed energia e di conseguenza da un affacciarsi dello spettro dell’inflazione. Non siamo più i primi della classe in Europa, nonostante Draghi! È logico attendersi che nel Paese cresca l’ansia, la diffidenza, l’insofferenza per qualsivoglia ulteriore sacrificio, visto che dopo quasi due anni sembra di tornare alla base di un tragico gioco dell’oca. Al contrario una classe dirigente si manifesta nella sua qualità e responsabilità proprio nel mantenere la barra del timone diritta senza tentennamenti nel mare in tempesta. Purtroppo ciò a cui abbiamo assistito va in direzione opposta: ogni proposta, ogni decisione è un buon pretesto per assumere posizioni diverse e contrastanti, quasi sempre con un occhio al consenso di questa o quella parte di opinione pubblica. Dopo un periodo di bonaccia vi è una sorta di liberi tutti verso una campagna elettorale lunga più di un anno. In questo quadro fa irruzione l’appuntamento con l’elezione della Presidenza della Repubblica che ci sta conducendo verso una tempesta perfetta. Incolpevolmente ha aggravato la situazione il garbo istituzionale del presidente Mattarella che da tempo ed in ogni occasione ha ribadito la sua adesione alla durata settennale del suo mandato: ma c’è da chiedersi se in tempi di guerra il garbo istituzionale sia una virtù. Incolpevolmente ha acuito l’incertezza il messaggio del presidente Draghi di ritenere di aver terminato il suo compito e di essere pronto a fare il nonno della Repubblica: ma è credibile che un uomo avveduto come Draghi non sappia misurare la distanza che ci separa dal ritorno alla normalità, non solo sanitaria, e che ancora per molto abbiamo bisogno non di nonni, ma di condottieri? Leggendo i commenti di questi giorni, fra congetture e totonomi, vien da dire che si guarda al dito e non alla luna. Io resto fermo a due principi che ho ossessivamente espresso: stabilità e continuità. Auguriamoci adesione a questa linea da parte dei protagonisti (i vertici della repubblica e del governo), degli influencers del mondo dell’economia e dei media, perché no, anche delle élite europee e americane. Per molte e radicate ragioni vi è un divario fra le capacità delle forze politiche rappresentate nei due rami del Parlamento, nessuna esclusa, e la complessità del momento sociale, economico e politico. Con la moral suasion del presidente Mattarella e guidati da un atto di autoconsapevolezza, fino a qualche settimana fa i partiti hanno fatto un passo indietro, senza con ciò minare irreparabilmente le istituzioni democratiche. Il potere del Presidente della Repubblica e quello del Presidente del consiglio non sono mai stati così ampi ed efficaci in quest’ultimo anno: l’Italia ha bisogno di almeno un biennio di questo regime, da cui far emergere non solo il paese risanato, ma anche i corpi intermedi, in primis i partiti, rivitalizzati e credibili. Tutti gli ostacoli che si frappongono a questa strada (nomine, elezioni, ecc.) passino in subordine sull’altare della emergenza

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