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Iran, la lotta contro il Burka invisibile che umilia le donne

Aggiornamento: 18 set 2023

di Loretta Tani*

Dalla rivolta iraniana che ha preso il via il 16 settembre del 2022 con la morte di Mahsa Amini, ventiduenne curda, percossa dalla polizia morale per una ciocca di capelli fuori dal velo islamico, non conforme ai dettami della legge coranica, sono state uccise 551 persone di cui 68 minorenni. Da quel giorno ad oggi si sono susseguite dimostrazioni antigovernative da parte per lo più dalla generazione Z. Questo il quadro dell'Iran che vive sotto il tallone di ferro del potere clericale degli ayatollah. Un quadro a tinte fosche che si completa con l'arresto di oltre 2 mila arrestate, e un numero imprecisato di sparizioni. Questi ultimi giorni, in prossimità della prima ricorrenza della morte della giovane donna, al padre è stato impedito di commemorarla. Messo sotto sorveglianza, ha subito anche un arresto. E ai manifestanti, che hanno riportato alla memoria Mahsa Amini, la polizia morale ha sparato loro addosso. Secondo costume, secondo una prassi consolidata di quel potere oscurantista e autoritario.

Cgil Cisl e Uil lo scorso 8 marzo hanno voluto celebrare la giornata internazionale della Donna onorando Mahsa Amini e tutte le ragazze e ragazzi che sono morti per mano della polizia morale. Per quell’occasione è stata organizzata una fiaccolata di fronte all’ambasciata iraniana; naturalmente non hanno ottenuto nessuna udienza. In quella occasione è stata data voce alle donne fuggite dalla repressione, maltrattate, violate, picchiate, provenienti da tutti quei Paesi che stanno vivendo lunghi, interminabili periodi di crisi e guerre fratricide.

Il mondo osserva l'Iran e gli iraniani cercano di scuoterlo. Venerdì scorso, 15 settembre, gli esuli e i sostenitori della Resistenza iraniana si sono resi protagonisti di una grande manifestazione a Bruxelles (nelle foto), capitale del Belgio e sede del Parlamento Europeo. Erano visibili cartelli che inneggiavano al trionfo della rivolta e si è sentito l'eco di slogan che hanno espresso la convinzione che in un domani prossimo l'Iran sarà una repubblica democratica, non più umiliata dalla dittatura dei mullah, non più costretta a subire la violenza di un potere misogino.

A Roma, sabato scorso, 16 settembre, l’Associazione Donne Vita Libertà, un movimento presente in tutto il mondo, ha organizzato un corteo che ha attraversato Roma da Piazza dell’Esquilino ai Fori imperiali per ricordare ed onorare Masha Amini e porre l’attenzione e la riflessione sulla crisi sociale che attraversa l’Iran governato dalla Repubblica islamica. Anche le donne italiane stanno vivendo un terribile periodo: una media di una donna ogni tre giorni viene assassinata per mano dell’ex compagno o marito. Altri diritti acquisiti che si pensa di poter modificare a loro discapito; la percezione è quella di vedersi vestita dal burka invisibile della paura.

In coda, una nota autobiografica con cui rivado a ritroso agli anni della mia infanzia, ai primi anni Settanta vissuti in un paese mussulmano, del nord Africa, all’epoca un paese tranquillo, ancora sotto l’influenza del dominio francese, ma a maggioranza di religione islamica. Ed è un ricordo, che all’epoca considerai con occhi di bambina, alquanto bizzarro. Frequentavo la casa di una vicina e giocando con lei capitai nella stanza padronale e feci caso ai due letti in quella stanza. La cosa che mi risultò strana era che solo uno dei due avesse una rete, l’altro era semplicemente adagiato a terra. Oggi quel ricordo ha ben altro peso.

Tra la fine degli anni ’60 e gli anni ‘70 c’era un vento di ribellione, alla conquista della libertà morale, anche in un Paese oggi talmente integralista che si fa fatica a pensarlo. Le donne iraniane in quell’epoca vestivano moderne, con minigonne, scollate, truccate e pettinate all’ultimo grido, in piena mostra della loro bellezza, frutto di un periodo laico e filo-occidentale, dove le donne avevano appena conquistato una libertà, anche nel vestire, purtroppo durata solo pochi anni. La rivoluzione del ’79, che segnò la cacciata dello scià di Persia Reza Pahlavi e la fine di un regime corrotto, dispotico e spietato, ci induce comunque a riflettere sulla doppiezza di chi si propone con una facciata liberatoria e soprattutto invera che tutto può essere cancellato, che nel tempo può sempre aprirsi uno spazio illiberale per tornare alla “caccia alle streghe”.


*Segreteria Nazionale Uilm-Uil

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