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Il forte richiamo alla nostra società nella Catechesi di Papa Francesco

di Gian Paolo Zanetta|

Si prova un grande interesse ed una forte emozione nel leggere le parole del Santo Padre, quanto un naturale timore reverenziale nel provare a commentarle, anche se è doveroso, per un cristiano, ragionare e cercare di comprendere l’insegnamento che deriva da quelle parole. E, soprattutto, come esse possano cambiare il nostro vivere, il nostro comportamento, il rapporto con gli altri e con il trascendente. L’ultimo discorso di Francesco, nell’occasione dell’udienza ai partecipanti all’incontro promosso dall’Ufficio catechistico nazionale della CEI, è di quelli che lasciano il segno, ragion per cui è necessario superare questo senso di “metus” rispettoso, per riflettere sui concetti racchiusi nel testo. Il tema dell’intervento potrebbe essere definito “il significato della catechesi”, ma Papa Francesco ha voluto ampliare il ragionamento, declinandolo nelle diverse sfaccettature della stessa, riguardandola attraverso percorso e dialogo che abbracciano spirito dell’annuncio, continuo rinnovamento, senso della comunità, con riflessioni che rivolte in primis alla Conferenza Episcopale Italiana, riguardano in realtà tutti i credenti e la loro vita quotidiana. Merita allora cogliere gli elementi centrali nel messaggio che ha la forza di una visione profetica e prospettica sui rapporti umani nella drammatica fase che stiamo vivendo. Proprio per questo è soprattutto un messaggio pieno di insegnamenti, di stimoli, di sollecitazioni, di spinte verso il futuro, di fiducia nella vita, pur con tutte le sue asprezze. Dopo aver inquadrato e tra loro collegato catechesi e karygma, parola quest’ultima usata nel Vangelo come annuncio del messaggio cristiano, il Papa ha richiamato “alcune caratteristiche dell’annuncio che oggi sono necessarie in ogni luogo”: esso deve esprimere l’amore salvifico di Dio, che non imponga la verità, ma che ricorra alla libertà, e che soprattutto sia portatore di gioia, stimolo, vitalità, armoniosa completezza. Ciò comporta l’attenzione alle relazioni sociali, con atteggiamenti che significano vicinanza, apertura al dialogo, pazienza, accoglienza cordiale che non condanna, ma aiuta e sostiene. Proprio per questa centralità dell’uomo, Papa Francesco sollecita, nell’opera di catechesi, l’uso del “dialetto”, inteso come linguaggio della vicinanza e della intimità, perché non si deve aver paura di parlare il linguaggio della gente, comprendendo ed affrontando le fragilità e le incertezze della natura umana. La catechesi guarda al futuro, con un atteggiamento di ascolto del cuore dell’uomo, sempre attenta a rinnovarsi, sapendo che l’atteggiamento più severo “ti porta alla rovina”. Catechesi e comunità perché il vivere comune è terreno indispensabile per gettare e far germogliare i semi di una vita cristianamente vissuta, i cui beni anche spirituali sono generosamente condivisi nella convivenza. La catechesi si rivolge alle comunità, sollecitando al loro interno il senso di appartenenza: per questo sono necessari artigiani di comunità, che sappiano chinarsi su chi è ai margini e con sentimento di compassione lavorino per integrare, accogliere, unire, valorizzare dignità della persona e fraternità come fondamentale collante dei rapporti umani. Solo così si costruisce il futuro di comunità “fraterne ed inclusive”. La forza e la novità del messaggio papale è rappresentata non solo dal coniugare azione evangelizzante della Chiesa con la speranza di redenzione anche sociale dell’uomo, ma anche nella continuità del suo insegnamento (vedi l’Evangelii Gaudium), che con forza straordinaria continua a riaffermare “la ricchezza e la gioia dell’appartenenza alla Chiesa”. Il richiamo al kerygma, poi, inteso come primo annuncio, ci porta ad un cammino di formazione e di maturazione, con una necessaria condivisione dell’esperienza formativa in cui interviene tutta la comunità: in questo ultimo messaggio, il Pontefice rinforza il senso della dimensione sociale della evangelizzazione, il significato delle relazioni sociali tra gli uomini, la trasformazione che il messaggio cristiano porta negli aspetti sociali della vita dell’uomo. Ne deriva un disegno di promozione integrale di ogni essere umano, unita alla preoccupazione per la salute delle istituzioni della società civile. Ritorna il concetto di pastoralità della dottrina, della sua funzione di promozione, ma anche di capacità di inverarsi nella vita sociale, nella comprensione del linguaggio e dei bisogni della gente, nella centralità dell’annuncio del Vangelo di Gesù, che parla al cuore dell’uomo. Papa Francesco dimostra come la dottrina cristiana non sia un sistema chiuso, incapace di generare domande, dubbi, interrogativi, ma sia un messaggio che costantemente si rinnova, sa inquietare, animare, sa comprendere e trasformare l’uomo e la società. Ultimo: nel discorso ricorre a più riprese la parola “gioia”, a sottolineare il modo in cui dobbiamo accogliere, al tempo di oggi, le sfide presenti e future. E quindi, pur nella severità delle sollecitazioni, è un messaggio di grande speranza.

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