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Don Matteo Zuppi, l’impronta di Francesco sulla Cei

di Luca Rolandi |


Martedì scorso, 24 maggio, il cardinale Matteo Maria Zuppi, nato a Roma il 11 ottobre del 1955, quinto di sei figli, è il nuovo presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei, in https://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_Episcopale_Italiana), l’assemblea permanente dei vescovi italiani, la cui nomina del vertice spetta al Papa. Matteo Maria Zuppi succede al cardinale Gualtiero Bassetti. Luca Rolandi ne ha tracciato un breve ritratto.

Per comprendere le radici della scelta di papa Francesco del nuovo presidente dei vescovi italiani bisogna fare un passo indietro nella storia, nella storia di don Matteo Zuppi. Andare a Trastevere tra i ragazzi del ’68 con Andrea Riccardi e i suoi amici e capire dove è germogliata tra le borgate romane la sua vocazione al sacerdozio e alla lezione della Chiesa aperta al mondo, quella del Concilio Vaticano II e delle periferie. Roma come Buenos Aires, Zuppi come Bergoglio. Considerato un “bergogliano” per la sua stessa vocazione pastorale, don Matteo, come ancora in molti lo chiamano, è stato per anni un volto noto e apprezzato della Comunità di Sant’Egidio alla quale ha aderito fin dagli anni “ruggenti” del liceo, il famoso classico “Virgilio” nella centrale via Giulia a Roma che ha sfornato più di un personaggio di rilievo della vita pubblica del Paese e della capitale. Come i professori Riccardi e Giovagnoli, Impagliazzo e Morozzo della Rocca, come molti esponenti del laicato cattolico impegnato in politica e nel volontariato, anche don Don Matteo è partito da lontano. La data simbolo è il 15 novembre 1988, giorno della sua ordinazione dall’allora vicario a Roma, cardinal Ugo Poletti e dopo un inizio come vice parroco e poi parroco della “storica” Chiesa di Santa Maria in Trastevere, dal 1981 al 2010 è divenuto Assistente ecclesiastico generale della stessa Comunità romana. Dal centro di Roma ha scelto poi, nel 2012, di svolgere il suo apostolato nella immensa periferia romana, a Torre Angela, nella parrocchia dei Santi Simone e Giuda Taddeo, una delle più popolose della diocesi del Papa. Questo prima di essere nominato Vescovo Ausiliare di Roma il 31 gennaio 2012 e quindi, arcivescovo di Bologna dal 27 ottobre 2015. Nel settembre del 2019 è nominato cardinale da Papa Francesco. Un tratto che contraddistingue l’impegno di Zuppi è quello a favore per la pace. Impressionante fu la caparbietà con la quale nel ’92 si impegnò per mettere fine al conflitto civile in Mozambico. Dal 1990 al 1992, Sant’Egidio si impegnò nell’accoglienza materiale alle delegazioni del governo e della guerriglia mozambicana riunitesi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio per trovare un accordo di pace. In tanti eravamo colpiti dalla capacità con cui Zuppi riuscisse a tenere insieme tutto ciò che poteva unire e allontanare ciò che divideva, seguendo il noto insegnamento di papa Giovanni XXIII. Da allora e sotto i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e poi Francesco, il suo tratto è stato quello del viandante dialogante che predica e spera nel Vangelo e nelle cose ultime, ma con i piedi ben piantati su una terra in sofferenza e senza bussola. Un ulteriore segno di discontinuità che sarà fermento nella chiesa universale e non solo italiana ma anche, nelle logiche umane, oggetto di confronto e a volte scontro con le tante anime del mondo cattolico.

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