Chiara Colosimo, fantascienza alla Commissione Antimafia
di Menandro
Chiara Colosimo, 36 anni, parlamentare di Fratelli d'Italia, maturità classica al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma con 86/100, un percorso universitario mai concluso, dicono le cronache, non risulta avere rapporti di parentela vicini o lontani con Peter Kolosimo, al secolo Pier Domenico Colosimo, giornalista e scrittore morto nel 1984, noto e prolifico autore di libri e saggi di un filone fantascientifico o pseudo tale. All'opposto, è quanto di più fantascientifica cui può concepire la mente umana la sua nomina a Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia. Una posizione di estrema importanza nella cornice parlamentare, che in passato fu affidato a persone preparate e di accertata cultura, competenza ed esperienza: da Rosy Bindi a Luciano Violante, Francesco Forgione e, a ritroso nel tempo, a Gerardo Chiaromonte e a Nicola Lapenta. Un lungo elenco che si aprì il 14 febbraio del 1963 con l'avvocato, poi giudice costituzionale e presidente della Corte Costituzionale, il socialdemocratico Paolo Rossi. Dunque, figure di indiscutibile valore, i cui curricula erano e sono decisamente oggetto di secondario interesse, se non altro per la loro complessità e dimensione politica che si intrecciava e si intreccia con la storia del nostro Paese. Ma, se si ha la fortuna di avere in comune il cognome Colosimo, che ha fatto viaggiare nella macchina del tempo più generazioni dagli anni Sessata del Novecento, dalla fantascienza è legittimo aspettarsi anche i miracoli...
Ora, però, percepisco una prima e motivata obiezione dei rappresentanti della destra-destra-centro che non si può ignorare, perché l'onorevole signora Chiara Colosimo, in effetti, ha avuto modo di incrociare come i suoi illustri predecessori la Storia patria, anche se in una delle sue pagine più sofferte e feroci: la strage del 2 agosto 1980, alla Stazione di Bologna. Fu una borsa carica di tritolo a fare scempio di centinaia di persone, con un bilancio di 85 vittime e oltre duecento feriti, piazzata da terroristi neri. Strage pianificata da corpi separati dello Stato infedeli, con la complicità del massone Licio Gelli, per la quale sono stati condannati i neofascisti appartenenti ai Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Valerio detto Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Gilberto Cavallini e Luigi Ciavardini. Ed è proprio con quest'ultimo terrorista che la neo presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ha avuto l'opportunità di incrociare dalle prime file la storia italiana, stringendo un legame di amicizia che oggi, per evidenti motivi di opportunità, le viene contestato. Un legame il suo, emerso il 3 aprile scorso in una delle puntate di Report (Rai3), che ha provocato l'immediata reazione indignata di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino e ieri - alla nomina di Chiara Colosimo (difesa a spada tratta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che con lei condivide gli inizi della militanza nella stessa sede di Alleanza Nazionale della Garbatella) - quella del presidente dell'Associazione dei famigliari delle vittime della strage di Bologna, Paolo Bolognesi. "La vicinanza di Colosimo a Ciavardini è una cosa che crea un vulnus di credibilità a tutta la commissione Antimafia", ha detto Bolognesi.
Anche, ma non solo. Il vero vulnus rimane la scelta divisiva con cui si arriva a proporre soluzioni che mal si conciliano con l'autorevolezza che richiedono i ruoli istituzionali. Ma, su questo, gli italiani hanno un solo diritto: fare mea culpa per la superficialità con cui considerano la politica alla stregua di semplici innamoramenti.
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