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Pierino Crema

Berlusconi, divisivo anche in Consiglio comunale a Torino

Aggiornamento: 13 giu 2023

di Pierino Crema



Sara Diena, consigliera comunale di Torino di sinistra ecologista, non ha partecipato ieri, lunedì 12 giugno, al minuto di silenzio per commemorare la figura di Silvio Berlusconi in Sala Rossa. Una scelta personale, legittima, che ha provocato però uno strascico di polemiche. In aula sono stati portati i due messaggi di cordoglio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per Guido Bodrato, scomparso l'8 giugno, letto dalla capogruppo Pd Conticelli, e per il presidente di Forza Italia, letto da un commosso Andrea Tronzano. Sull'episodio, pubblichiamo un intervento del consigliere comunale del Pd, Pierino Crema.



Sarò franco, ma ho più di un dubbio se la partecipazione a una commemorazione esprima condivisione sul valore di una figura politica. E questo vale anche e soprattutto per Silvio Berlusconi, di cui sono ben note tutte le vicende, molte delle quali davvero poco edificanti e ingombranti per noi italiani. Però, in Consiglio Comunale, si è ricordato anche Guido Bodrato, persona specchiata, perbene, più volte ministro e consigliere comunale a Torino per 10 anni e quindi il minuto di silenzio ha unito entrambi. Nella morte, non è disdicevole una commozione comune.

Premesso ciò, non si può nascondere quanto la figura di Silvio Berlusconi sia stata cruciale in forma sfaccettata e controversa per la dimensione economica e politica che ha contribuito a determinare negli ultimi quarant'anni e oltre nella vita italiana con la nascita di Forza Italia, con la forza delle sue televisioni, con i successi sportivi del Milano, società calcistica che acquisto nel 1986. Ma è proprio questo riconoscimento che ci autorizza a svelarne senza tema di smentita gli aspetti divisivi, incoerenti, controproducenti, ambigui, ambivalenti, pericolosi, per la crescita (o decrescita?) stessa del nostro Paese. Silvio Berlusconi ha incarnato, a mio avviso, esattamente l'opposto di ciò che dovrebbe rappresentare un esponente politico di vertice, a cominciare dall'iscrizione a una loggia massonica segreta (la P2 di Licio Gelli) al conflitto di interessi per finire alla condanna subita per frode fiscale. Nel mezzo la lente d'ingrandimento punta sulla sua correttezza morale ed etica (l'ultima assoluzione nel processo Ruby ter "perché il fatto non sussiste, non significa che il fatto non sia avvenuto con tutte le sue implicazioni); poi sul discutibile concetto di Stato (il sottile invito a contestare il canone Rai e la stessa legge sul sistema radiotelevisivo, la legge Gasparri, nonché le riserve sul pagamento delle tasse... e i condoni a raffica); infine sulle ombre su onestà e trasparenza (la corruzione per acquisire il controllo della Mondadori da parte della Fininvest, con le condanne del giudice Vittorio Metta, di Cesare Previti, avvocato della società l’avvocato di Fininvest e di altre legali).

Non mi spingo oltre, perché le vicende di 36 processi che si sono conclusi con 11 assoluzioni, 10 procedimento archiviati, 8 prescritti e 2 casi di amnistia occupano stanze intere dei palazzi di giustizia. In altri termini, non è la figura ideale quando immagino il bene del mio Paese.

Silvio Berlusconi è stato quattro volte Presidente del Consiglio, 3.342 giorni al governo, record assoluto, ma è stato anche un uomo condannato in via definitiva che ha pagato il suo debito con la società attraverso i servizi sociali per poi ritornare sui banchi di Palazzo Madama come se fosse naturale, al punto di avanzare attraverso i suoi potenti organi di informazione e di pressione la possibilità (non certo l'opportunità, minimamente presa in considerazione) di essere eletto presidente della Repubblica, neppure l'Italia fosse un paese delle banane (o forse lo è?). E ancora. Non dimentichiamo il suo ruolo nella "compravendita" del voto del senatore Sergio De Gregorio per provocare la caduta del governo Prodi; l'amicizia con il condannato Marcello Dell'Utri che a sua volta ha definito "un eroe" lo stalliere di Arcore, il mafioso e pluriomicida Vittorio Mangano.

Dunque, rispetto e cordoglio per chi muore, altra cosa è il giudizio politico.


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