Astensionismo, ovvero come si "raddoppia" il valore del mio voto
Aggiornamento: 11 giu
di Emanuele Davide Ruffino e Germana Zollesi
Se una cosa ci ha insegnato queste elezioni è che chi va a votare esprime un parere superiore del 100% di quella che sarebbe la sua rappresentatività in un contesto democratico. La soddisfazione di contare così tanto è però stemperata dalla capacità di accettare quello che è il responso delle urne che seppur limitato rappresenta il parere del popolo e come tale va rispettato. Il problema è capire cosa è stato espresso con questo voto in quanto la mancanza di proposte di sviluppo complessivo e vision della società portano le elezioni più ad esprimere un gradimento sulla campagna elettorale che non un’adesione ideologica.
I problemi della Vecchia cara Europa
Come un vaso di coccio, il Vecchio Continente si barcamena ormai da anni tra mancanza di politiche e aggressioni commerciali di potenze straniere che, vedi la “via della seta” rischiano di esporci a innovazioni commerciali dagli effetti potenzialmente incontrollabili. Alle guerre commerciali si aggiungono le guerre sul campo come l’aggressione all’Ucraina, la guerra a metà in Transnistria e in Georgia (e le paure dei paesi scandinavi, dei finnici e baltici di essere aggrediti). Oltre a queste, l'Occidente è sottoposto ad attacchi violenti in cui la religione si trasforma in pretesto, come le stragi di Nizza e di Parigi, e in cui non è estranea ai conflitti che insanguinano il Vicino Oriente. La situazione geopolitica richiederebbero una risposta forte e unitaria, ma l'elevato astensionismo di queste elezioni non ha contribuito a rafforzare l’idea di un'azione unitaria per difendere i nostri valori. Ad essere penalizzati sono stati sia chi si è sbilanciato troppo in posizioni interventistiche (il presidente francese Macron), sia che ha posto la Pace nella sua agenda, ma tralascia di esprimere una posizione nel caso di nuove aggressioni da parte della Russia o di iniziative limite della Cina e dell'Iran. Posizione necessaria nel caso che le elezioni americane dovessero modificare gli assetti geopolitici su cui si fonda la strategia militare dal 1949 con l'istituzione della Nato.
Che ruolo potrà giocare l'Italia?
Che fare in un Paese dover oggi si affaccia un nuovo dualismo, quello che alcuni commentatori chiamano delle due destre: una atlantista, liberista e liberale, l’altra difensivista degli interessi e delle identità nazionali. Entrambe esprimono un sentimento emerso con forza durante queste elezioni che devono essere interpretate prima di cominciare il solito linciaggio politico che ormai caratterizza tutti i dibattiti. Non che le altre compagine, centro e sinistra, non presentino, per essere parchi, altrettanti dualismi, dando così origine a geometrie variabili intorno ad un esagono (o ad un ottagono) difficile da ricomporre.
Pur riconfermata, la rassicurante maggioranza “Ursula” non risolve le aspettative e le paure che si sono andate a creare. I timori di aperture non regolamentate assale tutti gli ambienti: da quello finanziario, che non ha ancora preso una posizione su criptovalute e su come gestire i dazi doganali nei confronti di quei Paesi che assumono comportamenti scorretti con forme sempre più frequenti di dumping commerciale (se non anche di miserrime forme di sfruttamento) a quello dell’immigrazione, dove non si è ancora trovato un punto di equilibrio (né in Europa, né in America) tra necessità di integrazione e difesa delle identità locali.
Problemi che, tra uno strillone e l’altro, sono stati messi sul tappeto e che le destre hanno affrontato con maggior determinazione conseguendo un buon risultato elettorale. In questo nuovo scenario l’Italia può giocare un ruolo determinante, considerato che le due principali potenze europee (Francia e Germania) sono uscite decisamente più indebolite, mentre l’Italia ha conservato una maggiore stabilità. Un’occasione che le forze di maggioranza e opposizione devono prendere in considerazione e, tralasciando per qualche mese gli insulti a buon mercato (miranti solo a denigrare la controparte), possono contribuire a fornire all’Italia un ruolo di primo piano.
Bisognerà vedere se, nei vari partiti, ci saranno gli statisti in grado di gestire questa situazione che vede sul piatto il futuro dell'Europa che probabilmente non rischia di essere invaso militarmente, ma commercialmente qualche rischio lo corre. Il mio voto varrà pure doppio, ma se poi non vi sono le risorse politiche, economiche e sociali per farlo fruttare rischia di essere dimezzato.
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