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Appello urgente al sindacalismo italiano: Alberto Trentini non può essere dimenticato!


Alle Confederazioni sindacali CGIL, CISL, UIL, ai militanti sindacali


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La Porta di Vetro ha chiesto a Savino Pezzotta un intervento sul "caso Trentini". Un modo diretto per contribuire con la sua voce di prestigioso leader sindacale alla campagna che nel suo piccolo l'associazione conduce, al pari di tantissime altre realtà poco note, piccole e grandi, per la liberazione dell'operatore umanitario arrestato in Venezuela il 15 novembre 2024. In un quadro di mobilitazione popolare allargata ed estesa che possa rafforzare le iniziative para-diplomatiche del governo, confidiamo che l'appello di Pezzotta possa essere condiviso e ripreso dai mezzi di informazione e dalla comunità social.

Cari Amici e compagni,

oggi vi parlo con urgenza e con rabbia civile: Alberto Trentini, nostro connazionale, cooperatore e lavoratore, è prigioniero in Venezuela da oltre tredici mesi, arrestato mentre si dedicava a una causa giusta e solidale. La sua detenzione non è una vicenda lontana dalla nostra realtà: è un monito che ci chiama, con forza, a non voltare lo sguardo.

Per troppo tempo il nostro sindacalismo ha esitato, si è limitato a dichiarazioni di circostanza, ha trascurato l’impegno internazionale. Alberto Trentini ha bisogno di noi ora, non tra sei mesi o un anno. È tempo di mobilitarsi, di scendere in campo concretamente, di dimostrare che il sindacato italiano non è solo difesa dei contratti, ma anche difesa dei diritti, della libertà, della dignità dei lavoratori ovunque essi operino.

Non possiamo più tollerare silenzi imbarazzanti o ritardi colpevoli. Le Confederazioni, le categorie e ciascun sindacalista hanno il dovere morale e civile di unirsi in una mobilitazione reale: chiedere la liberazione immediata di Alberto Trentini, denunciare pubblicamente la sua detenzione ingiusta, fare pressione sul governo italiano affinché agisca senza esitazioni.

Alberto Trentini non è un caso isolato. La sua prigionia rappresenta tutti quei lavoratori italiani che operano nel mondo, rischiando la libertà per cause nobili, e che troppo spesso restano invisibili agli occhi di chi dovrebbe difenderli. La nostra responsabilità è chiara: se restiamo silenziosi, se non usiamo la forza organizzata del sindacato, il prezzo dell’ingiustizia ricadrà su di noi, sulla credibilità del nostro movimento, sul futuro del sindacalismo come voce della giustizia sociale.

Confederazioni, categorie, sindacalisti, è tempo di agire con coraggio e determinazione! Dobbiamo tornare a essere un sindacalismo forte, credibile, capace di mobilitare le istituzioni e l’opinione pubblica, di mostrare che la solidarietà non è uno slogan, ma un impegno concreto. La liberazione di Alberto Trentini deve diventare un obiettivo di tutti, senza eccezioni.

Questo è un richiamo militante: il sindacalismo italiano non può più permettersi l’inerzia. La nostra storia ci insegna che la forza del movimento sta nella solidarietà attiva, nella difesa dei diritti senza compromessi, nella capacità di alzare la voce quando la dignità dei lavoratori è minacciata. Alberto Trentini è nostro fratello di lotta: non possiamo lasciarlo solo.

Alziamo la voce, mobilitiamoci, facciamo sentire la potenza organizzata del sindacato italiano. Non è più tempo di esitazioni: è tempo di azione, di unità e di coraggio. Alberto Trentini ha bisogno di noi. Il sindacalismo italiano non può fallire questa prova di responsabilità morale.

Savino Pezzotta


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