Dal Mar Nero al Piemonte: archeologi americani e inglesi raccontano gli scavi di Libarna
- Alberto Ballerino
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di Alberto Ballerino

Quali erano le reali dimensioni dell’antica Libarna, la città romana che si trovava vicino all’attuale Serravalle Scrivia? Come vivevano i suoi abitanti? Come si sviluppò e quando iniziò il declino che portò alla sua scomparsa? Sono tutte domande a cui si sta cercando di rispondere attraverso una grande ricerca iniziata quasi dieci anni fa, il Progetto LULP (Libarna Urban Landscape Project) promosso dalla americana Boise State University con la direzione scientifica della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo. Ieri, nel pomeriggio, 11 luglio, dopo l’introduzione di Simone Lerma della Soprintendenza, le professoresse statunitensi Katherine Huntley e Alexis Christensen e l’inglese Richard Chadwick hanno presentato i risultati ottenuti negli scavi compiuti fino ad ora e il programma di quelli in corso nell’area tra la ferrovia Torino-Genova e la strada statale dei Giovi. Si punta a continuare le ricerche per altri due anni. Concentrare gli studi su Libarna, centro importante della regione per secoli, consente di colmare una lacuna sulle conoscenze attuali in quanto la Liguria e il Basso Piemonte sono stati presi poco in considerazione fino ad oggi rispetto ad altre zone dell’Italia e dell’Europa Occidentale. Gli scavi compiuti nel 2023 e nel 2024 hanno permesso di focalizzare l’attenzione su due fasi diverse della storia di questo sito. Una corrisponde al primo sviluppo del periodo imperiale, nell’epoca di Claudio, quando vennero costruite le architetture più significative come il teatro o l’anfiteatro.

La seconda corrisponde al declino della città nel V e VI secolo: l’ultima struttura costruita nota, al momento, è una chiesa parrocchiale del VI secolo. Tra gli obiettivi degli scavi, anche quello di capire come i romani controllavano le popolazioni conquistate e in quale modo influivano sulla cultura indigena. Significativo è un tempio di Libarna in cui gli elementi architettonici latini sono uniti ad altri di carattere celtico, richiamando altre costruzioni di questo tipo esistenti nelle zone galliche dell’Impero. Le monete con il volto di imperatori come Claudio o Traiano hanno permesso di dare delle datazioni alle aree dei ritrovamenti. Un’opportunità importante offerta da questa antica città abbandonata e su cui si stanno concentrando le ricerche riguarda lo studio delle botteghe, delle abitazioni e della vita domestica.

Insomma si tratta di capire come vivevano i suoi abitanti e al riguardo è piuttosto ampio il materiale emerso tra il 2023 e oggi: la cucina e i suoi oggetti di ceramica (anfore, mortaio, pentole); gli animali che convivevano con gli uomini tra cui anche pavoni, tartarughe e ghiri (questi ultimi erano tra le pietanze preferite degli antichi romani); attività artigianali; frammenti di affreschi che permettono di capire come venivano decorate le abitazioni. Gli oggetti ritrovati testimoniano anche dei rapporti con zone molto lontane: alcune anfore provengono dall’area Adriatica e addirittura dal Mar Nero. Emerge dunque la realtà di una città e più in generale di un territorio prosperi, inseriti in importanti linee commerciali, con capacità di investimento e importanti attività edilizie.