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  • Menandro

Zelensky, il rabdomante d'armi

Aggiornamento: 17 mag 2023

di Menandro


Che il presidente dell'Ucraina non goda di particolare stima in Italia è noto. Ma non si può dire. Parlarne anche soltanto con riserva, in modica quantità per consumo personale, abbandonandosi al legittimo desiderio di pace, secondo una tradizione di dialettica democratica che nel nostro Paese non è (ancora) differenziata, è come toccare i fili della corrente elettrica: si rischia la morte, sociale e politica. Come in un celebre carosello degli anni Sessanta, "con quella bocca" a Zelensky è permesso affermare tutto e il contrario di tutto, tra il consenso generale, nel segno della parola "libertà" di cui l'uomo si è impossessato alla stregua di un marchio commerciale la cui casa madre, però, non è in Ucraina.

Il tutto e il contrario di tutto nel plauso generale, come se la luce della libertà si fosse accesa, almeno in Europa, soltanto dal 24 febbraio 2022, rischiarando finalmente le nostre coscienze dopo secoli di tetra oscurità. Si pensi, che al signor Zelensky è permesso dire, affermazione recente e senza contraddittorio alcuno, che Kiev gestisce gli arrivi di armi in modo impeccabile (le parole non sono proprio queste, ma il senso è quello) perché dalle sue parti non esiste la corruzione, trascurando il piccolo particolare che secondo l'elenco di Transparency International del 2021, l'Ucraina si è classificata al 122mo posto su un totale di 180 paesi, e l'altro dettaglio "marginale" - non sappiamo quale influenza abbia avuto sulla non invidiabile posizione in classifica - di rimozioni ai vertici per conclamate ruberie, accumulazioni indebite di capitali e, non meno importanti, di condanne lanciate contro lo stesso presidente da autorevoli fonti internazionali per il vizietto di ritrovarsi nella greppia di società off shore, che notoriamente non hanno come fine altruistico quello di Fatebenefratelli.

Ma, nonostante questi risvolti non propriamente esemplari, l'Occidente gli ha regalato sulla fiducia una carta di credito illimitato platinum plus, come i rasoi, per tosare meglio i nostri conti correnti. Così, indossando la sua iconica T-shirt d'ordinanza rigorosamente double face (cotone-lana per ogni evenienza climatica), il signor Zelensky gira periodicamente le capitali europee, fermandosi agli sportelli (i più redditizi) di Londra, Parigi, Berlino per riscuotere il suo vitalizio in nome della libertà che difende per il suo popolo e per procura dell'Occidente. Come è noto, si tratta di prelievi "modesti", a fondo perduto, con cui il signor Zelensly mette le mani nelle tasche anche degli italiani (si veda l'ultima iniziativa del governo Meloni, ma stranamente, nessuno grida allo scandalo). Denaro che se fosse stato accordato senza ritardi e mortificazioni soltanto per un decimo (usiamo un ordine di grandezza a spanne) di ciò fin qui riscosso dall'Ucraina (tra gridolini di gioia della signora che regna sulla commissione di Bruxelles) avrebbe evitato la bancarotta della Grecia, stato dell'Unione Europea e dal 1952 appartenente alla Nato.

Dettagli. Ma non si può dire. Perché Zelensky è considerato il rabdomante con l'aureola in versione terzo millennio, che nulla ha a che vedere con chi si affida anche all'occulto, alla magia, al paranormale con la certezza di trovare l'acqua, fonte della vita. Anzi, è esattamente l'esatto opposto e dunque meglio accolto. Il metodo Zelensky, infatti, è "scientifico": il campione della libertà si muove sempre a colpo sicuro con quel ramoscello, ed è qui la sua "scienza", non certo d'ulivo per non creare equivoci, ma, doverosamente d'acciaio. Come tutto ciò che chiede: armi leggere, cannoni, aerei, sistemi d'arma, proiettili, cioè le migliori fonti di morte.

Ma non c'è nulla di cui preoccuparsi: secondo le ferree logiche della geopolitica internazionale versione pensiero unico, la verginità di Zelensky è già in fase di ricostruzione estetica ed etica: sarà il prossimo candidato al Nobel per la Pace. Predecessori illustri non mancano.

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