top of page

Un libro per voi: "Il Procuratore. La caccia e la preda"

di Vice

Ritorna in campo con "Il Procuratore. La caccia e la preda" per i tipi Neos Edizioni[1], il sostituto procuratore della Repubblica Francesco Rotari, personaggio creato dalla penna di Giorgio Vitari, torinese, magistrato, che al pari di molti altri suoi colleghi, dismessa la toga, si è avventurato nel mondo della giallistica, attingendo alla propria esperienza professionale ambientata in quest'ultimo romanzo ancora una volta a Torino, con una serie di salti temporali in cui la clessidra del tempo bascula tra gli anni Settanta e gli anni Novanta. Decenni definibili e riconoscibili nell'immaginario collettivo con due istantanee nitide e precisi che storicamente fissano la storia della città come dal Paese: gli Anni di piombo, il terrorismo, e Tangentopoli, l'inchiesta Mani pulite, partita da Milano ed estesasi in tutta Italia, Torino compresa.

Momenti diversi, momenti di un'altra Italia, di un'altra Torino, che Vitari-Rotari, sulla scia di un'inchiesta su un omicidio, coniuga all'inizio e alla fine del romanzo, lasciando così nel mezzo spazio alla narrazione che ha come sfondo luoghi che hanno segnato la sua storia personale e quella professionale di più generazioni e della stessa città in cui è nato e vissuto: il Liceo classico Cavour e la sede della Procura in via Tasso. Mete di ricordi, su cui lo scrittore Vitari transita alla giusta velocità, senza indugiare in stucchevoli nostalgie, per distendervi con agilità e brio la trama intrecciata della vicenda, in cui il protagonista Rotari si muove con estrema disinvoltura governando l'intera tavolozza delle emozioni umane al servizio del lettore, nulla nascondendo, anzi, ispirando nel lettore, con i suoi vissuti sospesi tra dubbio e certezza, fiducia e credibilità nel suo operato di magistrato. Accolto affabilmente e riconosciuto dal lettore fin dal primo romanzo, Vitari-Rotari applica il classico gioco di specchi tra fantasia e realtà, tra passato e presente, per raccontare anche pezzi di sé. Lo fa attraverso una nutrita gamma di personaggi principali e comprimari in cui il tratto comune, pur sotto nomi diversi del reale, è quello di apparire veri nella reciprocità di comportamenti e relazioni.

Vitari mostra così piena consapevolezza che nella scrittura come nel gusto del vintage, il fascino del passato si appiattisce e appassisce sul narcisismo e scade nel flatus vocis del caricaturale se non si impone il diritto alla coralità autentica. E, soprattutto, se nel rincorrersi a ritroso nel tempo, i riferimenti appaiono posticci, fuori misura, male amalgamati. Un rischio nel quale, con il suo alter ego Rotari, districandosi nel mare magnum di avvenimenti e collocazioni temporali verosimili e non stiracchiati, Vitari riesce a non rimanere impigliato.


Note


[1] Il libro sarà presentato domani, 16 novembre, alle 17, alla Sala polifunzionale di Piazza dei Mestieri a Torino. In dialogo con l'autore, l'avvocato Alberto Mittone, il dottor Piercamillo Davigo e l'editore Silvia Ramasso.





Post recenti

Mostra tutti
bottom of page