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Torino, presenze per la Pace: non si accetti l'abominio della guerra


Ottantesima presenza di pace oggi, 9 settembre, in piazza Carignano a Torino sostenuta dal coordinamento AGITE per la pace.

La vita non deve trasformarsi nella legge della giungla come sta accadendo sulla nostra Terra con grande soddisfazione dei mercanti di morte, trafficanti di armi, reclutatori di mercenari.

La guerra in Ucraina, scientemente scatenata dalla Federazione Russia, ha innescato una reazione a catena incontrollabile che ha sdoganato odi e violenze elevati a codice supremo nella risoluzione dei conflitti tra gli Stati. Con esiti nefasti e dirompenti soprattutto nei Paesi più poveri, flagellati da miseria e malattie.

Preoccupa poi l'atteggiamento dei vertici dell'Ucraina che ieri, attraverso Mykhailo Podolyak, capo consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, ha espresso sulle iniziative di pace della Santa Sede.

Secondo Kiev, Papa Francesco non può avere "nessun ruolo di mediazione" nel conflitto in quanto "filorusso, non credibile". Le imbarazzanti dichiarazioni del più vicino collaboratore del presidente Zelensky non danno l'idea di essere estemporanee, ma tradiscono un evidente retropensiero già manifestato mesi fa dallo stesso Zelensky con la sua mimica, un chiaro messaggio non verbale di contrarietà, durante l'incontro a Roma con il Pontefice. Ora è più che evidente il disturbo che provoca a Kiev il continuo messaggio della Santa Sede, ribadito dal cardinale Zuppi durante la su missione di pace su incarico del Papa, di annullare il rumore delle armi, anziché sollecitarne l'invio.

Ieri, 8 settembre, l'Osservatore Romano, l'organo della Santa Sede, ha indirettamente replicato con un articolo dedicato alla Giornata dell'alfabetizzazione dall'esplicito titolo "Non abituarsi al vocabolario della guerra". Non abituarsi alle parole che diffondono l'odio rimane per i cristiani una posizione fondamentale, come ha precisato il cardinale Parolin a nome di Papa Francesco, "in un mondo lacerato da conflitti e tensioni" che, all'opposto, dovrebbe auspicare il diffondersi del "lessico della pace".

Una ragione in più per dare voce al desiderio di fratellanza e cercare di spegnere la volontà di guerra ad oltranza per non essere noi stessi spenti nel desiderio di convivenza civile.

La Porta di Vetro

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