Osservando i nostri tempi
- Domenico Cravero
- 23 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 apr
Offriamo ai giovani un cambio di civiltà
di Domenico Cravero

Una situazione tanto complessa come quella che oggi viviamo rende illusorio pensare di poterla affrontare con qualche consiglio o soluzione strategica. Comprendendo però le caratteristiche del contesto in cui nascono e crescono le nuove generazioni si può tentare di immaginare un percorso di rinascita che non riduca illusoriamente la complessità.
In un mondo in cui quasi niente è considerato certo, non si tratta tanto per gli adulti di “accompagnare” (paternalisticamente) i più giovani ma di diventare attivi, di agire insieme e di contribuire tutti a organizzare la speranza. Viviamo in comunità fragili, centrate sui propri interessi. Ci manca il futuro e il presente del mondo ci appare ingovernabile. Avere chiaro il senso della vulnerabilità insegna a misurare il rischio e anticipare le conseguenze. Motiva quindi a cercare una maggiore efficacia.
Siamo insieme nel viaggio della vita, possiamo progredire intrecciando, in una feconda sinergia, riflessioni e azioni. Le diverse generazioni sono unite dalla condizione umana, da un’intelligenza cioè che impone di trovare un senso, un significato al vivere quotidiano.
Le scienze sociali evidenziano con sempre maggiore chiarezza che siamo cercatori di senso e che questa ricerca si fonda su alcune condizioni fondamentali: l’investimento nelle relazioni, seguendo una molto semplice e popolare che Papa Francesco chiamava “il linguaggio del cuore”: più dai e più ricevi; la ricerca quotidiana della pace che Francesco chiamava “artigianale” perché tutti possono collaborare a costruire; un lavoro generativo con cui sentirci cittadini che nel presente preparano il futuro, nell’ecologia umana: una speranza da non lasciarsi rubare, insisteva ancora Papa Francesco. Siamo instancabili costruttori di senso (sensemaking), tendiamo alla ricerca di significati e di valori.
Nella società dell’alta tecnologica, l’intensità comunicativa intergenerazionale richiede il performativo. La performance è un'arte comportamentale che, mettendo in scena le capacità comunicative, sviluppa una riflessione critica sulla cultura e sulla società, a partire dalle inesauribili risorse del corpo umano. È la mente che emerge dalla corporeità e dalla intersoggettività, dimensioni umane fatte di natura e di cultura. La performatività è la capacità di fare azioni con le parole e con i gesti. Non è tanto la rivolta che crea opposizioni sociali e culturali o si organizza per abbattere o scardinare sistemi di potere. Riguarda invece il senso stesso della vita, quando l’evoluzione storica rende necessaria la produzione di nuovi significati e di nuovi valori. Sicuramente le nuove generazioni sono portatrici di nuovi ideali di parità e di rispetto. Sono ragazze e ragazzi capaci anche di grandi generosità, dotati di iniziativa e fantasia. Danno alle emozioni (a come “si sentono”) un’importanza sconosciuta agli adulti. La loro sensibilità richiederebbe però un cambio di civiltà da costruire insieme.
Oggi gli schermi hanno sostituito la strada, la noia e il disinteresse hanno preso il posto del desiderio di libertà e di esperienze nuove, alla ribellione è subentrata l’allergia al dialogo. Attraverso l’agire corporeo, nei linguaggi dell’arte e delle performance, si sviluppano nuove esperienze, locali e insieme cosmopolite, secondo modalità inedite. Il punto di riferimento essenziale rimane l’analisi teorica di V. Turner, con il concetto di "dramma sociale", inteso come provocazione che mette in questione riferimenti diffusi di pensiero e di costume. Le domande inquietanti che assillano la gente riguardano la vita concreta e quotidiana ma sembrano non trovare risposta nelle soluzioni della politica: quale sbocco individuare all’incertezza economica? Quale avvenire economico assicurare alla propria famiglia? Come fermare la modificazione del clima? Come sentirsi sicuri sul proprio territorio? L’amore può durare? Educare è importante, ma è possibile? Le risposte, infatti, si possono solo costruire insieme. Si prende coscienza della profondità del proprio vissuto nel racconto di sé e nell’ascolto del racconto degli altri, osservando sé stessi e gli altri in azione. Non sono sufficienti i pensieri. La riflessione si sviluppa esprimendosi.
In questa mobilitazione generale, in questo sussulto di creatività, le nuove generazioni sembrano indicarci un metodo: esprimersi, emozionarsi, contare.
I territori rinascono e fioriscono quando i loro abitanti non si chiedono solo quante risorse possono ottenere dalle amministrazioni ma si domandano anche che cosa possono fare individualmente e in forma organizzata per contribuire al rinnovamento del proprio Paese.
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