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Lettera aperta ai "fenomeni" che considerano un fenomeno Giorgia Meloni

di Dunia Astrologo


C’era da aspettarselo, ma lascia sempre un po’ stupiti constatare la banalità dei comportamenti umani. Mi riferisco al “fenomeno” (in tutti i sensi) Meloni. Fenomeno lei, che ha saputo scalare tanto rapidamente un partito marginale della destra italiana, portandolo addirittura a raccogliere un così ampio consenso elettorale da diventare non solo il primo partito, ma l’asso piglia tutto della nuova compagine governativa. È un fenomeno che una giovane signora, della piccola borghesia periferica, senza poteri forti alle spalle ( o quasi-senza, se si pensa al signor Crosetto, sulle cui spalle la nostra ha mosso i passi più significativi della sua ascesa) sia riuscita a diventare la prima donna a capo del governo italiano.


Ed è un fenomeno, qui appare l’aspetto banale della storia, il fatto che stia già cominciando il tradizionale (italicamente) scivolamento verso la benevolenza, l’ammirazione e - in sintesi - l’ascesa sul carro del vincitore di molti, sospettabili e non, ex avversari o ex detrattori o ex su posizioni completamente differenti. Non mi riferisco a Renzi & Co. ché di quelli si sapeva fin dal momento in cui Calenda si è prestato alla goffa e piuttosto offensiva marcia indietro rispetto all’alleanza con il PD, per fare comunella con demolition man.


Mi riferisco piuttosto al compiacimento esibito da storiche femministe, importanti studiose dei movimenti femminili, personalità della cultura, del giornalismo e puranco della politica che si rallegrano pubblicamente di avere ( finalmente!) a capo del Governo italiano una donna, e per di più una donna del popolo (quale? Beh, il popolo no? Non la buona borghesia, ma neppure il proletariato urbano o agricolo, ma pur sempre il popolo italico).


Intendiamoci, è certamente una buona, anzi ottima notizia, per l’esempio che può venirne alle ragazze italiane che vogliano occuparsi di politica. In altri campi c’è già una buona presenza di donne leader (in campo scientifico, accademico, imprenditoriale eccetera), ma sono sempre e ancora troppo poche. E, in politica, veramente troppo spesso un passo indietro agli uomini. Ma possiamo veramente compiacerci se una persona che dall’età di 15 anni fa politica nel campo della destra estrema prima (Fronte della Gioventù-MSI), in quella sdoganata poi dal Congresso di Fiuggi (Alleanza Nazionale), e di politica campa, se si escludono i due anni in cui sembrerebbe aver lavorato normalmente come giornalista al Secolo d’Italia, fa una lunga scalata arrivando alla testa di un partito beneficiato, oltre che dalla sua indubbia leadership, da una sciagurata legge elettorale?


Possiamo compiacerci se durante quella scalata non prende mai le distanze dal fascismo e dai fascisti che l’attorniano, se non per convenienza e politeness istituzionale e, a suo tempo, per allineamento con il suo segretario di partito Gianfranco Fini, che lo fa in modo formalmente più chiaro e netto? Se è una che va a braccetto con Marine Le Pen e Santiago Abascal, fondatore del partito di destra spagnolo Vox, nel contrastare i diritti civili dei gay, delle donne (contro l’aborto), delle famiglie arcobaleno, dei migranti, se è contro la “gender policy” e il suicidio assistito e così via?


Possiamo compiacerci della sua femminilità se, con grande sprezzo del ridicolo, afferma di volersi sentir appellare “il Signor Presidente del Consiglio”, rivelando inconsapevolmente una potenziale gender fluidity?Possiamo batter le mani a chi cita (in modo un po' peloso) Papa Francesco per denunciare la povertà, ma contemporaneamente tira fuori dai cassetti degli Anni '70 l’uccisione del giovane fascista Ramelli per mano di un pugno di extraparlamentari, dimenticando però le decine e decine di morti innocenti per mano fascista in quegli stessi anni e le collusioni di autentici criminali di destra con servizi segreti e piduisti?


Possiamo compiacerci dell’aria nuova che porta in Parlamento per il suo linguaggio spigliato e non del tutto convenzionale (come il dare del tu a un rappresentante del popolo, questa volta in senso proprio, ma forse solo perché ha la pelle molto scura) nel suo discorso d’investitura, con il quale ci rassicura della sua continuità sulla strada aperta dal precedente governo (scusate, ma non era orgogliosamente all’opposizione?) su molti importanti temi, tranne che su poche "questioncelle" come flat tax, uso dei contanti, gestione della pandemia da Covid-19, valutazione dell’efficienza dell’Agenzia delle entrate, Reddito di Cittadinanza, legge Fornero e così via?


Insomma, da donna a donna, sarei per dirle: cara Giorgia, non mi incanti. Tu come molte altre donne di potere, sei portatrice di una cultura profondamente maschilista, intrisa di conservatorismo e di valori di retroguardia, che verrà confermata dai tuoi alleati di governo (quasi tutti maschi) ed ho la convinzione che non li contrasterai. Quindi dell’esser tu la prima donna a capo del governo non mi rallegro, anzi ne sono piuttosto contrariata. Fino a prova contraria, naturalmente.

Comunque, buon lavoro Signor(a) Presidente.

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