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L’Ordine dei medici ha ancora ragione di esistere?

Aggiornamento: 2 lug 2022

di Giuseppina Viberti

Di recente, è emerso un serio contrasto all’interno dell’Ordine professionale dei medici. La tensione ha preso poi velocità e intensità a causa dei provvedimenti disciplinari cui sono stati sottoposti i sanitari che hanno rifiutato la vaccinazione antiCovid. Gli animi si sono ulteriormente surriscaldati quando lo scontro si è radicalizzato su questioni in apparenza burocratiche. In realtà, le contrapposizioni sono il frutto di disagi e insofferenze individuali e di gruppo, per più versi incomprensibili all’esterno. Sull’argomento, l’opinione della dottoressa Giuseppina Viberti.

Una premessa d’obbligo: la questione parte da lontano. L’Ordine dei medici ha lo scopo di garantire la professionalità dei medici, fare formazione, occuparsi dei problemi professionali della categoria e ha una sede ENPAM per le questioni pensionistiche. Nel 2017 la Legge Lorenzin ha trasformato l’Ordine di tutte le professioni sanitarie in enti sussidiari dello Stato. Un cambio nella forma e nella sostanza, di cui forse i medici si sono pressoché disinteressati e in pochi hanno compreso di che cosa si trattava. Fino al 2020, all’esordio della pandemia. In effetti, con la Legge Lorenzin, lo Stato ha manifestato il suo potere di condizionamento sull’Ordine, e il caos (anagrammato, potremmo dire anche “caso”) è scoppiato con le sospensioni dei “no vax”. Infatti, sono gli Ordini professionali che devono controllare se il professionista della sanità è vaccinato; se non lo è, scatta il provvedimento con comunicazione diretta all’azienda di cui il lavoratore è dipendente, di qui la sospensione. Ora, ripassiamo alla moviola i fatti recenti. Lo strumento che i medici e gli altri professionisti “no vax” hanno ritenuto utile per contrastare i provvedimenti disciplinare è stato quello di ritardare l’approvare del bilancio 2021 e quello di previsione 2022. Infatti, l’11 aprile a Torino i resistenti alla vaccinazione, presenti in massa, hanno bocciato il bilancio, costringendo l’Ordine a indire un’altra assemblea che si è svolta il 14 giugno. Nell’occasione il documento è stato approvato e a un tempo contestato con proposta di ricorso al Tar del Piemonte da parte dei contrari. Qualora il Tribunale amministrativo dovesse accogliere il ricorso, l’Ordine sarà commissariato per preparare nuove elezioni.


Quali sono i termini del problema? Sostanzialmente si possono riassumere in una frase: se con la sospensione, i sanitari “no vax” perdono lo stipendio, l’Ordine dovrebbe rimettere in discussione la legge Lorenzin, riottenere l’autonomia dallo Stato e richiedere la reintegrazione dei medici sospesi. Giusto? Sbagliato? Personalmente, la prima domanda a pormi è se gli Ordini professionali non siano quanto di più anacronistico nel Terzo millennio. Aggiungo: a che cosa serve l’Ordine dei medici, di che cosa si dovrebbe occupare, ultimo, ma non meno importante, per quale motivo la categoria non è insorta quando la legge è stata approvata. Infine, in quarant’anni di iscrizione all’Ordine (necessaria per praticare la professione), a parte il pagamento della quota (120 euro all’anno), non ho mai avvertito una reale vicinanza degli organi dirigenti, tantomeno ho percepito l’esistenza di reali luoghi di confronto e dibattito tra i candidati alla vigilia delle elezioni per il rinnovo delle cariche istituzionali. L’attività dell’Ordine, non è un mistero, si è costantemente rivolta alle esigenze dei medici di famiglia e dei professionisti, marginalizzando o quasi i medici ospedalieri, ricevendo in cambio dagli stessi, secondo il mio personale – lo sottolineo – angolo di osservazione un totale o quasi disinteresse.

Conclusione: c’è da chiedersi se tutta la diatriba sulle funzioni e sulla democrazia interna dell’Ordine dei medici non sia maturata soltanto con l’irruzione della Covid-19 nelle nostre vite. Ma se così anche fosse, cogliamone l’aspetto positivo: il medico ha davanti a sé l’opportunità sana, e a mio avviso non più rinviabile, di decidere o di fare a meno dell’Ordine professionale e rifondare il suo ruolo nella società civile o se modificare l’attuale modello, che ha mostrato di produrre gravi distorsioni professionale e pesanti lacerazioni interpersonali.

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