L’impeto creativo nella pittura di Francesco De Bartolomeis
di Pino Chiezzi
Francesco dipingeva, e non solo per fondare con cognizioni di causa le proprie critiche ai lavori degli artisti che incontrava. Forse il primo passo che l’ha spinto a provare è stata una speciale valutazione produttiva applicata a se stesso: ha preso un pennello e iniziato a cercare di capire cosa succede o può succedere quando si fa pittura.[1]
Con il passare dell’esperienza è andato oltre il seminato iniziale e ha dipinto in rapporto alla vita che scorreva in lui, discorrendo di quanto sia complicata, difficile e misteriosa la nostra esistenza, di come sia impossibile venirne a capo una volta per tutte e in modo definitivo, perché rimane sempre qualcosa da capire, una curiosità insoddisfatta, un punto oscuro da chiarire, una cosa non vista degna di importanza e così via, ricercando qualcosa sino alla fine.
Che sia anche pittore lo si comprende da uno stile che accompagna le opere, riconoscibile al momento del primo sguardo, fatto che determina l’essere di fronte all’arte.
Lo stile, di certo non è pittura tonale, ma piuttosto timbrica, con piccoli scostamenti tra i sistemi, ma riconoscibile per originalità e costanza di risultati.
La tecnica si è fatta strada come mezzo necessario, difficile da praticare, e nel corso del tempo pian piano da Francesco dominata per quel che serviva a sorreggere un discorso attraverso la pittura.
La proposta pittorica è un percorso da scoprire, sono tracce di ragionamenti a configurazione geometrica, il quadro lo si percorre avanti e indietro, a volte ci sono entrate e uscite riconoscibili, altre volte si trovano spaesamenti e disorientamenti da cui non ci si libera. Non si finisce di guardarlo, si trova ancora un elemento che era sfuggito allo sguardo, un collegamento non capito, una profondità trascurata, una forma misteriosa. Il percorso non ha fine, si distoglie lo sguardo, si ritorna a guardare, c’è ancora da scavare.
I temi che hanno spinto Francesco per decenni a dipingere in ostinazione con continue variazioni sono quelli che la vita ci porta davanti, leggeri, faticosi, fantasiosi, affascinanti, violenti, drammatici, irritanti, sconvolgenti, ridicoli, commoventi, e le risposte che la nostra mente e le nostre emozioni elaborano consciamente e inconsciamente. Un putiferio, a volte.
Grazie Francesco.
Note
[1] https://www.laportadivetro.com/post/francesco-de-bartolomeis-un-intellettuale-torinese-poliedrico
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