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L'EDITORIALE DELLA DOMENICA. I Maggio nel segno della Costituzione

di Alessio Ferraris*

Domani non sarà un Primo Maggio come tutti gli altri. Ma è una diversità che si ripropone oramai da più anni tra crisi economiche, mai del tutto superate, e tentativi di narcotizzare i diritti civili e sindacali, mentre una pandemia imprevista e sottovalutata all'inizio, metteva a nudo reiterate politiche di tagli alla sanità pubblica e, dunque, volutamente squilibrate a favore della sanità privata, con esiti pagati soprattutto dai ceti meno abbienti e dai gruppi sociali più fragili. Cose note. Contro le quali i sindacati ergeranno un Primo Maggio nel segno della Costituzione: 139 articoli attorno ai quali da 75 anni gli italiani affermano principi di democrazia, libertà e solidarietà con cui si è ricostruito il Paese dalle macerie del Secondo dopoguerra e si sono contrastate e battute, in più fasi critiche della storia recente e non, aspirazioni e derive eversive e autoritarie coltivate da gruppi reazionari e pezzi sleali di corpi separati dello Stato. Ma la Costituzione, in questa celebrazione unitaria del Primo Maggio, rimane per il movimento sindacale la riproposizione costante di un pilastro etico e morale che unisce un popolo: il lavoro, principale elemento di coesione che si esprime in una comunità che pone al vertice dei suoi valori l'equità e la giustizia sociale, come l'intesero i Padri costituenti con l'articolo 1.


Un argine alle morti sul lavoro

Cosa nota, purtroppo, è anche lo stillicidio di morti sul lavoro, infortuni mortali che l'informazione continua a etichettare come morti bianche, quando di bianco c'è soltanto il lenzuolo con cui la pietas umana copre quei corpi esanimi. All'opposto, le responsabilità esistono e non sono da addebitare sempre alla casualità o al destino, cinico e baro.

Venerdì 28 aprile, si è ricordato la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza, punto alto di un messaggio che vale come impegno e promessa. Ma puntuale, come nella famosa partita a scacchi de "Il settimo sigillo", il film di Ingmar Bergman, la Morte ha fatto la sua mossa: spiazzante e beffarda, ha "aggiornato" la nostra "Spoon River", il lungo elenco di decessi: altre due vittime sul lavoro, l'una alla Esselunga di Pioltello, in provincia di Milano, l'altra a Sciacca, nell'Agrigentino. E il ticchettio delle agenzie che le ha annunciate ha come dato l'impressione di voler sbeffeggiare l'impegno promesso, quello dello Stato e del governo. Del resto, le cifre sono incontrovertibili nel nutrire l'allarme: 196 morti nel primo trimestre dell'anno, 1006 nel 2022.

Non possiamo arretrare. Non deve arretrare il Paese, che è fondato sul Lavoro come recita il primo articolo della sua Costituzione. Non deve arretrare il cittadino che del Paese deve sentirsi orgoglioso e non cedere al populismo o alla disillusione e al disimpegno. Non deve arretrare il lavoratore nel difendere gli elementi sulla sicurezza previsti dalle norme giuridiche e contrattuali. E, non ultimo, non devono arretrare i sindacati, le rappresentanze dei lavoratori, il cui fine è quello di chiedere oggi con determinazione al governo una linea di coerenza con le parole di circostanza che sono spese ad abundantiam nei momenti drammatici, momenti in cui la solidarietà espressa dura lo spazio della tragedia.


Osservatorio regionale sugli infortuni in Piemonte

I sindacati piemontesi, Cgil, Cisl e Uil, hanno definito un obiettivo ripetutamente avanzato (e sollecitato) alla Giunta regionale e posto all'attenzione del suo presidente, Alberto Cirio: la creazione di un Osservatorio della sicurezza con dati reali trasmessi in tempo reale alle organizzazioni sindacali; un Osservatorio con cui formare una banca dati, strumento indispensabile per studiare cause e responsabilità e agire con metodo scientifico. Con un combinato disposto, la Regione deve assumersi l'impegno di coordinare gli interventi dei vari soggetti istituzionali (Spresal, Asl, Medicina del Lavoro, Ispettori del lavoro) cui non fanno difetto serietà e dedizione nella loro attività, ma che si muovono maniera autonoma, marginalizzando lo scambio di informazioni tra di loro, rinunciando così a dare maggiore efficacia ai propri interventi. Un "lusso" che non soltanto il Piemonte, ma il Paese nella sua interezza e globalità, non si può più permettere.

Infine, rimane prioritaria la formazione professionale sulla sicurezza, spurgata da quei timori reverenziali di metterla in discussione in quelle parti che l'esperienza sul campo ha mostrato essere inadeguate. In proposito, il cambiamento deve essere collettivo e preceduto da una pre-condizione: la volontà di confronto aperto tra sindacati e imprese, dalla consapevolezza delle parti che la ricerca del profitto non può andare a detrimento della sicurezza, a cominciare dal rispetto dell'orario di lavoro e dall'utilizzo di manodopera precaria non qualificata in quegli ambienti professionali, si pensi all'edilizia e non solo, in cui la perdita di concentrazione causata dalla fatica può diventare fatale per l'incolumità dei lavoratori.


L'intervento del Presidente della Repubblica Mattarella

Su questo punto, ieri a Reggio Emilia, prologo del Primo Maggio, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato esplicito con parole condivisibili dalla prima all'ultima: Sappiamo bene, ha detto il Capo dello Stato, che le battaglie del movimento sindacale dei lavoratori hanno contribuito in modo significativo a raggiungere traguardi di progresso sociale evidenti e che l'Italia, nella sua trasformazione, ha compiuto giganteschi passi di crescita e di progresso. Ma le contraddizioni tendono sovente a riprodursi, come in ogni vicenda umana".

Gli infortuni mortali sul lavoro, però, sono una piaga sociale che tende a riprodursi come le metastasi di un tumore maligno, che insieme a colpire l'individuo, mira ad annullare anche le reazioni di contrasto di una comunità per garantire la sicurezza. Ed è ciò che da ogni palco del Primo Maggio i sindacati devono garantire.


* Segretario generale Cisl Piemonte


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