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L'APPUNTAMENTO DI OGGI. Torino ore 20, una fiaccolata per fermare le guerre

Parte da piazza Arbarello alle 20 ed attraverserà via Pietro Micca per concludersi in piazza Castello la fiaccolata promossa dal Coordinamento per la pace torinese, che ha aderito alla piattaforma internazionale sottoscritta da centinaia di associazioni.

Si è alla vigilia di due anni dall'inizio del conflitto in Ucraina, dall'invasione delle truppe russe che puntavano su Kiev per rovesciare il governo Zelensky e incorporare la parte orientale del Paese nella Federazione russa. Un piano noto agli Stati Uniti e ai servizi di intelligence americani e alla Nato, ripetutamente denunciato sui mezzi di informazione, ma che non ha mai trovato un serio contrasto diplomatico per un cessate il fuoco alla guerra che dal 2014 si combatte in Donbass tra i separatisti filorussi e l'esercito regolare ucraino. Un conflitto scoppiato sulla scia dell'annessione della Crimea da parte della Russia nel marzo del 2014, giustificato da Mosca come risposta al colpo di Stato messo in atto a Kiev il mese precedente, noto come la rivoluzione di Maidan, che determinò la caduta del governo di Mykola Azarov e la fuga in Russia del presidente eletto Viktor Janukovyč. Da quel momento, cominciò l'uso strumentale da parte russa e da parte occidentale dell'Ucraina, paese conteso sottotraccia, gettato con cinismo in un tunnel di sofferenze e drammi, che rischia ora di leggere la parola pace come un compromesso al ribasso per l'esito della guerra sul campo, nel paradosso di ritrovarsi precipitato in una dimensione surreale, abbandonato dagli Usa con la Camera che non ha sbloccato il nuovo pacchetto di aiuti militari, mentre da Mosca gli isterismi (calcolati) di Medvedev, a un mese dalle elezioni in Russia, ipotizzano a breve l'occupazione di Kiev. .

Dunque, una delusione interna, vissuti controversi tra la popolazione ucraina sulle reali prospettiva del conflitto che si sommano alla tragedia di cui sono responsabili principali i Grandi della Terra, da Putin a Biden, per aver dato vita, come ha più volte denunciato Papa Francesco, alla Terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Una guerra che ha fatto lievitare le ricchezze delle aziende produttrici di armi, e attuato un progressivo processo di manipolazione dell'opinione pubblica internazionale cui è stata accreditata l'idea che l'uso della forza sia sempre da privilegiare alla diplomazia come soluzione migliore delle controversie. Un'operazione mirata a indebolire i movimenti pacifisti e a isolare anche chi individualmente si oppone alla guerra.

La fiaccolata di stasera illuminerà anche il Medio Oriente, dove dal 7 ottobre si combatte una guerra altrettanto sanguinoso nella Striscia di Gaza, dopo l'attacco di Hamas a Israele che ha provocato un migliaio di vittime, la presa di centinaia di ostaggi, violenze d'ogni genere. Una scelta terroristica su cui si è abbattuta la reazione del governo di Netanyahu che ha provocato in oltre quattro mesi di guerra oltre 30 mila morti tra i palestinesi, parte dei quali donne e bambini. Un laissez faire concesso dall'Occidente e dagli Stati Uniti al governo di destra israeliano che ha ridotto, per il timore legittimo di concedere spazio all'antisemitismo, la doverosa capacità critica e di prospettiva che si deve in situazione in situazioni estreme per non ripetere gli errori del passato. Errori ricaduti tanto sul popolo ebraico, quanto su quello palestinese.



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