Il Racconto post elettorale... "Una vita da Pontius Pilatus"
Aggiornamento: 13 giu
di Unicorno
Lo dedico a te questo speciale ringraziamento, caro promotore opaco. Alle difficili fatiche dell’equilibrismo opportunistico. È una vera disciplina sportiva, che meriterebbe di entrare nel catalogo di quelle olimpiche, tanto è diffusa nel mondo, quanto difficile da praticare. Non è per tutte le stagioni, ma è per uomini per tutte le stagioni. Mi spiego meglio: questa disciplina atletica si pratica nel periodo delle elezioni. Quando gli atleti – ché di atleti professionisti si tratta – avvertono l’esigenza di far sapere a un candidato di essere dalla sua parte. L’equilibrismo consiste nel raccontare la stessa narrazione e complimenti annessi - però cuciti su misura come un abito di sartoria - anche ad altri candidati. E di farlo al contempo, moltiplicando sé stessi in tante occasioni e situazioni d’incontro.
Più saranno gli speranzosi altri candidati, più tu - ai loro eventi, nelle strade, nelle piazze agli aperipranzi e agli apericene, ai convegni scientifici e ai mercati di paese - li avvicinerai con esperta circospezione, per parlare con loro riservatamente. Li inviterai ad appartarvi qualche metro più in là e dirai loro – volta per volta, ovviamente, a ciascuno di loro separatamente, all’insaputa l’uno dell’altro - che voterai per lui, che lo farai votare, che lo segui e lo osservi da tempo ed in lui credi. Cioè: che farai per lui una speciale campagna ad personam.
Ma - e dovrai specificarlo bene, per lasciarti più spazio di manovra per scongiurare eventuali criticità future - richiederai discrezione: nessun altro lo dovrà sapere. Proprio perché tu lavori parlando con tanti e con nessuno, e sempre a tu per tu.
Cosicché, in campagna elettorale - sempre confidenzialmente e amichevolmente, a distanza ravvicinata, con discrezione e aria da carbonaro (tu sempre con la mentina in bocca, perché sei un professionista della gradevolezza) - riuscirai a far felice ogni ingenuo candidato. Il quale, esaltato dalla tua stima, andrà via felice, speranzoso e a petto gonfio come un tacchino.
“Come volevasi dimostrare”, ti dirai per l’ennesima volta. Del resto tu sei capace di lavorare sull’ego degli altri, sei un buon motivatore di ingenui facilmente disposti a sentirsi importanti con il minimo sforzo. Per di più tu stai, per così dire, “dall’altra parte”. Lo proclami e sottolinei con evidenza pubblica, tutte le volte che puoi. In realtà - quando pensi fra te e te, voteresti per quel candidato che hai appena compiaciuto? Mai e poi mai! Né per lui, né per nessun altro. Tu sei sempre in campagna elettorale, ed ogni giorno voteresti soltanto per te: del resto, da buon narcisista, non ti faresti sedurre da nessuno.
Tu sei fra i migliori degli equilibristi. Ti immagini sempre sul podio e certamente lo sei. Difficile e faticosa questa disciplina atletica, che ha le sue regole sacre. Ad esempio: mai mandare messaggi scritti. Mai parlare al telefono. Altri potrebbero sentire, oltre al candidato, sia stando vicino a lui, sia ascoltando le sue conversazioni lungo le onde telefoniche. Chissà da dove , ma ne temi il perché... Da qualche tempo, misteriosi e corpulenti personaggi, dai modi spicci e toni autoritari, popolano i tuoi incubi. Stanno in sale grigie di penombra, con i vetri oscurati.
Sembrano assorti davanti a macchinari luminosi e pieni di leve e bottoni; guardano schermi sui quali si impennano e rimbalzano grafici a righe verticali, di altezza variabile, in continuo cambiamento, a ritmo pulsante. Le macchine vomitano nastri che potrebbero essere quelli degli elettrocardiogrammi, o le registrazioni delle scosse telluriche. Ma, a ben guardare, quei tizi non sono medici in ambulatorio, non sono scienziati. Hanno cuffie alle orecchie, gradi sulle spalle, pettorine con simboli sulle divise, distintivi sul petto. E penne e taccuini. Son pronti a registrare ogni tuo sospiro. Eh già, succede anche questo in remote e misteriose stanze degli uffici giudiziari. E quando succede, la frittata è fatta.
Ogni volta qualcuno si stupisce che il diavolo possa annidarsi nel telefono, anche se tu al telefono non stai parlando… Maledetti trojan (così si chiamano, l’aggettivo è tuo. Ma forse non cogli che non loro, ma tu sei il famoso figlio di…). Sì perché tu non regali soltanto emozioni - talvolta illusoriamente momentanee - allo speranzoso candidato: questo sarebbe, tutto sommato un peccato veniale: da girone periferico del Purgatorio. Ben peggio, stai attentando alla serenità futura di quell’uomo che ti si sta affidando. Perché, mentre lo innalzi al ruolo di certamente “papabile”, illudendolo, stai seminando il germoglio di una ferrea e fruttifera collaborazione fra voi. Ferrea per lui, fruttifera per te.
Inscindibile per entrambi, perché nel futuro, se qualcosa dovesse andar storto o non essere gradito, sarai tu a ricordargli il patto sacro, quella invisibile fede al dito con cui lo avevi impegnato. Sempre più spesso, lo sai bene, sono questi i matrimoni davvero indissolubili. Quelli in Chiesa hanno sempre confini elastici e margini di adattabilità a renderli più comodi. E se l’altro volesse sciogliere il vostro rapporto - evenienza improbabile, come la storia (giudiziaria) insegna – glielo ricorderai in latino, lingua che non conosci, ma che sa di drammaticamente sacro: “simul stabunt, simul cadent”.
Sai già che anche quello – pur non avendo studiato la lingua antica - capirà, annuirà, asseconderà. Perché sia tu che lui sapete come va il mondo, e frattanto ne avrete avuto esperienza.
Ma, risvegliandoti dall’incubo e col ritorno della luce del giorno, riprenderai la tua preparazione atletica, a cui ti dedichi tutti i giorni da anni, in attesa delle Olimpiadi. Imbastirai ogni volta la stessa strategia, con le variabili del caso. Altri candidati, nelle stesse competizioni o in diverse competizioni elettorali; possibilmente negli stessi tuoi territori, Ti gioverai del fatto che ormai conosci i meriti, i limiti, le vanità e le debolezze di ciascuno (perché andare a giocare in trasferta, quando ti è così facile giocare qui, su ogni campo da gioco e con minimo sforzo?).
Continuerai a dire a ciascuno e a tutti – come se quelli fossero seriali di Andy Wharol – che ognuno di loro è un pezzo unico, e che le repliche sono attestati di bellezza e d’ammirazione per lui. Ma che lui - quello con cui volta per volta parlerai - e “ti lavorerai”- è quello baciato in fronte dal sole della tua amicizia. Un prescelto. Certo, tu vincolerai al segreto ognuno di costoro. Loro, grati per la fortuna di frequentarti, manterranno il patto “personalizzato” che avrai loro proposto. A ciascuno il proprio accordo con te, ma l’uno tratterà con te all’insaputa dell’altro.
Non rischierai – né prima né dopo le elezioni - che, incontrando tutti assieme o a gruppetti in spicciolata, i candidati e gli eletti – anche di partiti diversi - ti chiedano conto, ti domandino da che parte stai. Tu lo sai dove stai: dalla parte tua. Sei un fiume carsico che si racconta proprio come tale. Lavori nel profondo; scorri come le vene d’acqua anche là dove occorrerebbe un rabdomante per trovarti; ti ramifichi in ogni ambiente. Sposi tutte le istanze con la stessa passione, passando da un tavolo all’altro di pubblici convegni, riunioni riservate, presentazioni di questo o di quello. Con tuttologa parlantina e versatile maestria, dando ragione a tutti, sempre sfumando le frasi nel dire e non dire, fra ammiccamenti, allusioni e parole sospese. Ma prima o poi, fra tanti equilibrismi per mantenerti in piedi, verrà il momento in cui salterai fuori. Proprio come un fiume carsico, finalmente alla luce.
Ma lo farai per correre in soccorso del vincitore, come diceva Ennio Flaiano. E, tuttavia, facendo capire allo sconfitto che saresti stato dalla sua parte se fosse stato lui il vincitore. Proprio come don Abbondio. Ma quanta ginnastica, quanto allenamento, quanto equilibrismo per te, che non sei mai stato schierato come uomo di parte, ma di tutte le parti?
Se a te piace così… Buona vita caro Ponzio. Con uno scettico sorriso. …
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