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Galateo o politica, i conti non tornano mai tra Ue e Erdogan

di Mercedes Bresso|

La piccola vendetta organizzata da Erdogan contro la Presidente della Commissione Europea, Ursula von Der Leyen, lasciata in piedi a cercare il suo posto, mentre il collega Charles Michel si sedeva tranquillo sulla poltrona di fianco all’ineffabile presidente turco, è certo un divertente episodio di maschilismo, ma anche una nuova spina nel fianco delle relazioni fra la Turchia e l’Unione Europea. Erdogan voleva punire la Von der Leyen per avere citato il dispiacere dell’UE per l’uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul sulla protezione delle donne. Vendetta, come si diceva all’inizio: così il Sultano non ha trovato di meglio che offendere tutta l’Unione, negando il ruolo che la Commissione ha nella gestione di tutto quello che interessa il suo Paese (soldi, mercato, processo ormai finto, ma molto lucroso per lui, di pre adesione). Dal suo canto, Michel non è riuscito a fare l’unica cosa sensata, ossia cederle il suo posto, mostrando al tempo stesso galanteria e rispetto dell’Istituzione che era lì a rappresentare. La Presidente ha invece scelto (unica tra i tre) di privilegiare il rapporto con un partner importante piuttosto che il suo orgoglio ferito. La realtà è che è stata un’altra donna, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, a mettere l’UE in difficoltà chiedendo alla Turchia di fermare i rifugiati siriani per conto dell’Europa, pagando per questo un conto salato, quando dovremmo avere da tempo chiuso il processo di adesione di quel paese per manifesta impossibilità a proseguire, chiudendo anche le porte ai privilegi di cui la Turchia gode grazie a questa ormai finta procedura. Più volte il Parlamento Europeo si è chiesto se si doveva interrompere il negoziato e ha rinunciato per non abbandonare al suo destino l’opposizione laica e democratica all’autocrate turco, però forse è venuto il momento di chiederci se non dovremmo ricordare che la Turchia ha molto di più da perdere in una rottura dei rapporti con l’Unione che non viceversa. Il mio suggerimento è che il Consiglio Europeo agisca su tre fronti: paghi a Charles Michel un corso di buone maniere, offra a Ursula von Der Leyen un aiuto psicologico per non dipendere più dalla sua madrina Angela Merkel e smetta di pagare a Erdogan i fondi per i rifugiati siriani e interrompa formalmente la procedura di adesione per mancato rispetto dei diritti umani. Con cortesia ma fermezza. Gli Stati Uniti ci hanno ricordato il noto adagio che i cani che abbaiano (leggi Trump) non mordono, di solito, mentre le persone educate, ma ferme (leggi Biden) ottengono grandi risultati. Si possono trovare soluzioni migliori per i rifugiati e partner commerciali più affidabili e meno arroganti. Soprattutto va difeso ad ogni costo l’onore dell’UE. Ora Tocca a Ursula: con eleganza e determinazione faccia capire al signor Erdogan chi ha il coltello dalla parte del manico e che questa volta, purtroppo per lui, è una donna e si chiama Unione Europea.

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