top of page

Dazi, un "bignami" per le intemperanze di Trump e le risposte del mondo

Emanuele Davide Ruffino

di Emanuele Davide Ruffino


Se l’attuale definizione dei dazi a livello mondiale rispondesse a criteri razionali e facilitasse lo sviluppo dei commerci, dovremmo tutti impegnarci per mantenere uno status quo a difesa dell’esistente quale possibilità di sostenere il progresso. Così non è, con la conseguenza che una discussione ad ampio raggio su come utilizzare i dazi, s’impone, indipendentemente dalle intemperanze del Presidente americano Donald Trump. Indiscutibilmente, e la storia dell’economia dall’antichità ad oggi lo conferma, lo sviluppo dei commerci e una conditio sine qua non per la crescita del benessere e della civiltà delle collettività coinvolte. Di qui la responsabilità di tutti a definire regole che lo rendano possibile in forme etiche ed eque.

L’idea di determinare un’aliquota daziaria unica non risolverebbe i problemi perché avvantaggerebbe i Paesi ricchi, mentre renderebbe più difficile l’export per i Paesi meno sviluppati che invece, proprio dalla possibilità di esportare possono sperare di sviluppare le loro economie. Ogni settore, per non dire ogni prodotto, presenta inoltre caratteristiche sue proprie tali per cui, in prima approssimazione, conviene applicare dazi elevati su quei prodotti producibili in loco dalle aziende nazionali, mente rischia di rallentare la crescita economica se applicati su prodotti non altrimenti disponibili nel breve periodo. Se si osserva l’attuale “geografia” dell’applicazione dei dazi si osservano profonde disarticolazioni, conseguenza dell’azione delle lobby e dell’affermazione di interessi particolarissimi, ancorché legittimi.

 

Tariffe doganali

In Europa i dazi doganali variano a seconda del tipo di bene importato e sono calcolati in base al valore segnalato nella dichiarazione del venditore che solitamente corrisponde alla fattura inviata con il prodotto. In estrema sintesi, se viene effettuato un controllo e l'impiegato della Dogana dovesse rilevare una non corrispondenza tra quanto pagato e il valore della merce questa sarà rivalutata e il dazio verrà calcolato sulla nuova valutazione. 

Questa procedura è a discrezione del doganiere e si basa su valutazioni presunte e la scelta dei contenitori che vengono aperti per verificare il contenuto avviene casualmente. In ogni caso, la tassa viene calcolata sul valore della merce comprensiva di spese di spedizione e se queste non sono indicate viene stabilito anche in questo caso un valore presunto. Nelle spedizioni con destinazione l'Unione Europea il dazio corrisponde alla Tariffa Integrata Comunitaria (TARIC) che viene calcolata in percentuale secondo le tabelle merceologiche introdotte dal Reg. (CEE) n. 2658/87, (consultabile sul sito dell'Agenzia delle Dogane in Italia: http://aidaonline.agenziadogane.it/nsitaric/index.html) alla prima dogana di ingresso nell'Unione.

A livello mondiale, i dazi doganali possono variare notevolmente a seconda del prodotto e del paese di origine o di approdo: su queste differenze la nuova amministrazione americana ritiene di essere significativamente danneggiata ed ha iniziato una guerra commerciale, cui si aggiunge anche una rivalsa per il fatto che gli organi internazionali, finanziati in primis dagli USA, adottano politiche ed atteggiamenti antiamericani (situazione facilmente sfruttabile elettoralmente in quanto il contribuente americano paga soggetti che agiscono contro i loro interessi).

Che fosse necessaria una rivisitazione dei commerci internazionali dopo gli anni del Covid e una profonda mutazione degli equilibri economico-commerciali era assolutamente necessaria, ma proprio gli organismi internazionali a ciò predisposti, in primis il World Trade Organization (WTO) non si sono dimostrati adeguati alle esigenze, vittime di veti incrociati, se non anche di interessi di parte.

La risoluzione del problema dazi presuppone prendere in considerazione un’infinità di variabili che vanno dalle spese di sdoganamento alla fluttuazione di tassi di cambi che possono annullare od amplificare l’effetto dei dazi doganali (le banche centrali, oltre a combattere l’inflazione si trovano così a fare da arbitro nel determinare le possibilità di commercio di molti beni e servizi determinandone i prezzi reali… e la moneta maggiormente utilizzata per gli scambi internazionale è il dollaro).


Guerre commerciali e ruolo europeo

I dazi doganali non sono l’unica variabile che può presentare un impatto significativo sul prezzo finale dei prodotti per i consumatori: ovviamente quando un paese impone dazi su beni importati, gli importatori ne devono sopportarne il costo e ciò aumenta il costo totale delle merci, accrescendo i tassi inflattivi e su questo aspetto si concentrano la maggioranza dei commenti in reazione alle decisioni di Trump, generando, con atteggiamenti manichei, rischiano di aumentare lo scontro.

Anziché concentrarsi sui toni un po’ spacconi (ma, per ora, decisamente efficaci e fruttuosi) usati per sollevare il problema dal Presidente Trump o sui danni che potrebbe sopportare l’America (in termini percentuali meno potrebbe patire per una guerra commerciale in quanto, se si mette a rapporto l’import-export sul PIL presenta una maggiore indipendenza rispetto agli altri Paesi) sarebbe opportuno ragionare sui livelli di reciprocità, nel senso che i dazi, come le altre misure economiche non possono essere assunte unilateralmente, ma concordate tra le parti ricercando soluzioni win-win, dove tutti ne ricavano un vantaggio dalle potenziali sinergie.

Trump sa che una guerra prolungata sui dazi sarebbe maggiormente sopportabile dagli USA, sia pur con costi significativi, che non gli altri Paese, così come sa che l’Europa con le truppe nord coreane a poche migliaia di chilometri dai nostri confini sarà costretta a rivedere le spese militari e riorganizzare gli assetti difensivi e da abile e spregiudicato negoziatore non esita a sfruttare ogni situazione a lui favorevole, in una logica di American First.

L’Europa può continuare a dividersi e a piagnucolare sulla situazione, o affrontare il problema di un nuovo equilibrio dei commerci, basata su un equilibrio tra solidarietà e reciprocità, di cui i dazi sono una componente importante ma non unica, per cercare una soluzione sostenibile, ben conscia che il suo potere d’influenza si sta progressivamente riducendo a vantaggio dei Paesi emergenti e che deve recuperare in termini di credibilità culturale, prima ancora che economica.

 

 

79 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentários


L'associazione

Montagne

Approfondisci la 

nostra storia

#laportadivetro

Posts Archive

ISCRIVITI
ALLA
NEWSLETTER

Thanks for submitting!

bottom of page