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Berlino: il sabotaggio del Nord Stream porta all'Ucraina

Aggiornamento: 26 giu


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Le esplosioni ai gasdotti Nord Stream si registrarono lo scorso anno alle 2,03 e alle 19,04 di lunedì 26 settembre. Gli effetti si videro nelle riprese dall'alto di alcune zone del mar Baltico. L'impressione che si trattasse di un attentato fu immediata. La premier danese, Mette Frederiksen, affermò senza mezzi termini che le perdite erano da ricondurre ad un'azione di sabotaggio, ad "atti deliberati" e "non a un incidente". Le fece eco con i toni muscolari che diventeranno nel tempo il suo marchio di fabbrica, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, secondo cui era fondamentale "indagare sugli incidenti, ottenere piena chiarezza sugli eventi e sul perché. Qualsiasi interruzione deliberata delle infrastrutture energetiche europee attive è inaccettabile e porterà alla risposta più forte possibile".

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Ora, investigatori tedeschi hanno identificato una nave presumibilmente coinvolta nell'esplosione del Nord Stream e le prove portano direttamente in Ucraina. La nave sarebbe stata noleggiata dalla Polonia e l'operazione stessa sarebbe stata effettuata da un gruppo di 6 persone con passaporti falsi. Una tesi su cui pende il condizionale d'obbligo, comunque indirettamente confermata a grandi linee da un articolo del New York Times che ha riportato le prime voci filtrate dall'establishment americano. Voci che hanno indicato un gruppo filo-ucraino dietro le esplosioni nei gasdotti del Nord Stream. Nelle stesse dichiarazioni raccolte dal quotidiano americano, i funzionari escludevano - al momento - il coinvolgimento del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dei vertici governativi di Kiev.

L'indagine tedesca presenta, tra l'altro, una singolarità vicinanza con la denuncia di sabotaggio del Nord Stream 1 e 2 che il ministro degli Esteri russo Serghey Lavrov ha pronunciato lo scorso 16 febbraio a Mosca. Denuncia che arrivava a stretto giro di posta dalla richiesta del Cremlino di una riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulle esplosioni nel gasdotti. In quella circostanza, Lavrov aveva parlato di un "atto di terrorismo non solo contro la Russia, ma anche contro la Germania", umiliata dagli Usa per cancellarla dallo scenario internazionale.


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