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Laura Pompeo

Alla conquista di una città a misura di donna

di Laura Pompeo

Il ruolo delle donne nella costruzione e nella gestione dello spazio urbano è un tema che, seppur spesso relegato ai margini del dibattito pubblico, è centrale per il futuro delle nostre città. Le città sono costruzioni sociali e specchio della gente che le abita; riflettono i valori, le priorità e le dinamiche di potere che le attraversano. 


Il coraggio di rimettere le cose in discussione

Fino a tempi recenti,  le donne non sono state coinvolte nella pianificazione urbana, sono state escluse dalle decisioni che plasmano gli spazi in cui vivono, lavorano e si muovono. Eppure occupano quegli spazi, e gli spazi determinano anche il loro tempo: ad esempio, se scuole, negozi, uffici aprono, chiudono, fanno pause tutti alla stessa ora, questo incide enormemente sul percorsi fisici delle donne, che sono molto meno lineari di quelli degli uomini (e ben lontani dalla “Città dei 15 minuti” di Romero). Occorre rimettere in discussione che ci sia solo un modo giusto e definitivo di pensare le città, finora disegnate secondo una visione maschile. 

E’ tempo di cambiare prospettiva e di costruire una città che sia anche a misura di donna. Non si tratta solo di includere, ma di ripensare il concetto stesso di città; di chiedersi quali valori gli spazi pubblici promuovono. Le donne - con le loro esperienze, competenze e sensibilità - offrono uno sguardo che può arricchire e migliorare la qualità della vita urbana per tutti. Una città che risponde alle esigenze delle donne è una città più sicura, più accessibile, più sostenibile e più equa.[1]


Lavoro e conciliazione dei tempi di vita

Esaminiamo per esempio il tema sicurezza, spesso trattato solo in termini di repressione e controllo. Sin da piccole le donne si muovono con maggiore prudenza dei loro coetanei e fanno esperienza della città determinata dall’identità di genere. Una città sicura per le donne però non è solo una città sorvegliata: è una città illuminata, con trasporti pubblici efficienti e accessibili, con spazi pubblici vivi e accoglienti, dove la comunità può crescere e prosperare. È una città dove le donne non devono avere paura di camminare da sole la sera, dove il diritto alla mobilità è garantito a tutti, senza distinzioni di genere.

Se poi parliamo di lavoro e conciliazione dei tempi di vita, le città devono essere progettate tenendo conto delle esigenze delle donne lavoratrici, madri, caregiver, ecc. Servizi come gli asili nido, le scuole, i centri diurni per anziani, i trasporti efficienti, sono infrastrutture fondamentali anche per garantire una reale parità di accesso al lavoro: garantirla significa dare merito, dignità e più occupazione ad una grande percentuale della popolazione, quindi, faticare meno tutti/e e guadagnare di più ciascuno/a. 

La città deve supportare le donne: tutti abbiamo vissuto un diverso modo di abitare e un diverso ruolo della casa con l’emergenza sanitaria, con conseguenze a livello non solo individuale e familiare, ma anche di scelte urbanistiche e di organizzazione delle città. 

Se le donne sono coinvolte nei processi decisionali, se contribuiscono alla pianificazione urbanistica, all’elaborazione delle politiche abitative, alla gestione dei servizi pubblici, avremo città più giuste, più democratiche e anche più belle. 

Ripensare la città in un’ottica di genere è, dunque, una necessità per costruire un futuro sostenibile e inclusivo. Una città che valorizza e rispetta le donne è una città che rispetta tutti i suoi cittadini. È una città che guarda avanti, che si evolve, che accoglie la diversità come risorsa.


Note

[1] Cfr. Elena Granata, Il senso delle donne per la città, Torino, 2023

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