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Zelensky cambi copione, Putin è già uno sconfitto per l’umanità

di Menandro|

“Datemi carri armati, missili, droni per combattere i russi”. La testarda insistenza con cui Volodymyr Zelensky, “il servitore del popolo”, sta infiammando il mondo, appare sempre più una nuova crociata. Probabilmente, Zelensky si è convinto che non vi sia altra soluzione al dolore del suo popolo e al suo personale. E da buon crociato, Zelensky ha indossato la veste che fu Goffredo da Buglione, il cocciuto condottiero della prima crociata contro i fedeli di Maometto. Una guerra che sull’esempio di tante altre si concluse secondo copione con un massacro di ebrei e musulmani, non appena i crociati entrarono in Gerusalemme. Da allora, tuttavia, in mondo è andato avanti. Non sempre bene, sarebbe a ipocriti affermare il contrario, ma l’idea di pace non è ancora morta o semplicemente rassegnata dinanzi agli istinti peggiori e primitivi. Una visione del mondo che almeno l’alter ego di Zelensky, quello che fronteggia il guerriero in tuta mimetica, dovrebbe contemplare, tra una tragedia e l’altra. Naturalmente, il suo obiettivo non è Gerusalemme, ma Mosca. Lì, potrà vendicare i morti di Bucha, la distruzione del suo Paese, la sofferenza del suo popolo, le fosse comuni, i bimbi dilaniati dalle bombe, le donne offese dai soldati russi in ritirata: il film reale della guerra, in cui chi cade a terra non si rialza dopo il ciak del regista. Da una parte e dall’altra. E a Mosca, da vincitore, Zelensky potrà trascinare Putin alla sbarra degli imputati in una riedizione del processo di Norimberga che condannò il nazismo e i suoi gerarchi. Putin uguale a Hitler, le uccisioni di civili ucraini eguale alla Shoah, un’equazione che Zelensky diffonde con un martellamento mediatico che non prevede nessuna relativizzazione, nonostante le riserve di Tel Aviv, dello Stato d’Israele a sua volta alle prese con una grave crisi interna, dopo le dimissioni di un ministro della coalizione di Bennet. Un fatto imprevisto – ma non troppo per gli attentati che si sono susseguiti nelle ultime settimane in Israele – che riporta moltiplicati gli eterni focolai di guerra del Vicino oriente, dalla striscia di Gaza al Libano, alla Siria. Un ulteriore fattore destabilizzante da non sottovalutare. Così come non è da sottovalutare una domanda che circola, magari timidamente per non rischiare l’accusa di filoputinismo (una censura al rovescio), qualora non bastasse l’invio di armi e di tutto ciò che d’offensivo si chiede al mondo libero: che cosa vorrà allora Zelensky? Uomini o un impegno diretto dell’Occidente, magari mettendosi alla testa di un esercito in nome della democrazia che noi, sazi e deboli occidentali, secondo le sue lezioni accorate davanti ai Parlamenti di mezza Europa, non siamo più in grado di tutelare a sufficienza? Personalmente, da antico greco, sono nato attorno al 342 a.C., comico di professione e autore di commedie satiriche (privo però del talento di Zelensky, lo premetto) credo nella difesa dei sacri confini del mio paese. Noi greci l’abbiamo dimostrato contro gli ostili e invasori persiani, quindi non mi sottrarrò al sacrificio anche personale qualora Putin dovesse tentare un’aggressione (improbabile, al momento attuale) contro l’Occidente. Riesce però incomprensibile a chi come me (mi si grazi dal sospetto di filoputinismo), nato nella culla della democrazia antica, e sopravvissuto alle contraddizioni della democrazia moderna, accettare i comandi a bacchetta di un capo di Stato di un Paese tra i più corrotti al mondo. Né mi spiego, e mi corre un brivido lungo la schiena, perché dovrei contribuire con il mio modesto assenso a far incamminare l’Occidente sulla via di una escalation militare al seguito di un Paese il cui tasso di democrazia non è neppure paragonabile all’ultimo dei paesi dell’Unione Europea, le cui forze armate hanno al proprio al cui interno elementi organizzati di chiara ispirazione nazista (https://www.open.online/2022/04/02/storia-battaglione-azov/) come il battaglione Azov, ritenuto responsabile dell’OHCHR (l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU) di crimini di guerra a cavallo del 2015 e 2016, “tra cui saccheggi di edifici civili, e addirittura un rifugio per senzatetto, detenzioni ingiustificate, torture e lo stupro di un disabile”. Ultimo, ma non meno importante, un interrogativo collettivo: perché si dovrebbe rinunciare allo spirito e alla mediazione della diplomazia e a ridare vigore all’Onu? Cioè alle Nazioni Unite, la cui istituzione fu promossa da due giganti della storia contemporanea, il presidente americano Franklin D. Roosevelt e il primo ministro britannico Winston Churchill e sostenuta da Urss e Cina. Istituzione che il signor Zelensky non perde occasione, un giorno sì e un altro ancora, di svalutare e ridicolizzare? Cui prodest? A chi giova l’insano comportamento di soffiare quotidianamente sul fuoco, ridicolizzando anche chi crede nella pace, chi prega per la pace, chi si espone e s’impegna per la pace, chi non vuole assuefarsi alle immagini di dolore, senza sconti a Putin, pur di privilegiare la ragione e il rispetto per la vita umana che richiede il silenzio delle armi? A chi giova il prolungamento di questa guerra? Produzione di armi, redistribuzione delle fonti energetiche e alimentari, concentrazioni finanziarie e societarie: davvero è anche soltanto ipotizzabile un ordine mondiale a sola trazione Occidentale? Nel mondo esistono anche due paesi, Cina e India, potenze nucleari e industriali che da sole hanno poco meno di un terzo della popolazione mondiale. Ammesso e non concesso di saldare i conti con la Russia, relegandola nello scantinato della storia, metteremo nel mirino anche quelle due Nazioni? Magari scatenando contro la prima una nuova guerra dell’oppio o riesumando per la seconda la Compagnia delle Indie? A quel punto, credetemi, difficilmente avremo un altro ciak del regista. La macchina da presa sarà evaporata con i nostri corpi.

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