PUNTURE DI SPILLO. La chiarezza dell'Istat e la confusione dell'autonomia differenziata
a cura di Pietro Terna

L’Istat ha pubblicato l’annuale analisi sul benessere e la sostenibilità – «BES dei territori edizione 2024»[1] – nelle regioni e nelle province italiane. Ne emerge un quadro impressionante delle disuguaglianze nel nostro Paese, da togliere il sonno a chi abbia la responsabilità di amministratore pubblico. In ogni caso è solo un piccolo, piccolissimo esempio delle disuguaglianze nel mondo.
Iniziamo con il reddito. Sento le critiche: i soldi non dànno il benessere. Lascia fare: tra i 28.500 euro a testa di Bolzano, neonati e centenari compresi, e i 13.900 di Enna o i 15.900 di Napoli, la differenza c’è e pesa su tutti gli aspetti della vita. Non dico Milano, con 32.900 e il costo della vita molto alto, ma la solida e tranquilla Bolzano. Nella figura si fa riferimento al reddito disponibile: è il reddito dei residenti dedotti i redditi pagati all’estero e aggiunti quelli ricevuti dall’estero.

Le differenze nel costo della vita non possano compensare quelle differenze: per i beni di consumo a maggior diffusione si tratta di un 20% al massimo.[2] Inoltre, per i beni durevoli come computer, elettrodomestici e per la maggior parte delle forniture domestiche, non c’è nessuna differenza di prezzo e quindi la disuguaglianza tra le famiglie è quella dei crudi numeri del reddito.
Due mondi quindi, con i dati economici che si riflettono su molte altre grandezze. L’occupazione giovanile, che va dal 50,7% di Bolzano al 15,6% di Vibo Valenzia in punta alla Calabria, con Enna, citata prima, al 26,8% e Milano al 41,7%. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani va dall’88,7% di Treviso al 34,9% di Palermo. I rifiuti prodotti che stanno tra i 742 kg per persona all’anno di Reggio Emilia ai 333 di Enna. Per contro, la concentrazione media annua di PM10 ha il massimo a Torino con 98 microgrammi per metro cubo (84 a Milano) e il minimo a Bolzano con 9 e con valori tranquillizzanti in gran parte del Centro e del Meridione. Magnifica la Liguria, come ben risulta dalla seconda figura. Rassicurante il ruolo di avvicinamento tra i territori svolto dal sistema scolastico con la percentuale di persone tra i 25 e i 64 anni con almeno il diploma che va dal 77,8 di Roma al 45,1 di Crotone, ma con una media italiana molto alta, pari al 65,5. Lascio ai lettori la continuazione dell’esplorazione dei moltissimi dati offerti dalla pubblicazione dell’Istat.
Solo un completamento per la provincia di Torino che segnala un reddito per persona di 24.800 euro, giovani occupati al 35%, raccolta differenziata dei rifiuti al 62%, rifiuti prodotti per 480 kg a persona, 70% di diplomati.

Quando contano queste disuguaglianze? Tantissimo, prima di tutto sulla partecipazione al voto, estremamente differenziata nel recente voto europeo[3] tra aree del paese. E noi, genialmente, che cosa facciamo? Differenziamo i poteri delle Regioni, su loro richiesta e con un complicato meccanismo di accordo tra centro e periferia, collegando autonomia legislativa e imposte trattenute localmente. Una strada sicura per creare nuove disuguaglianze. La Costituzione, terzo comma dell’articolo, già prevederebbe forme di autonomia oltre a quelle riconosciute alle Regioni a statuto speciale: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia (…) possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata». Saggiamente, non se n’è mai fatto nulla, proprio alla luce delle disuguaglianze esistenti. La speranza è che l’attuazione della nuova legge voluta dal leghista Calderoli sia così complicata – vedere il testo per credere[4] – che alla fin fine non ci sarà nessun effetto.

Certo le differenze in casa nostra impallidiscono se si guarda al mondo. La terza mappa[5] ci pone di fronte alla fame nel mondo, di fronte alla quale molti nostri problemi diventano invisibili e Salvini, Calderoli e tutta la Lega diventano puntini: come si sa, il punto, in geometria, non ha nessuna dimensione.
Il nostro baccelliere di musica, che conclude da par suo gli spilli, dà forma e sostanza al tema dell’uguaglianza. Annota che ha compiuto da poco trent’anni il saggio di Norberto Bobbio Destra e sinistra[6]. Un libricino che arriva a cento pagine giuste con la bibliografia, ma ricco di significati premonitori. Il testo è costituito da brevi capitoli. Quello che ci interessa riguarda la dicotomia fra eguaglianza e libertà. La prima si iscrive ai valori della sinistra. La seconda a quelli di destra. Il fenomeno di questi ultimi decenni è chiaro. Quando un gruppo sociale prende il sopravvento, la libertà rischia di diventare prevaricazione e questo avviene a scapito dell’eguaglianza.

Negli ultimi trent’anni è avvenuto di tutto. Il sentire comune è cambiato. A forza di parlare di globalizzazione, si è diffusa la povertà. O meglio, si è concentrata la ricchezza. Fratello non temere, ché corro al mio dovere: trionfi la giustizia proletaria[7]. Guccini la cantava così. Oggi però sappiamo che certe cose fanno paura. Siamo disincantati e non possiamo più rifugiarci nell’ingenuità di fronte all’ingiustizia come facevamo cinquant’anni fa. E poi la canzone narra di un sacrificio. E il dramma contemporaneo è che non sapremmo neanche accettare sacrifici minori, figuriamoci quelli estremi! Con un po’ di magone ci guardiamo indietro. L’imperativo era fare musica sociale. Luigi Nono, nella foto, era un compositore radicale. La sua Fabbrica illuminata[8] per soprano e nastro magnetico era avanguardia e impegno.
Note
[1] https://www.istat.it/notizia/bes-dei-territori-edizione-2024/?mtm_campaign=wwwnews&mtm_kwd=03_2023
[3] Dati per Regione e Comune a https://elezioni.interno.gov.it/europee/votanti/20240609/votantiEI
[6] Donzelli editore, 1994
[7] La Locomotiva, Francesco Guccini 1972, https://youtu.be/KeX1Yb8CSjw?si=nHHyutiI_FYY1BKd
Comments